Il progetto Vincitore del concorso per la nuova Chiesa della Diocesi di Fiano Romano è nato da un dialogo attivo tra la Chiesa e i progettisti, con il coinvolgimento dell’intera comunità
Questo progetto è nato su due presupposti, da un lato lo studio attento del documento preliminare della progettazione, dall’altro il sito con le sue potenzialità e criticità; determinante poi l’incontro con la committenza durante il quale si sono chiarite le esigenze e soprattutto le aspirazioni delle comunità.
Criticità
Il sito prescelto presenta una serie di criticità che abbiamo raccolto in quattro punti:
- La marginalità urbana: Una chiesa deve stare tra le case, presenza avvertibile. E’ per questo che la scelta del sito non può essere casuale. Non si è vista – nel tempo – una nuova chiesa costruita su un limite marginale, se non quale condizione temporanea, prima o poi intorno ad essa il paese sarebbe cresciuto e la marginalità assorbita da una nuova centralità, anche fisica. Nel caso specifico non sono previsti ulteriori sviluppi: da un lato la città con la sua trama residenziale definita di‘anonima uniformità’ dall’altro la campagna, con la sua connotazione di paesaggio agreste.
- La via Tiberina è una barriera posta tra il tessuto della città nuova e il sito: il comune di Fiano Romano dovrà attuare opere tali da favorire l’accessibilità anche pedonale in maniera che il complesso veda una frequentazione continua da parte di anziani e bambini, ovvero tutte persone che possono facilmente raggiungere le nuove strutture.
- L’elettrodotto: il passaggio dell’elettrodotto si impone con i suoi alti tralicci: esso definisce il margine settentrionale dell’area a confine con l’ambito del nuovo parcheggio.
- Prevalenza della residenza. Si usa spesso il termine ‘dormitorio’ per indicare una vita urbana fatta di partenze mattutine e rientri serali. Solo funzioni importanti, fortemente attrattive possono scongiurare una condizione di subdola periferia: il nuovo centro parrocchiale riunendo in sé interessi religiosi, sportivi, culturali e di svago deve porsi con forza questo obiettivo di riscatto urbano.
Soluzioni
Le risposte che il progetto fornisce avvengono su due livelli: alla scala urbana mediante la disposizione dell’edificio-chiesa che arretra, prende le distanze dai tralicci, si caratterizza secondo un sistema spaziale ordinato da un invisibile asse che dalla città-piazza immette al sagrato – spazio liminale tra il quotidiano e il tempo qualitativo – e poi l’ampio porticato, quindi la porta che definisce il passaggio ed infine la grande aula. A tutto ciò si aggiungono le funzioni extra-liturgiche, comprese quelle sportive, che intercettano interessi differenziati: in tal modo l’intero complesso si impone nella vita della città.
C’è poi la scala architettonico-compositiva. Il complesso si articola secondo semplici e definiti volumi che ne configurano le parti, integrandosi con gli spazi aperti e di connessione, all’interno di una trama capace di imprimere al progetto un impulso che riscatti la marginalità del lotto. Una particolare attenzione è stata posta alla visibilità rispetto alla via Tiberina, per cui percorrendola, il volume dell’aula si mostra accompagnato esclusivamente dall’aula della cappella feriale.
Rigore e ordinamento
Rigore compositivo ed un chiaro ordinamento delle funzioni sono le prerogative del progetto: intorno al nucleo della chiesa sono la sacrestia e gli uffici del parroco, questi hanno accesso direttamente dall’esterno ed al contempo sono collegati con l’aula liturgica; sull’altro fronte è il volume del salone parrocchiale, a contatto diretto con il sagrato e con la piazza antistante: in tal modo se ne asseconda anche la vocazione di luogo di svago e di manifestazioni a servizio del quartiere; in prossimità sono le aule per la catechesi e l’alloggio del parroco e viceparroco. Le connessioni avvengono tramite viali, slarghi, spazi di verde che nel loro insieme vanno a costituire una trama urbana.
