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Restaurare lo spazio, colmare un’assenza

Un intervento contemporaneo nella ricostruzione di un altare ligneo perso per un incendio nella chiesa di San Giuseppe a San Severino Marche (MC) 

La chiesa di San Giuseppe a San Severino Marche è nella piazza principale della città; già danneggiata dal sisma Marche-Umbria 1997, il 31 dicembre 2009 è stata teatro di un incendio per cortocircuito elettrico che ha lasciato l’edificio privo dell’altare laterale destro, opera lignea seicentesca, più volte rimaneggiata fino al secolo scorso.

Dell’altare perduto non erano disponibili né foto in buona definizione né alcun rilievo. All’atto di progettare la riparazione del danno, si è ritenuto che una ricostruzione che tendesse banalmente a replicare quanto perduto, oltre che per le carenze documentarie, non fosse comunque l’obiettivo da perseguire. 

Inoltre, memori dei sempre validi assunti di Cesare Brandi, ogni ipotesi di ricostruzione del tipo “com’era, dov’era” appariva antistorica e, in linea di principio, contraria agli orientamenti dell’intervento contemporaneo. 

Il focus dell’operazione si è posto quindi sul “restauro dell’unità spaziale della chiesa”; questa, costruita ex novo nel primo quarto del Seicento e nel secolo successivo ampliata, non poteva restare priva dell’elemento perduto, pena il venir meno dell’euritmia che ne caratterizza l’interno. Dunque era fondamentale colmare l’assenza’ lasciata dal fuoco. 

L’ipotesi è stata quella – mutuata dalla metodologia ormai consolidata nella reintegrazione di parti nelle opere d’arte, in particolare nei dipinti – di applicare la prassi della cosiddetta “semplificazione”, ovvero di realizzare un elemento di reintegro che permetta di nuovo la percezione dell’unità spaziale della chiesa, ma, allo stesso tempo, ne denunci l’epoca di costruzione. 

Nel tradurre in pratica questo proposito alla scala dell’edificio, in una prima fase di studio si è simulata la replica di quanto perduto mediante un’ipotetica serie di lame d’acciaio, che costituissero l’inviluppo del volume originario. Ciò – prima ancora di aver compiuto rilievi di precisione sui resti e sul sedime dell’altare – è stato utile per valutare l’inserimento nel contesto con alcuni rendering.

Questi primi elaborati ci hanno permesso di sottoporre l’idea alla Commissione per l’arte sacra della Diocesi e, successivamente, di avere un confronto preventivo con il Soprintendente per i Beni Architettonici delle Marche, dal quale abbiamo avuto un esplicito invito a procedere nello studio.

Per ricostruire graficamente le proporzioni esatte dell’altare distrutto si è eseguito, in primo luogo, un rilievo con metodi tradizionali del materiale ligneo superstite dalla combustione e delle impronte rimaste sul muro.

Successivamente, con fotogrammetria e laser scanner si è operata una misurazione di precisione del sedime sul quale si sarebbe dovuto innalzare l’elemento integrativo. 

Questo, inteso come un grande “neutro” alla scala dell’edificio, è stato realizzato con lame di legno multistrato in betulla di spessore 3 cm, intervallate da altrettanto spazio vuoto e assicurate ad un supporto metallico calcolato in base alle normative tecniche di legge per le zone sismiche.

Il legno ha avuto un trattamento cromatico per rendere più vibrante le masse e un trattamento ignifugo. La struttura portante metallica è ancorata alla muratura con barre in acciaio inox, dimensionate in relazione alla natura del substrato, caratterizzato mediante preventive indagini endoscopiche. 

L’effetto di “trasparenza” dell’altare fa sì che, accendendo opportune barre led, si possa vedere il muro posteriore su cui restano le tracce indelebili dell’incendio, le tessiture murarie e, in particolare, il pavimento originario della chiesa in laterizio, di cui sotto all’altare bruciato si conservava ancora una piccola porzione, che ne testimonia anche lo schema di posa.

