NUOVO COMPLESSO PARROCCHIALE S.TERESA DI GESÙ BAMBINO, A CANNAVÀ DI RIZZICONI (RC)
Il progetto Vincitore del concorso per il nuovo complesso parrocchiale S. Teresa di Gesù Bambino a Cannavà di Rizziconi (RC), reinterpreta tipi, forme e volumetrie degli edifici tradizionali del borgo per creare una nuova costruzione che si inserisce nell’immaginario collettivo caro agli abitanti
Se l’identità di una grande città risiede nella stratificazione della storia e nella riconoscibilità di alcuni edifici iconici, l’identità di un piccolo borgo rurale, come il Borgo Cannavà, si annida nei dettagli. In queste microurbanità si lavora di cesello: i nuovi edifici devono inserirsi come tessere di mosaico, operando per affinità e integrazione senza agire per mimesi, cioè nascondendo il nuovo nell’esistente realizzando un falso storico ed estetico, ma attraverso un dialogo tra genius loci e innovazione.
Una nuova Chiesa come connettore geografico e sociale
La nuova Chiesa dedicata ai Santi Louis e Zelie Martin riprende la tipologia del manufatto rurale investendone le forme e i materiali tradizionali di un nuovo significato, formando con l’edificio esistente un sistema a doppia corte (una interna che serve le opere parrocchiali e l’altra, che in realtà è il sagrato, che funge da spazio collettivo di filtro tra la chiesa e la città) ricalcando l’impianto morfologico del borgo, riuscendo a conferire a entrambe le piazze una qualità spaziale di tipo collettivo oltre che porle come soglia tra il sacro e il profano.
La Parrocchia di Santa Teresa di Gesù Bambino, fondata nel 1979, insiste su un territorio diocesano dalle origini antiche – che dall’Aspromonte muove verso la piana di Gioia Tauro, distribuendosi con morfologia policentrica articolata in diversi nuclei abitati, a vocazione agricola, che negli ultimi anni stanno conoscendo un ripopolamento da parte di giovani famiglie.
In questa realtà frammentaria e intimamente connaturata al genius loci, il nuovo complesso parrocchiale assume il ruolo di connettore geografico e sociale, diventando luogo preferenziale di aggregazione e riconoscimento per gli abitanti che hanno scelto di vivere in contatto con le proprie radici storiche e culturali.
Un prolungamento di luoghi conosciuti
Per questo motivo si è deciso di reinterpretare tipi, forme e volumetrie delle architetture tradizionali del borgo per creare una nuova costruzione capace di inserirsi, senza soluzioni di continuità, nell’immaginario collettivo caro ai residenti, dando vita a un nuovo luogo che sia il prolungamento di luoghi conosciuti, un ambiente nel quale la comunità possa riscoprirsi tale, una grande famiglia che si riunisce sotto un unico tetto senza separazioni: i giovani che ripopolano il borgo costruiscono il loro ruolo di cittadini in luoghi dove incontrarsi in sicurezza e libertà insieme agli anziani, depositari della memoria, della conoscenza e della tradizione locale.
Pur inserendosi all’interno dell’impaginato urbano senza fratture, la riconoscibilità della nuova Chiesa è garantita dalla presenza di segni chiari come la grande croce intagliata nel muro absidale, i volumi organici delle cappelle laterali e dall’alto campanile che si erge come un totem sacro all’ingresso della piazza laterale.
Seguendo un immaginario percorso che dalla cittadina si avvicina alla Chiesa, il sito si apre sulla strada pubblica con il sagrato-piazza che conduce direttamente all’ingresso principale; sulla strada privata, in continuità con la corte adiacente segnalata dal campanile, si apre la piazza della Via Crucis da cui si accede all’ala degli uffici e della sagrestia, al verde attrezzato per lo sport, ai locali dell’oratorio e delle opere parrocchiali.
