Il seminario vescovile di Reggio Emilia da sede di formazione dei sacerdoti a polo universitario
Nell’aprile del 2018 il Vescovo di Reggio Emilia e Guastalla, Mons. Massimo Camisasca, ha riunito i rappresentanti delle istituzioni locali per informarli sulla disponibilità della Diocesi di mettere a disposizione della Comunità locale il Seminario Vescovile. L’obiettivo era quello di trasformare l’edificio in sede universitaria.
Una decisione che ha lo scopo di mantenere la destinazione del Seminario a luogo di formazione e di cultura per i giovani, aumentando così l’offerta di sviluppo della sede reggiana dell’Università bipolare di Modena e Reggio Emilia.
Il complesso immobiliare, inaugurato nel 1954, è opera di grande pregio architettonico dell’Arch. Enea Manfredini (1916-2008), protagonista del movimento razionalista e della ricostruzione postbellica di Reggio Emilia. Professionista in contatto con i più attivi architetti del dopoguerra e in particolare con Marco Albini, con cui firmò la realizzazione di alcuni quartieri Ina casa.
Il recupero di un edificio nato per la formazione dei sacerdoti in polo universitario non modifica la destinazione a edificio di cultura e di crescita per giovani. Lo sforzo effettuato dal 1946 al 1954 da parte di una Diocesi uscita drammaticamente dalla guerra per realizzare una sede adeguata alla formazione dei suoi sacerdoti trova nella nuova destinazione una continuità di intenti e scopi che gratifica chi lo ha voluto e quanti hanno profuso il loro impegno per la sua realizzazione.
Il dibattito recente sul riutilizzo dei luoghi di culto dismessi o sottoutilizzati trova nella scelta reggiana una, prova occasione, per riflettere sulla diversa valorizzazione del patrimonio culturale architettonico dismesso della Chiesa con l’obiettivo di rigenerarlo, dandogli nuove possibilità di incidere sul tessuto urbano delle città e nello stesso tempo continuare a diffondere il suo messaggio religioso.
Tante possono essere le soluzioni per il riuso di un patrimonio che testimonia l’amore e la fede di generazioni di cristiani, ma tutte devono seguire lo spirito di una presenza religiosa e pastorale che deve continuare a parlare con l’arte, la bellezza e la storia.
L’iniziativa del Vescovo Camisasca ha subito trovato l’adesione della Comunità in tutte le varie espressioni, da quella delle istituzioni pubbliche, alle imprese del territorio, fino ai professionisti e ai singoli cittadini.
Il 25 ottobre 2018 è stato sottoscritto il Protocollo di intesa tra il Seminario Vescovile, il Comune e l’Università di Modena e Reggio Emilia. Il 20 dicembre 2018 è stato costituito il Comitato Reggio Città Universitaria. I soci del Comitato sono: Diocesi, Comune, Provincia, Camera di Commercio, Unindustria, Fondazione Manodori, diverse imprese del territorio e altri privati soci si sono assunti impegni di finanziamento a fondo perduto per circa cinque milioni di euro. Il 29 aprile 2019, festa del primo miracolo della Madonna della Ghiara, il Vescovo Camisasca ha benedetto l’inizio dei lavori.
Per la festa del patrono di Reggio Emilia, san Prospero, il 24 novembre 2019, è prevista l’inaugurazione del primo lotto dei lavori. Il primo lotto risponde alle esigenze dell’Università; il secondo lotto a quelle del pensionato universitario.
Reggio Emilia si prepara a diventare sede di eccellenza di vari dipartimenti universitari, ma soprattutto polo di eccellenza per la Meccatronica e nuovo polo del Digitale. Un investimento sul futuro dei giovani dell’area vasta Mediopadana.
Intervista a Mons. Massimo Camisasca, Vescovo di Reggio Emilia – Guastalla
Mons. Massimo Camisasca, Lei è Vescovo della Diocesi di Reggio Emilia – Guastalla dal dicembre 2012. Come nasce questo progetto?
In questi anni ho speso molte energie per cercare di trovare una destinazione adeguata e utile all’immobile del Seminario Diocesano di viale Timavo. Mi ero prefissato di giungere ad una decisione risolutoria prima del termine del mio ministero episcopale. Non ho ritenuto praticabile l’ipotesi di vendere lo stabile, anche se questa soluzione avrebbe certamente sanato i debiti della nostra Diocesi. Allo stesso tempo, però, la vendita avrebbe significato la complicità con nuove speculazioni edilizie e, cosa molto grave, il tradimento di quelle migliaia di persone che, nel dopoguerra, hanno sostenuto con i loro beni la costruzione del Seminario come luogo di formazione, educazione e crescita dei giovani sacerdoti. Ho sempre ritenuto necessario e irrinunciabile il rispetto della vocazione educativa dell’edificio del Seminario: la presenza dell’università ha quindi primariamente questo valore, in quanto essa continuerà ad educare giovani.
In questi anni ho speso molte energie per cercare di trovare una destinazione adeguata e utile all’immobile del Seminario Diocesano di viale Timavo. Mi ero prefissato di giungere ad una decisione risolutoria prima del termine del mio ministero episcopale. Non ho ritenuto praticabile l’ipotesi di vendere lo stabile, anche se questa soluzione avrebbe certamente sanato i debiti della nostra Diocesi. Allo stesso tempo, però, la vendita avrebbe significato la complicità con nuove speculazioni edilizie e, cosa molto grave, il tradimento di quelle migliaia di persone che, nel dopoguerra, hanno sostenuto con i loro beni la costruzione del Seminario come luogo di formazione, educazione e crescita dei giovani sacerdoti. Ho sempre ritenuto necessario e irrinunciabile il rispetto della vocazione educativa dell’edificio del Seminario: la presenza dell’università ha quindi primariamente questo valore, in quanto essa continuerà ad educare giovani.
