L’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della CEI, raccoglie dal settembre 2016 due uffici: i Beni Culturali e il Servizio per la nuova edilizia di culto. I Vescovi italiani hanno voluto raccogliere in un unico ufficio due prospettive: conoscenza del patrimonio esistente, della sua tutela e valorizzazione e provvedere a tutte le necessarie ristrutturazioni, trasformazioni, adeguamenti e anche nuove realizzazioni. Attraverso i fondi dell’8 per mille l’assemblea della CEI ogni anno destina risorse adeguate alle necessità delle diocesi italiane, proprio sui versanti dei beni culturali e della realizzazione dinuove chiese o complessi per la pastorale delle parrocchie.
L’Ufficio è di supporto alle diocesi in tutte le loro necessità, per venire incontro alle persone e alle comunità. In questi ultimi anni i due uffici hanno approfondito aspetti tecnici e procedurali in maniera anche diversa, secondo sensibilità e approcci propri. Conoscere l’entità, la distribuzione, la condizione e le funzioni del patrimonio mobile e immobile, le relazioni con quello pubblico di uguali funzioni, permette ora di programmare interventi, anche congiunti oconcorrenti con le diverse amministrazioni, per le persone dello stesso territorio. La conoscenza del patrimonio è uno strumento utile anche per programmare la sua gestione, manutenzione e via via anche la sua eventuale trasformazione e destinazione anche ad altri usi. Nella logica della programmazione si inseriscono anche le valutazioni pastorali per la realizzazione di nuove chiese e di nuovi complessi parrocchiali, la loro collocazione all’interno di aree urbane in espansione o che già ad alta intensità abitativa. In questi casi una nuova chiesa o complesso pastorale può ridare una vera e propria connotazione di qualità al tessuto abitativo.
La chiesa diventa non soltanto un edificio di alta architettura, ma anche un centro aggregatore e di coesione sociale. Da qui l’attenzione ai piani regolatori, alla normativa che ne deriva e alla attiva attenzione e azione per favorire la destinazione di aree che non siano marginali o di risulta, ma che possano svolgere un ruolo centrale nella creazione della comunità. Non si tratta qui di parlare solo della comunità cristiana, ma in modo più ampio e inclusivo possibile, della comunità delle persone che in quel luogo abitano. Perché la parrocchia possa svolgere un vero ruolo di servizio per la comunità, perché possa essere un reale segno anche di riqualificazione urbana, di centro aggregatore e anche portatrice di processi innovativi e di accoglienza, occorre lavorare insieme tra chiesae amministrazione pubblica nei vari livelli per ridefinire modalità di collaborazione e programmazione.
Nella prospettiva di dare veramente voce alle persone e alle comunità, l’Ufficio Nazionale si sta impegnando sempre di più perché diversi attori del processo architettonico si possano incontrare, ascoltare, crescere insieme. Architetti, artisti, sacerdoti, addetti degli uffici diocesani, le persone della comunità, ciascuno con la propria sensibilità e le proprie aspettative in ordine all’architettura sacra e all’arte contemporanea. Le comunità esprimono delle necessità e delle aspettative in ordine alla vita comunitaria, ma anche alla liturgia, alla carità.
Ai progettisti viene chiesta la pazienza e la professionalità di esprimere, non soltanto un segno grafico, ma con un vero e proprio coinvolgimento di tutti, un progettoche porti innovazione e capacità di crescita, di nuove prospettive e stili di vita. I progetti pilota promossi e realizzati dall’Ufficio Nazionale sono stati una grande opportunità per riavvicinare l’interesse degli architetti all’architettura di chiese, in anni di mancato interesse e per stimolare l’attivazione di una progettazione in ordine ad una architettura di qualità che si inserisce in un preciso territorio per aumentarne il valore e la qualità della vita. Dopo 20 anni di esperienze di bandi di concorso a livello nazionale con grande partecipazione di studi di architettura e di architetti anche molto importanti, stiamo cercando un approccio “dal basso” che punta all’attivazione delle comunità cristiane che si interrogano sulle loro reali esigenze e sui loro “sogni”.
Cerchiamo di supportare gli Uffici delle diocesi italiane a saper animare le comunità attraverso processi che conducano alla redazione di documenti fondamentali come lo studio di fattibilità, il documento preliminare alla progettazione. Sosteniamo e sollecitiamo le diocesi a bandire concorsi nelle diverse tipologie che pongano i gruppi di progettazione in stretta relazione con le persone, perché il processo architettonico possa collocare nuovamente al centro la persona. In questo modo le comunità si riconosceranno nel manufatto e si “troveranno a casa” , se ne prenderanno cura e questa sarà una casa per tutti.