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L’architettura del cielo: la chiesa dentro la città

La nuova chiesa di Sant’Anna a Rapallo come centro della città moderna e come luogo di memoria dell’antica chiesa di quartiere

Giuliana Algeri
storico dell’arte, già Soprintendente per i
Beni Artistici e Storici della Liguria

La nuova chiesa di Sant’Anna a Rapallo – che sorge al centro di un popoloso quartiere, nato nel momento dell’intensa urbanizzazione postbellica del territorio rivierasco – utilizza lo stesso titolo dell’antico, piccolo edificio sacro ubicato lungo la strada che dall’abitato del borgo si inoltrava un tempo verso l’aperta campagna e che oggi è invece una nevralgica arteria cittadina.

La primitiva chiesa dedicata alla Santa – compresa entro i confini della parrocchia, istituita ex novo nel 1968 – è fortunatamente sopravvissuta e, anzi, in anni recenti è stata interamente restaurata, ma era del tutto insufficiente per una funzione diversa da quella di cappella suburbana per cui era nata.

L’esigenza di un nuovo edificio in cui accogliere e riunire la comunità – che si era rapidamente formata e che, fino al completamento della sede definitiva, è stata provvisoriamente ospitata nei locali a piano terra di un palazzo del medesimo quartiere – è quindi alla base dell’ampia costruzione che, dopo una complessa vicenda legata all’individuazione del sito, è stata progettata agli inizi degli anni Novanta del secolo scorso dallo studio Lacca e Gaviglio di Milano. La prima pietra è stata posta il 9 ottobre 2005 e la direzione dei lavori è stata assunta dall’arch. Luciano Maggi; nell’ultima fase, in affiancamento alla parrocchia, è stata inserita, quale responsabile dei lavori, l’arch. Alessandra Rotta. La chiesa è stata ufficialmente dedicata e aperta al culto il 23 luglio 2016.

L’impianto architettonico è, nel suo complesso, nuovo e tradizionale insieme. Tradizionale in quanto sposa e sviluppa in maniera significativa il concetto, introdotto e utilizzato fin dagli inizi della cristianità, che la chiesa – a differenza dei templi greci e romani, al cui interno avevano accesso solo i sacerdoti – è il luogo privilegiato in cui la comunità dei credenti si riunisce per adorare Dio attraverso la ri-presentazione del sacrificio di Cristo sulla Croce e la preghiera di ciascuno. Basti ricordare che la parola “chiesa”, con cui si indica un edificio sacro della cristianità, significa insieme e prima di tutto“assemblea”.

Ma l’impianto è anche nuovo in quanto abbandona ogni legame con gli “stili” storici che hanno caratterizzato per secoli la conformazione della struttura e degli spazi destinati al culto: possibilità offerta dall’introduzione e dall’uso di materiali, quali il cemento armato, che consentono una libertà di forme impensabile con i materiali tradizionali.

Sulla base della coincidenza semantica tra chiesa-assemblea e chiesa-edificio, l’interno della chiesa non è altro che una grande aula, scandita sui lati da una parete piana a sinistra e da una parete leggermente angolata sulla destra, in modo da guidare il fedele verso quello che un tempo si sarebbe chiamato “presbiterio”, cioè verso la zona in cui trova posto l’altare, formato da un unico blocco di marmo bianco, asimmetricamente fiancheggiato a sinistra dall’ambone e a destra dalla sede per il celebrante, anch’essi in marmo bianco.

L’intera zona, circoscritta solo da due gradini che rialzano leggermente il pavimento rispetto allo spazio destinato ai fedeli, è delimitata sul fondo da una parete azzurra, mentre per il resto l’ambiente è totalmente bianco, con la sola eccezione del pavimento in dorata pietra di Gerusalemme. La diversa valenza simbolica dello spazio in cui trova posto l’altare è ulteriormente sottolineata dai fasci di luce che provengono dalle aperture verticali che caratterizzano la parete destra; aperture nascoste a chi percorre l’aula, dal momento che la parete (orientata a nord-est) è suddivisa in quattro diverse sezioni, tra loro parzialmente sovrapposte in modo da creare delle vere e proprie quinte tra le quali si insinua, come una lama, la luce solare.

La divisione degli spazi, tra la parte destinata al sacerdote e quella occupata dai fedeli è chiara ma priva di qualunque elemento di separazione, in modo da sottolineare il concetto che il celebrante presiede l’assemblea ma ne fa comunque parte e che, nel contempo, l’assemblea riunita attorno alla mensa eucaristica forma un tutt’uno con il celebrante.

A sinistra dell’aula – e con essa comunicante grazie a una serie di basse colonne, rivestite con lo stesso intonaco delle pareti – si apre la semplice cappella feriale, separata dall’aula solo da una parete vetrata, che chiude in parte gli intercolunni; in fondo, nel punto di passaggio tra i due ambienti è significativamente collocato il tabernacolo, sistemato ancora entro lo spazio dell’aula, ma pienamente visibile e accessibile anche dal lato della cappella feriale.

Lungo la parete sinistra dell’aula, prima della cappella feriale, trova posto il battistero in marmo, sistemato al centro di un’ampia concavità che, come fosse una grande nicchia, nel contempo lo separa dallo spazio circostante e lo sottolinea, esaltandone la specifica funzione.

L’intero vano ha un’unica copertura a vela, caratterizzata da un ripido andamento ascensionale che, partendo da un’altezza di poco superiore al grande portale d’accesso, raggiunge quella – proporzionalmente quasi tripla – della parete di fondo, come se si trattasse di una vera e propria tenda trattenuta alla sommità e lasciata poi ricadere fino a raggiungere il punto di aggancio alla base.

Altrettanto chiara la definizione dei volumi all’esterno.
L’elemento di maggior spicco è dato dal campanile, posto all’estremità sinistra della bassa facciata, cui si contrappone con la forte verticalità di una spirale aperta sul cui punto culminante è sistemata una croce, visibile anche da lontano. La facciata vera e propria coincide quasi con il grande portale in bronzo, che segue l’andamento curvilineo del fondo della parete; al di sopra del portale una copertura piana aggettante, che si protende in avanti fino a chiudere con un profilo rettilineo la concavità che, con la sua forma, accoglie e abbraccia i fedeli, ancor prima del loro ingresso all’interno dell’edificio.

Al di là del portale si innalza la copertura a vela dell’aula, interamente rivestita in rame, che assume diverse sfumature con il modificarsi dell’intensità della luce; lo stesso rivestimento è presente anche all’esterno della parete di fondo, la meno visibile dell’intero complesso, poiché rivolta verso la parte in cui l’edificio si collega ai palazzi circostanti. Palazzi richiamati anche dalla struttura architettonica dei locali di servizio della chiesa (aule catechistiche, uffici e abitazioni per il clero), che si sviluppa a sinistra del campanile, con un corpo longitudinale che si contrappone ortogonalmente alla facciata della chiesa, creando nel contempo un felice rapporto tra i due corpi di fabbrica.

Davanti al complesso un ampio piazzale lastricato, arricchito sul bordo meridionale da un esteso giardino, pensato non come elemento di separazione e di isolamento della nuova struttura architettonica, ma piuttosto come gradevole e vitale elemento di cerniera con il circostante spazio urbano, in cui l’edificio sacro si inserisce come un segno forte e ben individuabile, a sottolineare la discontinuità di funzione rispetto ai palazzi che sorgono ai lati e sullo sfondo.

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