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La luce diventa arte

Un’analisi storica che guarda alla contemporaneità.

Le vetrate artistiche: luce, colore, simbolo

Arch. Pistocco Franco
Comitato Scientifico CHIESA OGGI – Architettura e Comunicazione

La luce è stata, nel corso dei secoli, generatrice di grandi evoluzioni e cambiamenti nel linguaggio artistico determinando, attraverso il modo di percepirla e interpretarla, veri e propri stili e periodi storici. Basti pensare ad artisti come Caravaggio in pittura e il periodo gotico nell’architettura per rendersi conto di quanto la luce abbia influito nelle evoluzioni delle discipline artistiche.

In parallelo con l’evoluzione artistica, si muove anche la ricerca scientifica. Nel XIII secolo gli studi scientifici-filosofici condotti dal Vescovo inglese Roberto Grossatesta approfondiscono, applicando il metodo matematico, il tema dell’ottica, della rifrazione dei raggi luminosi e il fenomeno dell’arcobaleno. Con il suo scritto De Luce non si limita solo a descrivere il fenomeno scientifico della luce, ma pone le basi per ampie riflessioni metafisiche sulla percezione della luce.

Tra il XII e il XIII secolo in un periodo di grande ricerca scientifica nel campo della luce, iniziò a diffondersi in Francia e nel nord Europa, l’architettura Gotica che attraverso le sue costruzioni ardite, slanciate verso l’alto e le ampie vetrate, rappresenta emblema della leggerezza e della luminosità.

Anche se vi sono testimonianze risalenti al periodo romano sulla lavorazione del vetro e la costruzione di finestre vetrate, l’arte vetraria si associa inevitabilmente all’architettura Gotica. Come gli affreschi e i mosaici, la vetrata è un’arte essenzialmente architettonica. La sua realizzazione richiede un interno architettonico con aperture da chiudere lasciando però filtrare la luce.

Le vetrate delle chiese e cattedrali gotiche del Nord Europa, analogamente ai grandi cicli di affreschi delle chiese italiane, avevano come scopo la divulgazione della dottrina cristiana. In questo periodo la loro realizzazione era affidata a maestri vetrai. Nel Medio Evo il fenomeno della trasmissione della luce attraverso il vetro è considerato mistico, sublimandolo a materiale vivo che cambia colore e luce all’interno delle chiese.

L’emblema delle vetrate e architettura Gotica èrappresentato dalla cattedrale di Saint Denis dove Suger, con i lavori eseguiti nel coro nel 1136-1140, creò volumi articolati e luminosi. Secondo Suger la luce che entra accende la chiesa e illumina la “mente ottusa che sale a verità attraverso ciò che è materiale e alla vista di questa luce risorge” (versi incisi da Suger sulle porte di bronzo dei portali della cattedrale).

Nel Rinascimento nelle vetrate aumentarono i soggetti non religiosi e, con la ripresa della classicità, aumentarono i temi mitologici, tradizioni araldiche, racconti poetici. Ciò comportò una ricchezza di rappresentazione grafica che il solo colore del vetro risultava insufficiente a realizzare la complessità dell’immagine e si richiesero sempre maggiori interventi di disegni e tratteggi per descrivere i vari motivi del soggetto rappresentato. Fu in questo periodo che le committenze iniziarono a rivolgersi con maggiore frequenza ai pittori prima che ai vetrai.

Chiesa del Gesù Maestro artista Suor Michelangela pd.

Dopo questo periodo di splendore, nei secoli a seguire ci fu la decadenza dell’arte vetraria. Si riprese solo nel XIX secolo attraverso il revival gotico e l’Art Nouveau e personaggi dal calibro di Louis Tiffany, William Morris e Eugène Viollet-Le-Duc riprendendo così un ruolo importante tra le arti.
Nel corso del‘900, dopo i primi decenni del secolo di crisi, con la realizzazione di vetrate a firma di grandi artisti quali Henri Matisse e Marc Chagall vi è stato un rilancio dell’arte vetraria che perdura fino ai giorni nostri.

Questo breve excursus sulla storia dell’arte vetraria, utile ad introdurre gli argomenti trattati dalla rivista Chiesa Oggi, pone una riflessione sullo stato dell’arte vetraria. Un’arte apparentemente trascurata dal grande pubblico, che a differenza della pittura muraria, poco si sofferma ad ammirare e scoprirne i segreti della tecnica e gli artisti che hanno realizzato le opere.

Delle vetrate, entrando in una cattedrale, si ammirano gli effetti delle trasparenze colorate che esse diffondono attraverso la luce ed eventualmente la loro maestosità, ma la curiosità dell’osservatore non va oltre.

I motivi di questo atteggiamento “disinteressato”, sono forse da addebitarsi a due fattori principali. Il primo è senza dubbio intrinseco alla loro realizzazione che è specifica di artigiani capaci di assemblare il vetro, di plasmarne la materia con i loro segreti e metodologie di realizzazione. In sintesi è un’arte che non appartiene all’artista che disegna e realizza il soggetto rappresentato, ma all’artigiano che la realizza e questo aspetto ha portato una sorta di disinteresse nel corso dei secoli da parte degli stessi artisti alla realizzazione di vetrate. L’artista, tra l’altro, si sente anche limitato nella sua espressione proprio per le metodologie limitative di raffigurare sul vetro rispettando le caratteristiche del vetro se pur colorato: la trasparenza.
Il secondo motivo è che nell’architettura le vetrate decorative sono sempre state delegate, fin dall’origine, a riempire, con i loro effetti cromatici, dei vuoti lasciati dalle finestre.

E’ in atto un cambiamento di tendenza e finalmente si comincia a considerare la vetrata un’arte. Un’arte che filtra la luce, la indirizza, la colora, la trasforma in simboli e la rende necessaria a creare, insieme all’architettura, il luogo che stimola gli animi dando loro quel senso di mistero e potenza soprannaturale.

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