Dualismi
L’aula liturgica, centro dinamico del complesso, ha una conformazione geometrica che evoca la mandorla, figura risultante dalla intersezione di due cerchi, comunicazione simbolica fra i mondi del materiale e dello spirituale, dell’umano e del divino. Analogo dualismo lo si ritrova anche in alzato tra un livello inferiore greve, piuttosto massiccio ed un livello superiore, leggero e luminoso. Una pianta che si fa espressione architettonica tra centralità ed assialità, esperienza spaziale del popolo in cammino, la cui meta non è l’edificio in sé, questo piuttosto è una promessa che non si compie interamente ‘per assumere, invece, un provvisorio e discontinuo collocarsi verso un mondo più vero.’
Riconoscibilità
Un tema che ci è caro, riguarda la riconoscibilità: la edificazione di una nuova chiesa costringe la disciplina architettonica a superare la temporaneità, diventa risposta di permanenza alla idea di sostituibilità. La chiesa come edificio appartiene alle nostre certezze, al noto, al conosciuto; in essa la modernità fine a se stessa non trova corrispondenza nell’immaginario religioso dei fedeli, anzi per il cristiano che frequenta le costruzioni del passato, così piene ed intense è difficile abbandonare questa strada: solo una alternativa altrettanto ‘piena’ può colmare quel vuoto nella consapevolezza che i nuovi linguaggi artistici spesso hanno fatto della incomunicabilità una radice del proprio essere.
Il rischio di una modernità esibita, ostentata è nel distacco che si può creare proprio con la comunità che ne ha richiesto la costruzione: la sensibilità progettuale deve porsi in maniera più forte la necessaria comunicabilità. Riconoscibilità significa soprattutto ‘continuità’ rispetto ad un più vasto patrimonio ecclesiologico, a cui concorrono le forme ma più ancora la loro disposizione spaziale, un insieme che evoca le meravigliose articolazioni delle abbazie sparse, nella loro dinamica centripeta in grado di permeare lo spazio circostante ed oltre.
Un obiettivo a cui abbiamo chiamato a concorrere tutti i protagonisti architettonici a cominciare dalla grande aula, e poi i luoghi liturgici del battistero e della cappella feriale, ciascuno forte della propria capacità comunicativa, ed infine la torre campanaria, gli spazi ritagliati delle corti, del portico di ingresso e dell’ampio sagrato e tutti unificati da un solo materiale – il mattone di argilla – il cui impiego risale ai tempi della storia e sfida la corruzione del tempo.
Informazioni
Lo ‘STUDIO ALFA’ Alberto Barone Alfonso Coppola Antonio Coppola Maurizio Fabbricatore architetti associati’ fondato nel 1980, esercita la sua attività professionale sia in opere private che nel settore delle opere pubbliche; partecipa a concorsi nazionali ed internazionali, con risultati lusinghieri tra cui il 2° posto al concorso ‘Scuole innovative’ promosso dal MIUR, finalista al concorso di progettazione per la scuola dell’infanzia san Giorgio a Brunico – 3° posto concorso internazionale per la progettazione dell’istituto comprensivo a Piano di Sorrento – 1° posto al concorso per la riqualificazione di Piazza Municipio ad Amalfi – Menzione d’onore al concorso internazionale ‘Miami Civic Center’ in USA, ed ancora riqualificazioni urbane, eliporto di Maratea, complesso parrocchiale S. Alfonso M. de’ Liguori, restauro del complesso conventuale di Santa Maria del Rifugio in Cava de’ Tirreni.
GRUPPO di PROGETTAZIONE
arch. Alberto Barone – capogruppo
Alfonso Coppola, Antonio Coppola, Maurizio Fabbricatore
Collab. Grazia Leo, Sara Laudisio, Alessandro Ingenito
LITURGISTA don Vincenzo Pierri
ARTISTA M.o Angelo Casciello