È stato un lavoro complesso?
Si è trattato di un vero e proprio “miracolo”, come l’ho definito più volte. Ero consapevole che questa scelta avrebbe finito con il coinvolgere l’intera Città di Reggio Emilia. Da sola la Diocesi non ce l’avrebbe mai fatta. Era per noi un’impresa impossibile. Ho quindi condiviso con tutte le istituzioni cittadine il futuro dell’immobile del seminario. Certamente il percorso non è stato esente da momenti di difficoltà, ma devo dire con molta onestà e franchezza che ho trovato la massima collaborazione, l’adesione e il sostegno convinto di tutti gli enti, nessuno escluso. Sono rimasto sorpreso e positivamente colpito dalla risposta entusiasta di tutti i soggetti laici che, grati dell’iniziativa alla Chiesa Diocesana, fin da subito hanno considerato il nostro progetto come un investimento sul futuro dei giovani e della Città di Reggio Emilia.
Può raccontarci quali sono stati i passaggi fondamentali per giungere all’apertura del cantiere avvenuta il 29 aprile 2019?
Nel 2012 il bilancio delle spese correnti della Diocesi era fortemente in passivo e l’indebitamento al limite della sostenibilità.
Ho chiesto perciò a tutti gli Uffici di Curia e ai rispettivi responsabili uno sforzo che mirasse a gestire i beni della Chiesa allo stesso modo in cui un buon padre di famiglia amministra i suoi averi per il bene dei suoi figli. Abbiamo dovuto prendere decisioni importanti che hanno portato al trasferimento di tutti gli Uffici periferici, collocati in vari stabili della Città, nell’edificio centrale della Curia, così da razionalizzare le spese, e ad un grande ridimensionamento degli spazi destinati all’educazione dei seminaristi. È iniziata inoltre una fase di dismissione di tutti quegli immobili che non fossero essenziali e necessari per la nostra missione, così come un’opera di ristrutturazione degli edifici che potevamo mantenere.
Inoltre ho chiesto che venisse fatta una programmazione delle attività e dei rispettivi costi, così da avere sotto controllo passo dopo passo la gestione economico-finanziaria. I risultati non hanno tardato ad arrivare ed oggi possiamo contare su un bilancio corrente non più in passivo. Inoltre, e questa è la cosa più importante, il debito ha iniziato a scendere.
L’immobile del seminario rappresentava sicuramente una delle ragioni del forte passivo annuale. È questo uno dei motivi principali per cui ho dedicato molte energie a trovare la sua giusta e nuova destinazione. Era mia intenzione rispettare le ragioni per le quali esso è stato edificato e la destinazione a sede universitaria ha trovato fin da subito la mia piena approvazione.
Individuata la possibile destinazione, i problemi sono risultati tutt’altro che risolti. L’edificio è un complesso di oltre 20.000 metri quadrati, costruito nel dopoguerra, con una dispersione energetica enorme. Necessita inoltre di importanti interventi di ristrutturazione.
L’immobile fermo costava alcune centinaia di migliaia di euro l’anno: non volevo lasciare al mio successore questo problema irrisolto. Ho chiesto all’università quale cifra avrebbe potuto corrispondere fin da subito, senza variazioni di bilancio e/o richieste di nuovi fondi al ministero che avrebbero comportato anni di attesa per una risposta.
Ho chiesto un incontro ai principali enti della città. Stiamo parlando del 21 aprile 2018. Ho illustrato loro la situazione completa, che contemplava i seguenti fattori:
- 20.000 metri quadrati nel Centro Storico della Città e il forte rischio di abbandono;
- il rischio di future speculazioni edilizie;
- la soluzione dell’università;
- la mancanza di risorse.
Se la Città avesse accettato di rischiare su questo progetto, la Diocesi era disposta a fare la sua parte: avremmo messo a disposizione dell’università l’immobile ristrutturato, per poter ospitare circa 2.000 persone tra studenti e insegnanti e destinare il canone (25% del canone di mercato) per i primi dieci anni ai pagamenti di parte della ristrutturazione. La copertura dei costi dei lavori necessari sarebbe stata a carico della Città. La risposta è stata immediata: la Regione Emilia Romagna, la Provincia di Reggio Emilia, il Comune di Reggio Emilia, la Camera di Commercio, Unindustria e la Fondazione Manodori hanno subito messo a disposizione 2.000.000 €. Altrettanti gli enti privati.
Il primo lotto ha visto l’inizio del lavori il 29 aprile 2019, in tempi record! I primi studenti entreranno nello stabile nell’autunno 2020. Ora stiamo sensibilizzando il territorio per raccogliere i 3.000.000 € necessari a completare l’intero progetto, considerando che i canoni riscossi per i primi dieci anni saranno destinati dalla Diocesi al fine di coprire i costi di ristrutturazione.
Questa iniziativa credo possa essere davvero un bell’esempio di buona collaborazione. Una collaborazione che può portare a traguardi inimmaginabili, testimoniando che perseguire il bene comune, che è dovere di tutti e di ciascuno, è davvero possibile.
Sono convinto che questo progetto, sostenuto da tutta la Città, rappresenti per Reggio Emilia un motivo di grande soddisfazione. La strada da percorrere è ancora lunga e, nei prossimi mesi, alcuni problemi saranno da affrontare. Ma sono certo che non sarò lasciato solo in questa bella avventura, che trova le sue ragioni profonde nell’amore ai nostri ragazzi, ai nostri giovani, ai nostri figli.