Arch. Caterina Parrello Direttore editoriale CHIESA OGGI
Il patrimonio culturale è uno dei punti di forza del nostro Paese, a dimostrarlo sono i numeri, che assegnano all’Italia il maggior numero di siti riconosciuti Patrimonio Mondiale dell’UNESCO (55) e i quasi 5.000 musei aperti al pubblico, per non parlare delle “città d’arte”.
Un primato che, insieme all’orgoglio, comporta anche la responsabilità della corretta ed efficace tutela, conservazione e valorizzazione dei beni culturali per la loro fruizione, in coerenza con il principio fondamentale dell’articolo 9 della Costituzione: “La Repubblica…tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Più volte ci siamo posti la questione di come intervenire sul nostro patrimonio affinchè le attività promosse in favore della protezione del bene, della sua integrità funzionale in maniera coerente con interventi mirati di restauro e manutenzione, nonché della sua valorizzazione per una corretta e adeguata conoscenza e fruizione del bene stesso, siano attività che rendano “sostenibili” i beni culturali e cioè che possano garantire a noi di godere del bene senza pregiudicare l’analogo godimento da parte delle generazioni future.
In modo particolare, i beni culturali di natura religiosa diventano beni delle comunità, che in essi si riconoscono sia per storia che per tradizione, sottolineando quel legame identitario che caratterizza la nostra cultura e la nostra fede, oltre al nostro legame con il territorio.
Per questo motivo, risulta sempre più importante l’impegno assunto da tutti, sia laici che religiosi, che si adoperano per la cura del nostro patrimonio.
Mi ha molto colpito come, in un momento storico come quello che stiamo vivendo in questi mesi, che ci vede attoniti davanti all’inizio di un conflitto scoppiato proprio nel cuore della nostra Europa, mentre la comunità internazionale si è mobilitata per aiutare tutte le persone che stanno cercando di fuggire dalla guerra, a Leopoli (Ucraina) le autorità comunali, in cooperazione con le realtà del territorio, hanno deciso di rimuovere la statua del Cristo Salvatore della cattedrale armena di Leopoli – insieme ad altre opere d’arte della città – e portarle al sicuro in un bunker, per proteggere il patrimonio architettonico e artistico della città.
Con la stessa attenzione, le statue della piazza del mercato, nel cuore della città, sono state ‘impacchettate’ per salvarle da eventuali onde d’urto. Era dalla seconda guerra mondiale che non si procedeva a un’operazione talmente massiccia.
Con il termine “urbicidio”1 si intende la distruzione sistematica di una città. “Uccidere” figurativamente ciò che rende viva una città, distruggere la sua anima, ciò che più la caratterizza. Così facendo si distruggere la cultura e tutto ciò che può trasmettere un senso d’appartenenza. Tutto rischia di essere distrutto sotto i bombardamenti russi, anche i 7 siti patrimonio mondiale dell’Unesco che l’Ucraina possiede. (La Cattedrale di Santa Sofia a Kiev, il centro storico di Leopoli, l’Arco geodetico di Struve, la residenza dei metropoliti bucovini e dalmati a Cernivci, l’antica città di Chersoneso Taurica a Sebastopoli e le otto chiese Tserkvas in legno sui Carpazi, rischiano di non esistere più).
I cittadini fanno quello che possono per salvare tutto quello che è considerato un patrimonio artistico culturale mondiale, lo hanno fatto anche ad Odessa con la statua di Richelieu, coprendola con dei sacchi di sabbia per evitare di vederla distrutta.
Le foto scattate proprio durante queste operazioni sono immagini che resteranno a lungo a segnare quanto anche nei momenti più dolorosi, le comunità hanno sentito il bisogno di salvare ciò che testimonia il legame con la propria storia, perché questo possa essere tramandato anche alle future generazioni.
Allora proprio come dichiara nel suo editoriale pubblicato in questa edizione di CHIESA OGGI, Don Luca Franceschini, direttore dell’Ufficio Nazionale Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di Culto della CEI, anche in tempo di pace tutte le persone che lavorano per sostenere la storia e l’identità religiosa e culturale di un popolo, hanno bisogno di custodire un patrimonio ricchissimo ma anche di un’arte nuova che possa sempre raccontare il nostro tempo e dare speranza.
E così sulla scia della speranza e della solidarietà, L’Italia si è impegnata a reperire risorse per la ricostruzione del Teatro di Mariupol danneggiato durante i bombardamenti in Ucraina.
Perchè il Patrimonio Culturale e Artistico appartiene a tutta l’umanità, e non dobbiamo dimenticarlo mai.
1. “urbicidio”: parola coniata da un gruppo di architetti jugoslavi all’inizio degli anni Novanta, descrivendo quello che stava accadendo nel loro Paese a causa della guerra dei Balcani.