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la chiesa riferimento di una città che cambia

a cura di Edmondo Jonghi Lavarini

Milano che cambia: dalle mede di sabbia alle chiese di quartiere. Un viaggio tra architettura, memoria e trasformazione urbana

Nel cuore di una città che muta incessantemente, il restauro delle chiese non è solo un gesto di conservazione architettonica, ma un atto di memoria collettiva. Attraverso lo slider interattivo, lasciati sorprendere nel riconoscere strade, edifici e monumenti nascosti tra passato e presente: un gioco visivo per riscoprire come Milano è cambiata — e come, in fondo, certe sue anime non siano mai scomparse.

Se c’è un luogo a Milano che racconta in silenzio la trasformazione del paesaggio urbano, è la zona attorno piazzale Ovidio, appena fuori la milano degli anni ’30, tra i palazzi ordinati e le strade trafficate, un tempo si stendevano le immense “mede”, le colline di sabbia e ghiaia che davano un volto completamente diverso al quartiere.

Le “mede”: natura artificiale e ingegneria urbana

Le mede, in milanese, erano collinette artificiali alte anche più di 12 metri, formate dal materiale scavato durante la costruzione dell’Idroscalo. Una rete ferroviaria Decauville a scartamento ridotto trasportava la terra per circa due chilometri, dall’ex Cascina Castello di Linate fino all’inizio dello stradone che oggi è viale Forlanini. Oltre 400.000 metri cubi di materiale vennero depositati, poi venduti per realizzare cemento, acciottolati e mattoni.

Negli anni Trenta, in piena crisi economica e sotto l’isolamento fascista, i lavori si fermarono e le mede rimasero. Milano, creativa e resiliente, le trasformò in piste da sci improvvisate: bastavano un tram e degli sci in legno per farne una domenica invernale memorabile.

Le chiese come nuovi landmark urbani

Proprio dove c’erano le mede, sorsero nuovi quartieri, e con essi nuove chiese a fungere da punti di riferimento. La Parrocchia del Preziosissimo Sangue era già li dalla fine del Seicento, consacrata nel 1975, fu ricavata adattando una parte del vecchio complesso della Senavra, che nel Seicento era una casa di esercizi spirituali dei Gesuiti e, in seguito, un ospedale psichiatrico.

Si nota anche la chiesa appena costruita dei Santi Nereo e Achilleo: (vedi articolo qui)

L’edificio attuale, con una navata unica, archi trasversali in cemento armato e soffitto in tavelle di laterizio a vista, è un esempio interessante di come l’architettura liturgica degli anni ’60 e ’70 seppe reinterpretare spazi esistenti per rispondere a nuove esigenze sociali e spirituali.

Lo slider architettonico: un gioco per architetti (e non solo)

Cercando foto storiche online si possono esplorare altre zone della città che hanno vissuto una trasformazione simile:

  • Villapizzone, Affori, Lambrate, con le loro mede oggi sparite ma ancora presenti nei ricordi di chi ci abitava;
  • Porto di Mare e Sella Nuova, dove le cave come la Calchi Taeggi hanno lasciato spazio a nuove urbanizzazioni;
  • la Darsena e lo scalo di Greco, luoghi strategici per l’arrivo della sabbia via barcone;
  • via Olivieri a Baggio, ultimo baluardo di una mede sopravvissuta fino al Dopoguerra.

In questo caso, le riprese aeree degli anni Cinquanta dell’area tra viale Mecenate e piazzale Ovidio mostrano le mede ancora presenti, anche se ridotte. La sabbia fu fondamentale per la ricostruzione postbellica, come lo furono le parrocchie per ricostruire una città anche nella sua dimensione umana.

Tra memoria storica e curiosità architettonica, questo slider vuole essere un invito: guardare Milano non solo con gli occhi del presente, ma attraverso i livelli del tempo, dove ogni chiesa, ogni cumulo di sabbia, ogni binario dismesso racconta una città in movimento.


Lo slider interattivo, sfruttabile al meglio con un monitor grande, permette di avere un colpo d’occhio paragonando una fotografia attuale con una degli anni Trenta: si vedono chiaramente, nel vuoto urbano di allora, i sabbioni di via Michele Bianchi (oggi viale Forlanini), con sullo sfondo il gasometro della Cascina Cavriana, all’Ortica. Se non compare subito attendi qualche secondo in più dato che ci sono due immagini in altissima risoluzione da 10Mb l’una in modo che tu possa anche zoomare senza perdere dettagli. Per guardare le immagini a schermo intero clicca qui

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