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Spazio alla comunità. Il nuovo centro parrocchiale di Sant’Eufemia ad Alba Adriatica

A cura di Emiliano Romagnoli

Nel 2020 viene bandito un concorso dalla Diocesi di Teramo e Atri per la realizzazione di un nuovo complesso parrocchiale ad Alba Adriatica. Il progetto vincitore, come molti altri progetti partecipanti, denota un elevato grado di attenzione verso la dimensione urbana; il pensiero progettuale dei partecipanti sembra aver travalicato i confini fisici del lotto assegnato ed in particolare il progetto diviene una formidabile occasione per tornare a pensare e disegnare la città. 

Alba Adriatica è un piccolo e recente paese (istituito nel 1956) e come molti altri comuni cresciuti sulla costa adriatica nella seconda metà del secolo scorso presenta una maglia urbana a scacchiera che dal mare si estende verso l’entroterra. In questo tipo di conurbazioni il tessuto denso in prossimità della costa progressivamente si sfilaccia verso l’interno lasciando spesso dei vuoti privi di una reale destinazione e chiara pianificazione urbana.

Verso l’interno, le grandi strutture turistiche presenti sulla costa cedono il passo ad una edilizia residenziale fatta di piccoli volumi sempre diversi eppure per certi versi sempre uguali. In questi brani di città è facile perdersi; la dimensione dello spazio pubblico è ridotta quasi esclusivamente allo spazio monofunzionale della viabilità. 

E’ proprio in uno di questi vuoti presenti all’interno del tessuto urbano residenziale, in prossimità di un piccolo parco cittadino, che la Diocesi di Teramo e Atri ha previsto di realizzare il nuovo Complesso Parrocchiale di Sant’Eufemia. 

Dai verbali d’incontro svolti con la popolazione locale, negli anni precedenti alla pubblicazione del bando, si rileva una predilezione da parte della comunità verso un intervento dai toni contenuti, capace, in qualche maniera, di relazionarsi con il limitrofo parco e con l’ambiente in genere, “no cemento” si dice. All’interno di questi verbali, una particolare attenzione è dedicata ai locali del Ministero Pastorale: vengono richieste aule per riunioni e spazi polifunzionali capaci di ospitare attività di vario tipo, nonché una sala per teatro/conferenze. 

Una lettura più ampia di questi documenti porta alla mente un interrogativo: che la comunità locale non stia forse chiedendo all’Istituzione Religiosa ordinarietà, o meglio un ruolo maggiormente attivo nella quotidianità di ciascuno? L’attenzione verso i locali del Ministero Pastorale può essere letta come l’espressione di un desiderio di condivisione della vita religiosa a livello di comunità che, oltre il rito, si estende a tutte le ore del giorno, a tutti i giorni della settimana. 

Nei processi di pianificazione urbana il momento di partecipazione sta assumendo una sempre maggiore importanza e forse anche nella previsione di realizzazione dei nuovi complessi parrocchiali, proprio per una migliore interpretazione delle reali aspettative della popolazione, potrebbe essere utile una crescente messa a punto di questo strumento anche ad esempio attraverso il coinvolgimento di diverse professionalità capaci di supportare le comunità locali nella maturazione delle proprie volontà. 

Da questo punto di vista il bando di concorso per la realizzazione di un nuovo complesso parrocchiale ad Alba Adriatica non è sordo alle richieste della popolazione, parla infatti della necessità di un nuovo centro parrocchiale come struttura di supporto alla “crescita sociale e culturale ”e ancora“… si ritiene debbano essere valorizzati tutti gli spazi disponibili per il sagrato, per luoghi di aggregazione, per un incubatore culturale in grado di connettere tutte le orme dell’identità locale”. 

C’è, dunque, in quel documento la consapevolezza di un tessuto sociale sempre più eterogeneo, dalle diverse esigenze ed infatti in più punti il documento torna a riflettere sulla necessità di spazi accoglienti, conformati sui valori della condivisione e dell’integrazione, tanto per i futuri ambienti interni quanto gli spazi esterni della Parrocchia. Proprio questa attenzione a tutti gli spazi della Parrocchia introduce ad altro ordine di riflessioni sul complesso parrocchiale che riguardano più in genere il suo rapporto con la città. 

I luoghi liturgici, specie nei tessuti storici, ancora oggi costituiscono dei segnali urbani e tra la molteplicità dei motivi che contribuiscono a definire questo loro ruolo vi è la fondamentale relazione che si viene ad istaurare fra lo spazio della fede e lo spazio laico o pubblico. 