In particolare, per l’edificio delle opere pastorali già preesistente, è stata proposta una veste composta da un sistema recinto che circonda l’edificio esistente e lo caratterizza in modo nuovo per relazionarlo più efficacemente alla nuova Chiesa. Infatti viene avvolto da un sistema di schermi leggeri e permeabili che lo proteggono senza chiuderlo rispetto all’ambiente, creando al contempo un giardino concluso per stare e per giocare nel campetto sportivo polifunzionale, un luogo di sosta e aggregazione intergenerazionale.
Il nuovo complesso della chiesa è composto oltre che dall’aula liturgica anche da un volume ortogonale dove la sagrestia è direttamente collegata all’altare e all’ufficio – che a sua volta ha un’entrata indipendente ed è connesso a due depositi e ai servizi.
Per quanto riguarda l’accesso alle macchine e quindi la presenza di aree a parcheggio, si è pensato di organizzare una fascia buffer-zone attorno al lotto, un’area di servizio dove la viabilità carrabile è organizzata perimetralmente insieme ad una serie di parcheggi in linea, lasciando intatta e pedonale tutta la superficie interna a uso della Chiesa e delle opere parrocchiali.
La struttura
Il volume della Chiesa è ad aula unica e riprende la forma e il significato delle prime ecclesie, rimandando al significato profondo e arcaico di assemblea e ad alcune simbologie come l’orientamento, la frontalità, l’andare verso, il riunire, l’altro e l’altrove.
L’impianto longitudinale associa al percorso lineare un andamento ascensionale, iniziando dal sagrato che forma un grande piano inclinato tra la quota del terreno e l’imposta della chiesa leggermente sollevata. L’ingresso principale è allineato con la mensa posizionata su un presbiterio alto due gradini nel quale si innesta, da un lato un ambone “abitabile” e dall’altro la cappella con la custodia eucaristica.
Di seguito, le cappelle laterali che accolgono il fonte battesimale, la penitenzieria, la cappella devozionale creano degli ambiti protetti e intimi senza separarli dall’aula centrale e dal rito collettivo; penitenzieria e fonte battesimale sono in diretta connessione per permettere ai fedeli di compiere un percorso di purificazione che simbolicamente passa dall’acqua e dalla confessione per finire al corpo di Cristo.
La copertura a falda asimmetrica reinventa la tipologia dei tetti in legno grazie a un sistema di controsoffitti a vela che creano uno spazio interno avvolgente tagliato da fasci luminosi di luce naturale, provenienti da fenditure sommitali.
Lo spazio dell’arte
Le pareti della Chiesa, in continuità materica con gli edifici rurali locali, sono diverse tra loro. La parete delle cappelle utilizza una trama alternata tra pieni e vuoti (gelosie) che ricamano lo spazio con luci e ombre cangianti con il movimento del sole, fornendo all’interno della chiesa colori e sfumature diverse in ogni momento della giornata per ogni giorno dell’anno. La parete opposta (est), a trama compatta, è rivestita al suo interno da un grande bassorilievo sul ciclo narrativo della vita di Santa Teresa e dei suoi genitori Louis e Zelie Martin.
L’opera d’arte, così come il Crocefisso e la via Crucis, è stata pensata in stretta connessione con l’architettura del complesso, lavorando in relazione con la definizione dello spazio architettonico. Il tema centrale del ciclo narrativo è la simbologia della novena delle rose a lei rivolta, i cui atti si dividono in due momenti, uno esterno, dove la Santa è rappresentata già in cielo da cui dispensa le sue grazie; uno interno, in cui la stessa è raffigurata in atteggiamento di preghiera.
L’opera “sfonda” la parete d’ingresso per proiettarsi sul sagrato, accogliendo il fedele quando arriva e congedandolo quando esce ricordandogli di non essere solo nel suo cammino. Le rose distribuite su supporto intonacato e i bassorilievi che rappresentano la Santa sono in bronzo.
