Nel convegno promosso dall’Ufficio Nazionale dei Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di Culto della CEI, in collaborazione con la Consulta Regionale della Regione Piemonte e Valle d’Aosta e l’arcidiocesi di Torino, dal titolo “I luoghi dell’abitare. Potenzialità’, vulnerabilità e cura”, svoltosi a Torino il 10-11 ottobre 2022, è emerso che a causa dei repentini cambiamenti climatici la vulnerabilità del nostro patrimonio culturale ecclesiastico e di tutti beni culturali in genere è fortemente a rischio.
Questa problematica ormai non più trascurabile la stanno, credo, sperimentando tante diocesi italiane impegnate a risolvere ogni giorno situazioni di degrado formatosi nel tempo, ma che richiedono tutta una serie di azioni preventive volte alla tutela e conservazione dei nostri beni.
Interpellato su quanto succede nella mia diocesi di Verona, mi sono permesso di segnalare 2 situazioni tra le tante che ogni anno siamo chiamati a risolvere per salvaguardare il patrimonio ecclesiastico: una riguardante gli effetti disastrosi del vento, e l’altra dei fulmini.
Il vento
Un intervento mitigatore dell’effetto della pressione del vento è quello operato sulla Chiesa di S. Zeno Maggiore nel 2012, con lavori di messa in sicurezza del rosone detto “ruota della fortuna”. Durante il restauro conservativo della facciata della Basilica di San Zeno, realizzato su progetto dell’ing. Claudio Modena e dell’arch. Flavio Pachera, si è intervenuti sul rosone con la rimozione del serramento posto in opera negli anni ’60 ed il ripristino delle vetrate.
Il rosone è costituito da un sistema di elementi in pietra composto da 24 esili colonnine binate in pietra “rosso ammonitico di Verona” poggianti su anello in pietra detto “mozzo”, a racchiudere con 12 archi, aperture finestrate a forma di petalo. Trattasi quindi di un elemento architettonico semplice ma molto elegante, con una struttura molto esile dove sono stati riscontrati lesioni e dissesti che potevano compromettere la stabilità strutturale nel tempo, soprattutto durante le improvvise raffiche di vento. Va anche considerato che la facciata della Basilica è orientata ad est, da dove generalmente giungono durante la stagione estiva i forti temporali sulla città di Verona.
Considerati questi presupposti, si è valutata la sostituzione del serramento metallico proponendo un ancoraggio alla struttura lapidea meno rigido. Si è studiato un sistema per renderlo deformabile, attraverso molle di collegamento tra le nuove vetrate e gli elementi in pietra, in modo che i singoli telai metallici si potessero spostare, sotto l’effetto della pressione esercitata dal vento, e appoggiarsi ad una nuova struttura metallica posta sul retro del rosone, una leggera tensostruttura a funi collegata alla muratura perimetrale del rosone stesso per trasmette a questa parte l’azione esercitata dal vento.
Una quota parte dell’azione del vento assorbita dalla tensostruttura viene così trasferita alla muratura portante, “bypassando” la struttura in pietra del rosone. Il sistema è completato da smorzatori viscosi posti in parallelo alle molle, al fine di evitare effetti di urto che si provocherebbero al cessare dell’azione del vento e al corrispondente ritorno elastico delle molle.
La realizzazione di questo progetto, minimamente invasivo praticamente invisibile dall’interno della basilica, ha garantito la tenuta nel tempo della struttura del rosone anche durante il fortunale che ha investito la città di Verona il 23 agosto 2020, il quale, oltre ad aver abbattuto numerosi alberi monumentali, ha fatto registrare purtroppo molti danni alle coperture ed alle vetrate di alcune chiese cittadine.
I fulmini
Altra esperienza che può risultare emblematica, poiché può capitare inaspettatamente e ovunque, è stata la caduta di un fulmine sulla Chiesa Cattedrale di “S. Maria Matricolare” di Verona.
L’evento meteorico avvenuto il 19 agosto 2022 alle ore 9.50 ha visto scaricare un fortissimo fulmine prima dell’inizio di un temporale. Non pioveva ancora, afferma il parroco don Luigi, e una saetta scesa direttamente sul campanile e scaricatasi sul parafulmine dello stesso, si è poi diramata coinvolgendo tutti gli edifici adiacenti, compresi la Casa Canonica ed il Vescovado.
La stima dei danni subiti solo nella chiesa Cattedrale ammonta a più di 50.000 euro. Essi comprendono l’impianto di domotica, che controlla tutti i sistemi di illuminazione, diffusione fonica, campane, organo, orologio, videosorveglianza e video streaming, antincendio e quelli di alcuni personal computer presenti negli uffici di gestione della parrocchia.
Molteplici sono stati anche i disagi, afferma sempre il parroco. Ci sono voluti alcuni giorni prima di poter riattivare la corrente elettrica occorrente a far funzionare in maniera “diretta” l’impianto luci e microfonico, anche per motivi legati alla denuncia e valutazione dei danni da parte dell’Assicurazione, con conseguenti difficoltà per lo svolgimento delle funzioni religiose e l’apertura al pubblico della chiesa.
Ma il disagio più importante è stato causato dal dover riattivare il sistema domotico, essendo saltati tutti i programmi di gestione e le schede delle apparecchiature elettriche ed elettroniche del complesso chiesastico. Altra complicazione è derivata dal fatto che lo stesso impianto domotico “relativamente recente”, realizzato circa 10 anni fa, risultava obsoleto e pertanto le schede da sostituire non risultavano più in commercio.
Una volta riattivato l’impianto domotico si è poi dovuto controllare i terminali dei vari impianti con un cestello elevatore per cambiare eventuali corpi “fulminati”. Il lavoro si è protratto per diverso tempo ed è terminato nel dicembre 2022, dopo circa 4 mesi.