servizio a cura di Salvatore Arena, architetto
Quando si trattò di ricostruire l’Abbazia di Montecassino, distrutta dal bombardamento aereo alleato del 15 febbraio 1944, a prevalere fu il principio: “Com’era e dov’era”.
Essa fu perciò riedificata – benché non pedissequamente – à l’identique, il che, tuttavia, non le ha fatto perdere la sua anima plurisecolare, quella che le proveniva, e ancora le proviene, dal suo genius loci, ossia da quel significato metaforico-simbolico che essa continua a rivestire e che si sovrappone – nutrendolo – al mero registro topografico-architettonico.
Più precisamente, anche nella sua veste rinnovata l’abbazia continua a visualizzare e a simboleggiare quella monastica vivendi forma che vi si conduce da quasi quindici secoli, e che ancora oggi è cadenzata al ritmo dell’Opus Dei, del lavoro e dello studio.
Speciale attenzione fu prestata alla basilica, ricostruita in stile barocco secondo le linee architettoniche e decorative sei-settecentesche attribuite all’architetto e scultore C. Fanzago.
Per il rifacimento dei pavimenti e delle intarsiature delle pareti fu riutilizzato parte del materiale marmoreo sopravvissuto al bombardamento.
La decorazione pittorica, andata invece completamente distrutta – sia quella ad affresco (degna di nota era la navata centrale, affrescata da Luca Giordano) sia quella su tela (l’unica recuperata dalle macerie, restaurata e ricollocata nell’omonima cappella, è quella dell’Assunta di P. De Matteis) – è stata parzialmente sostituita.
Per quanto riguarda le tele, nelle cappelle delle navate laterali, in quelle del transetto e nel coro sono stati collocati pittori di scuola napoletana del ‘700 e ‘800 che, a suo tempo, avevano lavorato alla decorazione della basilica (S. Conca, N. Malinconico, F. De Mura, F. Solimena, G. Marullo).
Per quanto concerne gli affreschi, solo alcuni sono stati realizzati ex novo (le volte delle navate, ad esempio, sono a tutt’oggi ancora vuote), e su tutti, indubbiamente, campeggia La gloria di S. Benedetto (ca. 50 mq), affrescata da Pietro Annigoni nel 1979 sulla facciata interna della basilica.
Di lui – maestro all’antica, esponente di un’arte figurativa aristocratica, avulsa da una ricerca astratta e informale – sono anche le figure di Abramo e Mosè, nelle semilunette ai lati del finestrone, gli affreschi della cupola e dei pennacchi sottostanti la struttura che la regge, e una grande tavola rappresentante S. Benedetto e l’abate Desiderio (papa Vittore III).
La volta del coro, invece, è stata affrescata da un discepolo di Annigoni, R. Stefanelli, mentre in alcuni altari laterali e sulle volte del transetto si trovano tele o affreschi di pittori del novecento: S. Pistolesi (anch’egli discepolo di Annigoni), F. Del Vecchio, D. Ricci, B. Long, G. Dinacci e S. Favotto.
Va detto che – al di là della loro diversa qualità – le opere d’arte contemporanee di cui sopra si fondono armonicamente con l’ambiente architettonico e decorativo della basilica barocca.
Anche dal punto di vista liturgico, esse non recano alcun disturbo all’Opus Dei monastica e alle varie celebrazioni liturgiche che in essa si svolgono, anzi direi che aggiungono un ulteriore tocco di nobiltà e bellezza al dialogo che vi si intesse con Dio, un dialogo già di per sé intrinsecamente nobile e bello.
“Servizio curato dall’Arch. Salvatore Arena, referente per i rapporti con l’UCAI, con testimonianza significativa riguardo gli interventi di arte contemporanea, riguardo un edificio di rilevante spessore storico, artistico, culturale e di fede qual è l’Abbazia di Montecassino.”