Che questa relazione fra le due spazialità sia un qualcosa di depositato nella “memoria collettiva” e quindi ancora presente nei valori culturali delle comunità locali? Forse la scelta di localizzare l’area di intervento in prossimità di un piccolo parco, uno dei pochi spazi pubblici nell’area della Parrocchia di Sant’Eufemia può essere letta proprio in questo senso.

E sempre in questo senso può essere intesa la richiesta espressa dalla popolazione e ripresa dal bando relativa alla “caratterizzazione estetica in armonia con il contesto naturale ed urbano esistente (forme che si accordino), nel quale lo spazio esterno possa relazionarsi in modo continuo, con quello interno”. 

Il progetto vincitore sembra trovare proprio nella soluzione a quella richiesta di rapporto fra interno ed esterno, fra sacro e laico, fra spazio della fede e spazio pubblico il principale punto di forza

I volumi semplici del nuovo Complesso Parrocchiale, assecondano la maglia che organizza il paesaggio urbano, si attestano a ridosso delle strade esistenti ricreando fronti compatti. 

Il fronte principale del complesso, sul lato ovest, guarda il parco pubblico e, più in lontananza il paesaggio collinare. Rispetto agli altri fronti quello principale presenta una soluzione più articolata, una forma aperta che, come si legge nella relazione tecnica di progetto, dichiara la “volontà di instaurare un dialogo sereno con le emergenze dell’intorno, riunendole, ed anzi, accogliendole in una centralità ad oggi mancante”. 

Sempre sul lato ovest un nuovo percorso urbano collega le due strade che perimetrano a sud e a nord l’area di intervento; fra il nuovo percorso e i volumi del complesso c’è un sistema di spazi aperti il cui disegno si raccorda al verde preesistente. 

Scendendo nel dettaglio, la Chiesa si attesta sul margine nord dell’area. Tradizionalmente orientata verso est, si accede all’interno dell’Aula Liturgica attraverso un ampio Sagrato privo di scale, variazioni altimetriche o disegni della pavimentazione che possano contribuire ad una sua esatta perimetrazione. Eppure questo spazio esterno di passaggio e predisposizione alla dimensione meditativa è ben identificato; intervengono altri elementi a chiarire il suo ambito quali la conformazione concava della facciata, la presenza dell’acqua che collega la croce posta all’ingresso con la Cappella del Santissimo e un campanile. 

Proseguendo verso sud, al centro sono stati collocati i locali del Ministero Pastorale fronteggiati da uno spazio verde dalle molteplici valenze: luogo di incontro, di aggregazione, piazza verde e anche chiesa all’aperto, quando il clima lo consente. Questo spazio risponde ad una precisa richiesta del bando di concorso nel quale si faceva espressamente riferimento a una “predisposizione di soluzioni funzionali alla stagionalità (in considerazione dell’incremento dei fedeli nei periodi estivi sia possibile organizzare iniziative e/o celebrare per alcuni periodi all’aperto nelle ore diurne) tramite la creazione di zone ombreggiate attraverso lo studio delle specie e qualità arboree naturali, o con l’uso di strutture modulari leggere”. 

Il piano terra del Ministero è caratterizzato dalla presenza di un portico che permette una maggiore integrazione fra gli ambienti interni e lo spazio verde esterno. Il piano primo, aggettante, ha una conformazione concava a ricordare le forme tradizionalmente avvolgenti della porzione absidale delle Aule Liturgiche. 

Infine sul margine sud si attesta il grande salone parrocchiale; anche questo è fronteggiato da uno spazio verde pronto ad accogliere la comunità nel caso di grandi manifestazioni. 

Dunque, tutte le volumetrie, più austere verso la città, presentano sul lato ad ovest soluzioni più variegate nella ricerca di continuità fra lo spazio interno e lo spazio esterno. Non si tratta, dunque, di un progetto introverso, tutt’altro, il progetto ricerca continuità con lo spazio pubblico verde esistente tanto che anche questo pare frutto dello stesso disegno degli spazi esterni di progetto.

Forse, nell’intenzione dei progettisti, c’era la volontà di ristabilire delle gerarchie nell’indifferenziato tessuto urbano, di definire una nuova centralità dettata non solo dall’Aula Liturgica ma dal complesso di relazioni fra l’interno e l’esterno. Come spiegare altrimenti la soluzione adottata per il campanile? Questo elemento verticale che segnala, ad una più vasta scala, la nuova struttura parrocchiale non è posto in continuità o integrato con il volume della Chiesa, ma è dislocato sullo spazio esterno aperto e non esistono sul territorio soluzioni simili che potrebbero far pensare ad una scelta tipologica. 