La statua della Madonna di Lourdes, che ha resistito a incendio e terremoti, rimarrà conservata nella nicchia, occultata da una pala d’altare già presente in chiesa. Replicando il tipico meccanismo degli “altari sipario” seicenteschi, sarà possibile la sua visione facendo ruotare il dipinto mediante il supporto incernierato. 


Chiesa Parrocchiale di San Giuseppe in San Severino Marche (MC) 

Ricostruzione di un altare del sec. XVII. perduto per l’incendio del 31.12.2009. 

Committente: Arcidiocesi di Camerino – San Severino Marche 

Finanziamento: Opere finanziate ai sensi della L 61/98, Riparazione danni con miglioramento sismico terremoto Umbria- Marche 1997 e connesse con la riparazione danni da incendio. Cofinanziamento Cei 8×1000 

Costo dell’opera: € 77.000,00 

Gruppo di lavoro: 

Progetto e direzione dei lavori: 

  • arch. Luca Maria Cristini ideazione, progetto architettonico e direzione lavori 
  • ing. Erika Gatti progetto e direzione opere strutturali 
  • dott. Giacomo Maranesi rilievo e ricostruzione grafica altare bruciato 
  • geom. Emanuele Bolognesi rilievo laser scanner e restituzione stato di fatto 
  • dott. Marco Armoni, dott. Emanuele Ticà ingegnerizzazione e restituzione grafica 
  • geom. Franco Monteverde per il “Gruppo Marche” computi metrici e contabilità 

Realizzazione: 

  • Mastro T di Emanuele Ticà assemblaggio generale e finitura 
  • Artigiana L.m.i., di Vissani Severino & C taglio e verniciatura elementi lignei 
  • Testa di Legno, di Lorenzo Bertolucci taglio elementi lignei 
  • Tecnofer di Carradori Gianpiero & C realizzazione carpenteria metallica 
  • Mi.El. di Michele Percoli impianti elettrici 

Photo credits Hexagon 


Arch. Luca Maria Cristini, si laurea con indirizzo Storia e Restauro e ottiene l’abilitazione alla libera professione alla facoltà di Architettura di Firenze nel 1997. Dal settembre dello stesso anno è attivo in Protezione Civile nello specifico settore della salvaguardia del Patrimonio Culturale nelle emergenze sismiche da Marche-Umbria 1997 a L’Aquila 2009; dal 2000 tiene corsi su queste tematiche ai volontari in tutta Italia. Nel 2000 segue il master in Restauro e Storia dell’architettura alla facoltà di Architettura di Ascoli Piceno. Nel 2007 è stato insignito del Premio Rotondi per i salvatori dell’Arte. Nella propria attività professionale si occupa prevalentemente di restauro di edifici storici, di riqualificazione di spazi urbani e di allestimenti. Ha al proprio attivo interventi di restauro della duecentesca torre civica di San Severino Marche e di numerose chiese nelle Marche e in Emilia-Romagna. Ha progettato ed eseguito il restauro degli spazi urbani dei castelli di Elcito e di Croce e il riallestimento con ampliamento della Pinacoteca di San Severino Marche nel 2015. Ha recentemente progettato e diretto oltre venti interventi di messa in sicurezza di chiese danneggiate dal Sisma Centro Italia del 2016 ed eseguito il restauro con parziale ricostruzione della chiesa della Madonna della Còna sul valico di Castelluccio di Norcia. Dal 2007 al 2020 è stato docente in IRM (Istituto di Restauro delle Marche) presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata e dal 2009 al 2017 è stato Direttore dell’Ufficio Beni Culturali dell’Arcidiocesi di Camerino – San Severino Marche, nell’ambito del quale incarico ha approfondito la propria formazione specifica relativa agli interventi sugli spazi della liturgia, in particolare con il corso organizzato da Cei e Istituto Santa Giustina di Padova nel 2009-2010 a Torreglia (PD). 

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