A cura di arch. Caterina Parrello, direttore editoriale CHIESA OGGI
La mostra su “ESCHER” presentata a Palazzo Bonaparte di Roma ospita circa 300 opere del grande artista olandese oltre a numerose opere inedite mai esposte prima.
Maurits Cornelis Escher (1898-1972), uno degli artisti più amati dal grande pubblico in tutto il mondo, nel 1923 si trasferì a Roma. E proprio per festeggiare questo importante centenario, Arthemisia ha voluto rendergli omaggio con una mostra epocale che vede esposti tutti i più grandi capolavori del genio olandese.
Noto per le costruzioni impossibili, per le sue illusioni ottiche e per le sue complessissime costruzioni visive e prospettiche, i capolavori di Escher hanno il potere di affascinarci in una dimensione senza tempo e la Mostra di Escher a Roma costituisce dunque anche un vero e proprio viaggio nella mente di un artista capace di trasportare lo spettatore in mondi impossibili e onirici, con effetti surreali e a tratti quasi inquietanti.
Il percorso della mostra su Escher a Palazzo Bonaparte, si sviluppa su due piani, parte dagli inizi dell’artista con le sue rappresentazioni naturalistiche e quell’ispirazione all’Art Nouveau, per poi esporre le opere che testimoniano il suo amore per l’Italia.
Il soggiorno romano di Escher, durato dal 1923 al 1935, ha lasciato profonde tracce nella produzione dell’artista: gli anni trascorsi in città, definiti dallo stesso Escher come “gli anni migliori della mia vita”, hanno influenzato profondamente tutta la produzione artistica successiva, soprattutto in litografie e incisioni, in cui la Roma Antica e la Roma Barocca compaiono sotto forma di paesaggi, scorci, architetture e vedute caratterizzate da un forte sentimento di intimità e partecipazione emotiva.
Un’antologica di circa 300 opere che comprende l’ormai iconica Mano con sfera riflettente (1935), Vincolo d’unione (1956), Metamorfosi II (1939), Giorno e notte (1938), la celebre serie degli Emblemata, e tantissime altre.
Inoltre, a impreziosire il percorso espositivo, anche una ricostruzione dello studio che Escher aveva a Baarn in Olanda che, qui a Roma, espone al suo interno i vari strumenti originali coi quali il Maestro produceva le sue opere e il cavalletto portatile che lo stesso Escher portò con sé nel suo peregrinare per l’Italia.
Escher e il suo “valore didattico”
A curare l’illuminazione delle opere in mostra è Francesco Murano, oggi tra i più richiesti progettisti italiani d’illuminazione al servizio dell’arte e autore delle luci delle più importanti esposizioni in Italia. La passione dell’esperto per l’artista olandese nasce negli anni Ottanta: proprio nel 1983, infatti, Francesco realizzò con una consolle Sinclair un programma grafico che riusciva a dividere un piano in poligoni irregolari.
“La mostra dedicata ad Escher, oltre ad essere affascinante, ha un enorme valore didattico perché la sua ricerca investe tanti campi differenti: dalla tecnica alla geografia, dalla zoologia alla mineralogia, dall’arte islamica al simbolismo massonico – dichiara Francesco Murano – Per questo le opere dell’autore vengono viste, lette ed esaminate minuziosamente da una distanza di pochi centimetri”.
Come illuminare le ombre di Escher
Dal punto di vista luministico la mostra ha presentato notevoli difficoltà: da un lato occorreva eliminare le ombre proiettate dai visitatori, dall’altro bisogna illuminarle con un faro tenue, perché essendo quasi tutte su carta si sarebbero potute danneggiare. “Ho scelto di impiegare sia sagomatori che proiettori, ma con funzioni diverse – precisa Francesco – I primi sono speciali apparecchi di illuminazione che riescono a perimetrare la luce sulle opere. Anche se di solito sfumo un po’ il chiarore oltre il perimetro del quadro, pochissima è la luce che invade le pareti che risultano perciò scure determinando nell’ambiente quello che in gergo è conosciuto come “effetto caverna”. Per evitare questo risultato, ho adottato dei proiettori a fascio largo per illuminare testi, citazioni e immagini di supporto: in questo modo si rischiarano anche le sale espositive. L’effetto complessivo è quello di un ambiente di luce soffusa nel quale le opere appaiono evidenziate ed esaltate da luci circoscritte”.
Arch. Francesco Murano è docente della Scuola di Design, nonché membro del laboratorio “Luce e colore” del Politecnico di Milano.
Architetto, ha conseguito un master presso la Domus Academy. Poi un dottorato di ricerca in disegno industriale con una tesi di laurea dal titolo “Le figure della Luce”.
Ha svolto ricerche accademiche, scientifiche, programmi e attività di progettazione per importanti industrie italiane ed estere. Concentrandosi sulla progettazione illuminotecnica e illuminando molte delle più importanti mostre d’arte in Italia e all’estero.
Sacerdoti mummificati a Gangi, 1932
All M.C. Escher works © 2023 The M.C. Escher Company. All rights reserved www.mcescher.com
Sole e Luna, 1948
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CREDITS
La mostra, col patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher Foundation e Maurits ed è curata da Federico Giudiceandrea – uno dei più importanti esperti di Escher al mondo – e Mark Veldhuysen, CEO della M.C. Escher Company.
Stelle, 1948
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Tra San Pietro e la Cappella Sistina, 1936
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Lo scopo solidale della mostra
La mostra su Escher a Palazzo Bonaparte fino al 1 aprile 2024 rientra nel progetto “L’Arte della solidarietà” realizzato con Komen Italia, charity partner della mostra. Una parte degli incassi provenienti dalla vendita dei biglietti di ingresso della mostra verrà devoluta da Arthemisia per la realizzazione di specifici progetti di tutela della salute delle donne.
Vincolo d’unione, 1956
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Buccia, 1955
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