Ecc.za il suo ministero ecclesiale a Sessa Aurunca, oltre per i frutti pastorali si sta caratterizzando per significativi interventi di recupero, tutela e valorizzazione dei beni culturali. Può darci qualche notizia?
In questi anni, grazie al supporto di un rinnovato e qualificato Ufficio diocesano, in cui competenza e sensibilità ecclesiale si vanno coniugando sempre più, la nostra Chiesa locale, nella necessità di una conoscenza effettiva e opportuna per la qualificazione del patrimonio, ha scelto di operare in questo settore attraverso la chiave di lettura del “vissuto della fede” mirando, in tal modo, a rendere coerenti le strutture al vivere ecclesiale.
Le comunità non solo consolidano l’eredità ecclesiale e ne tutelano il bene, quanto si rendono adeguati i vari luoghi alle esigenze liturgiche e pastorali. Si potrà notare come al centro del processo di conoscenza, tutela e valorizzazione dei beni ecclesiastici ci sia la realtà ecclesiale, il vissuto della fede di questa Comunità diocesana, che fin dalle sue origini ha utilizzato determinati spazi e tempi per definire la peculiare dimensione credente: nell’evidenziare e qualificare questa eredità ecclesiale si opera anche in senso culturale.
Per raccontare questo processo in atto, è stato pubblicato un opuscolo su santuari e basiliche diocesane come focalizzazione delle esperienze di fede incarnate nelle opere architettoniche di questo Territorio. Le nostre Chiese non sono musei del sacro, o musei dislocati, ma luoghi che rappresentano e consegnano le sensibilità del vissuto della fede. Questa nostra scelta risponde a quanto la Chiesa italiana, da diversi anni, sta proponendo alla nostra comune attenzione.
Un tale processo di crescita nel rimodulare il rapporto con i beni ecclesiali aiuta anche a qualificare la sinodalità nei servizi ecclesiali e la corresponsabilità nella tutela e valorizzazione di queste eredità viventi della fede. Infatti, quando un parroco chiede un intervento edilizio è chiamato, innanzitutto, a coinvolgere e sensibilizzare la Comunità: gli organismi di collaborazione e gli operatori pastorali sono gli attori dello studio di fattibilità dell’intervento richiesto, come anche la scelta dei tecnici sarà frutto del dialogo tra parrocchie ed ufficio diocesano.
Mi permetto di segnalare, con grande riconoscenza, l’opera attenta dell’ufficio nazionale Beni culturali ed Edilizia di culto della CEI per il serio lavoro che mette in campo nell’indirizzare e nel sostenere, per un esito qualitativo, le richieste collegate all’8×1000 alla Chiesa cattolica.
Questo è valido solo per gli edifici sacri?
Assolutamente no. Rientrano pienamente in questa prospettiva ecclesiale tutti gli istituti culturali. Ho trovato già avviato un buon servizio archivistico e bibliotecario. Lo scorso anno abbiamo ristrutturato gli ambienti rendendoli più confortevoli e soprattutto operativi: un’officina di studio e di interesse.
Vari sono i servizi attivi: dal prestito interbibliotecario a riproduzioni di documenti con tecnologie avanzate. Dallo scorso anno lavoriamo all’apertura del Museo diocesano: una sintesi della fede offerta non solo nei pezzi d’arte del patrimonio diocesano, ma un cammino, nello spazio e nel tempo, di evangelizzazione e di esperienza nella sensibilità dell’umano.
Anche se nascerà in locali attigui al Duomo, raccoglierà altri siti interessanti di sicuro valore: dalle catacombe, alle chiese rupestri; dagli edifici medievali, a quelli settecenteschi; dalla Cattedrale romanica, alle recenti chiese realizzate. Ambienti significativi e trasversali, ma leggibili nel focus del dinamismo ecclesiale.
Qual è il rapporto col territorio? C’è rete?
Fin dai primi anni abbiamo ideato un parco culturale capace di creare cordate: sento come decisivi, per ogni opera da realizzare, il dialogo e la collaborazione, senza inutili pregiudizi. È un modello ecclesiale che va producendo la ricontestualizzazione dell’agire ecclesiale ad intra e ad extra.
L’ufficio diocesano Beni culturali, il progetto Policoro, la pastorale giovanile, collaborano per identificare opere virtuose quale via operativa per possibili aperture positive per tutta la collettività. Azione questa che pone a tema non solo i beni culturali, ma le varie criticità nel Territorio. Da qui l’azione congiunta e collaborativa con tutti gli enti territoriali: Regione, Comuni e Soprintendenza.
Con quest’ultima, in particolare, il dialogo è costante e fruttuoso. Sottolineo il Mibact come occasione di confronto e crescita su interessi comuni e condivisi. Insieme corresponsabili, nella specificità dei ruoli; mai antagonisti, sempre collaborativi.
Sappiamo che la diocesi di Sessa Aurunca sta lavorando al censimento dei beni immateriali. Qualche accenno?
È un lavoro serio e necessario, visto il tempo segnato da frammentazione e dispersione di senso, che abbiamo posto in essere con un team di esperti. La scelta è motivata, dopo aver mappato beni architettonici e storici, immobili e mobili, dalla necessità di raccogliere le varie manifestazioni inoggettuali del Territorio.
Tra i criteri identificati per un approccio nell’analisi, oltre l’ecclesialità, che ne definisce la genesi e la destinazione, abbiamo identificato quelli dell’unicità, della rilevanza nel valore, della ripetibilità, della sensibilità collettiva. Proprio questo criterio rende evidente che alcuni beni immateriali sono caratterizzanti un popolo.
La messa a punto dovrà nascere dal confronto tra schede istituzionali, elementi tecnici ed elementi tipicizzanti. Entrano in questa identificazione: canti patronali, riti quaresimali e pasquali, varie manifestazioni di culto. Elementi di una fede vissuta e incarnata che si manifestano in vari contesti vitali: dal pellegrinaggio, alla tavola; dalle processioni, ai fuochi; dal visivo, all’uditivo, in una varietà e complementarietà di esperienze sensoriali e interiori che costruiscono il volto di una identità ecclesiale e sociale.
Un lavoro, certamente lungo e progressivo, che decisamente segnerà il cammino di valorizzazione di questa porzione della Campania settentrionale che racconta una significativa eredità storica ma che ancora ha tanto da offrire all’Italia intera.
S.E. mons. Orazio Francesco Piazza,
Vescovo diocesi Sessa Aurunca