Il campanile così risolto, dunque, segnala un luogo, sicuramente un luogo della fede ma anche un luogo dove è possibile incontrare l’altro, svolgere attività /o semplicemente stare, un luogo dedicato all’uomo e conformato alla sua scala, in sostanza un nuovo spazio pubblico. Ma allora sorge un interrogativo: che il progetto del nuovo Centro Parrocchiale di Sant’Eufemia non si sia fatto carico di sopperire sia pure parzialmente alla mancanza di disegno dello spazio pubblico dalla scena urbana locale? Che la volontà di relazione e continuità con il piccolo spazio verde dedicato al gioco dei bambini non sia il tentativo di sviluppare un ragionamento sul tessuto urbano proprio a partire da elementi di ordinarietà? 

Tutti gli spazi esterni sia di progetto che esistenti appaiono seguire uno schema chiaro e lineare: un asse distribuisce ad una serie di “stanze aperte” poste in continuità fra loro, senza barriere o impedimenti alla fruizione, la stessa regola di continuità si ritrova nell’articolazione dei volumi e nel rapporto fra spazi interni ed esterni. 

E’ proprio la ricerca di questa continuità dello spazio che svela la volontà di costruire spazi per la collettività in grado di incidere in maniera positiva sulla sua quotidianità. 

Letto secondo questa chiave il progetto vincitore si conforma nel tentativo di dare sostanza ad una nuova centralità ma non seguendo i valori della rappresentatività del costruito o l’autocelebrazione delle masse, bensì attraverso la continuità e la permeabilità degli spazi, nel tentavo di instaurare quel sistema di relazioni spesso mancante nei tessuti urbani delle periferie contemporanee. 

Da questo punto di vista si auspica che l’esempio non rimanga isolato e che le istituzioni locali possano proseguire nel solco di quanto avviato dal bando prima e dalle proposte di concorso poi, ovvero un ritorno del pensiero sullo spazio urbano alla misura dell’uomo. 

Sempre secondo questa chiave di lettura le soluzioni proposte dal progetto vincitore come da altri progetti presentati sono molteplici, ma in tutti la caratterizzazione dello spazio esterno assume pari dignità dello spazio interno. Dalla semplice connessione wifi, all’utilizzo di materiali nobili per le pavimentazioni esterne, al disegno di arredi urbani, allo sviluppo di elementi scultorei per caratterizzare gli spazi aperti, sono tutti segnali che ci parlano dei nuovi Centri Parrocchiali come nuovi luoghi pubblici della contemporaneità, nodi all’interno della rete dei luoghi dove si svolge la vita quotidiana della comunità. 


EMILIANO ROMAGNOLI

È ricercatore (RTDA) presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Firenze e insegna Composizione Architettonica I. Autore di saggi e articoli ha partecipato a convegni di livello nazionale e internazionale. Ha conseguito il Dottorato di Ricerca nel 2007 e da allora ha partecipato a diverse ricerche, tutte nel campo della composizione architettonica e urbana.

Nel segno della Scuola Toscana la sua ricerca, a partire dal secolo scorso, è attualmente volta ad indagare i temi del progetto urbano, dei caratteri identitari del territorio, dei sistemi di spazi urbani e dei tessuti di trasformazione.


Nuovo complesso parrocchiale “Sant’Eufemia” Alba Adriatica, Teramo 

Committente: Diocesi di Teramo e Atri 

Piazza Martiri della Libertà 14, Teramo 

Concorso a inviti su manifestazione di interesse: Primo premio al “Concorso di progettazione nuovo complesso parrocchiale di Sant’Eufemia ad Alba Adriatica” 

Gruppo di Progettazione Vincitore: Prof. Arch. Fabrizio Rossi Prodi – Rossiprodi Associati srl 

Liturgista: Don Roberto Gulino 

Opere d’arte: Àniko Ferreira Da Silva, Giuseppe Donnaloia, Pavlos Mavromatidis, Massimiliano Pelletti 

Stato dei lavori: 
– Anno di concorso 2020 
– Permesso di costruire 2023 
– Progettazione esecutiva ( in corso ) 

Diritti dei disegni e delle immagini: Rossiprodi Associati srl 

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