Gli arredi liturgici sono concepiti per essere silenziosi, con geometrie assolute e materiali puri per sottomettere la forma alla parola senza annullarne il ruolo solenne e solido all’interno della liturgia. Culmine della prospettiva centrale è il Cristo Glorioso interpretato nella sequenza di luci incastonate nel metallo della croce absidale incisa nella parete di fondo con un taglio che ricongiunge l’interno con l’esterno, viva di luce naturale di giorno e artificiale dopo il tramonto per ricordarci il potere salvifico del Cristo Risorto nella lotta contro le Tenebre.
Le stazioni della via Crucis offerte nel loggiato, incise su stele metalliche, sono interpretate nella loro sequenza temporale di un universo rotante di legami di reciprocità. Sui quattordici lati si muove la croce, luminosa perché incisa a taglio passante nella stele di metallo, che afferma il suo ruolo iconico nel tempo e nei luoghi degli spostamenti del percorso di Cristo.
Responsabilità ecologica
Perfettamente consapevoli della necessità di progettare in maniera ecologicamente ed energeticamente responsabile, il progetto è stato perfezionato per minimizzare l’utilizzo di sistemi meccanici di climatizzazione privilegiando le buone pratiche del costruire utilizzate nell’edilizia ecclesiastica come le strutture massive per ridurre le escursioni termiche; la ventilazione naturale; il suolo utilizzato come bacino di energia geotermica; uso di alberature per l’ombreggiamento degli spazi esterni e per la protezione dai venti freddi; recupero delle acque piovane per usi idonei e utilizzo di materiali locali durevoli e a bassa manutenzione.
Illuminazione e Acustica
Rispetto alla progettazione illuminotecnica, la nuova Chiesa lavora sull’integrazione tra chiaro e scuro tipica del clima mediterraneo, sfruttando luce naturale e artificiale. In particolare, la prima entra da diverse aperture che ne garantiscono una modulazione diversificata per effetto ed intensità secondo il genere del “fascio di luce” (da tagli in copertura mediati dall’articolazione del controsoffitto) e dell’ “effetto merletto” (grazie a un sistema di gelosie create da una maglia traforata di mattoni per le cappelle e la parte superiore della facciata principale). La luce artificiale ricalca il sistema naturale delle “lame di luce” nella copertura e diventa diffusa per illuminare il grande ciclo narrativo (bassorilievo).
Una particolare attenzione alla progettazione acustica ha determinato che una forma convessa della copertura fosse ottimale per guidare il suono dai poli liturgici verso l’assemblea, favorendone una maggiore diffusione e uniformità.
NUOVO COMPLESSO PARROCCHIALE S.TERESA DI GESÙ BAMBINO, A CANNAVÀ DI RIZZICONI (RC)
Diocesi Oppido-Palmi
Progettisti:
Prof. Arch Guendalina Salimei – Tstudio, Arch. Maria Teresa Morano, Arch. Francesco Ragno (aspetti liturgici)
Liturgista:
Don Gaetano Comiati
Artista:
Anna Muskardin, Oliviero Rainaldi
Collaboratori:
Arch. Annalisa Pilati, Ing. Paola Quarta, Arch. Anna Riciputo
Guendalina Salimei, professore di Progettazione Architettonica e Urbana presso la Facoltà di Architettura della Sapienza Università di Roma, Direttore del Master di II livello in “Progettazione degli Edifici per il Culto” e membro del Collegio Docenti del Dottorato “Architettura Teoria e Progetto” della Facoltà di Architettura dell’Università Sapienza di Roma. Fonda il TStudio, dove trova uno specifico campo d’indagine nelle relazioni complesse tra teoria e progetto, anche attraverso pubblicazioni e mostre.
Maria Teresa Morano, Nata a Taurianova (Rc) il 14 ottobre 1968 si laurea in Architettura all’Università degli Studi di Reggio Calabria. Libero professionista, si occupa di progettazione di edifici residenziali, produttivi (software e hardware factory e ristrutturazioni di alberghi e negozi) e sportivi per committenti privati. Si occupa di Piani Urbanistici Attuativi nel comprensorio di Lamezia Terme (Cz). Ha progettato il Restauro conservativo della Chiesa di Amato (Cz) e, insieme ad altri, l’ampliamento del Cimitero di Cittanova (Rc).