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LA CHIESA DI SAN GIUSEPPE, LA BELLEZZA RITROVATA

La Chiesa di San Giuseppe a Bergamo, nella sua configurazione attuale, è il risultato di una serie di trasformazioni avvenute tra il XVII e il XVIII secolo. Questo studio si propone di esaminare l’evoluzione dell’edificio attraverso l’analisi delle cartografie storiche e dei documenti archivistici, un approccio che risulta fondamentale per comprendere le ragioni del degrado presente e le sue caratteristiche, costituendo una base solida per l’intervento di restauro conservativo concluso nel 2023.

Lo sviluppo del complesso nella cartografia storica 

La chiesa di San Giuseppe, situata in via Garibaldi vicino al civico 8, si presenta con una facciata semplice ed elegante. La facciata è dipinta con riquadrature geometriche e finte lesene a doppio ordine, sormontate da capitelli corinzi. Nella parte inferiore, un basamento in arenaria di circa 2 metri sostiene un portale sempre in arenaria, con la data incisa MDCXCII (1692).

La chiesa è preceduta da un piccolo sagrato in arenaria, ribassato di cinque gradini rispetto a via Garibaldi. Originariamente, prima della nuova conformazione viabilistica attuale, la chiesa si affacciava su via Cavette, a un livello inferiore.

L’interno della chiesa, si articola in una navata unica con una sola cappella laterale a sinistra dell’altare. La cappella ha una pianta rettangolare e una volta a botte. 

Al piano terra, oltre alla sacrestia, si trova un salone con altare e coro ligneo a sud della navata. Al piano superiore, accessibile dall’ingresso vicino all’organo, ci sono locali a servizio della chiesa.

L’interno della chiesa è articolato con un ingresso che include un endonartece, separato dal vano principale da una cancellata. 

La copertura della chiesa è realizzata in legno e ricoperta di coppi, dalla chiesa è visibile una volta a botte. La muratura portante è in muratura mista e intonacata.

Le pareti laterali presentano un elegante apparato decorativo, la volta è decorata con stucchi e dipinta nei medaglioni centrali. I preziosi materiali lapidei, dai vivaci colori cromatici, provengono da cave non più utilizzate, aggiungendo un ulteriore tocco di distinzione a questo spazio sacro.

Per ricostruire l’evoluzione storica della Chiesa sono stati consultati vari documenti contenuti negli archivi. In una scheda del PGT redatta dall’arch. Colmuto Zanella nel 1973, del Comune di Bergamo, sappiamo che la costruzione della Chiesa di San Giuseppe è risalente all’anno 1638 ed appartenente alle Monache terziarie di San Francesco, con ingresso da via San Alessandro n.52. La stessa scheda riporta una ristrutturazione del corpo laterale ad ovest e le caratteristiche tipologiche del fabbricato, costituito da una navata a pianta rettangolare con volta a botte, il tetto a padiglione e la presenza di corpi laterali più bassi e sacrestie a due piani, coperti con tetto a padiglione.

Le mappe storiche di Bergamo e i disegni contenuti negli archivi, in particolare, offrono una conferma visiva delle evoluzioni subite dal complesso, queste mostrano come la chiesa e i suoi annessi siano cambiati nel corso dei secoli. Le mappe storiche relative agli anni 1641/43 raffigurano la Chiesa costituita da un’unica navata, che probabilmente ospitava un coro interno, e dal campanile laterale; tra il 1679/83 venne costruito un nuovo spazio adibito a coro e la cappella laterale; mentre nel periodo 1807/1909 vennero costruiti dei corpi adiacenti alla Chiesa che nel 1951/55 furono demoliti e ricostruiti con altezze e forme diverse, in questo periodo fu anche demolito il campanile che non fu più ricostruito.

Attorno all’ultimo decennio del 900, viene realizzato l’intervento di restauro del coro retrostante alla navata centrale della Chiesa. Gli interventi vedono l’asportazione della ridipintura più recente riportando alla luce quella più antica. Ad aggiungersi sono gli interventi di pulitura, consolidamento, stuccatura e integrazione su intonaci e dorature.  Mentre, nell’anno 2001, avvenne l’intervento di restauro dei fronti esterni alla Chiesa di San Giuseppe interessato da evidenti fenomeni di degrado. L’intervento vide la pulitura, consolidamento e integrazioni per i dipinti lungo il fronte principali di cui l’ultimo restauro avvenne tra il 1955 e 1959. Per i restanti fronti secondari fu prevista la rimozione dell’intonaco più recente, il consolidamento della superficie a supporto della nuova stesura d’intonaco. 

L’ANALISI DELLO STATO ATTUALE

Fenomeni di degrado e interventi

Il progetto è stato avviato a seguito della richiesta della committenza di verificare la presenza di acqua nei piani interrati della chiesa, che causava umidità e efflorescenze, estendendosi dalla cripta fino alla navata. La fase di analisi è stata cruciale per comprendere i fenomeni di degrado e gli interventi necessari. Il rilievo, effettuato tramite laser scanner dal geom. Stefano Benzoni, ha permesso di ottenere ortofoto e una nuvola di punti, con la quale sono stati realizzati gli elaborati architettonici (piante, prospetti, sezioni). È stata anche mappata la tipologia dei materiali interni ed esterni, individuando le aree danneggiate e i metodi di intervento.

I materiali identificati includevano intonaci marmorizzati, decorazioni in stucco, dipinti, pavimentazioni in marmo, rivestimenti marmorei, e decorazioni lignee. Il degrado era lieve/discreto, con fessure evidenti nell’area dell’organo e nel corpo laterale est. Il problema principale era l’umidità, visibile dalle efflorescenze e piccole lacune nelle murature, soprattutto nella parte bassa dei paramenti murari.

Le finiture esterne, con intonaco cementizio degli anni ’60, non garantivano un adeguato comportamento igrometrico, aggravato dalla presenza di anidride carbonica e idrocarburi. L’umidità era particolarmente presente nel piano interrato, dove le murature sono controterra, ma il pavimento radiante installato nella seconda metà del 1900 ha probabilmente limitato il degrado. I danni interni potrebbero essere anche il risultato di condense dovute a sostanze oleose e una cattiva gestione termica, che ha reso il problema ciclico e aggravato nel tempo.

L’umidità di risalita e il sistema di monitoraggio delle mura

Il principale problema di degrado riscontrato nella chiesa è l’umidità di risalita. Dai sopralluoghi effettuati in prima battuta, sono emersi principalmente problemi relativi al piano interrato, nella cripta, e poi all’interno della chiesa. 

Analisi reti scarichi esistenti 

Il primo tema affrontato durante questa fase di analisi, è stato il tema delle reti di scarico esistenti. Quanto emerso in generale è la presenza a piano terra di una rete di acque bianche diffusa (griglie nei cortili) che non risultava particolarmente intasata, è stata comunque effettuata una pulizia generale dei pozzetti. 

Al piano interrato invece, nei due locali della cripta, sono presenti due pozzi perdenti, con funzione di raccolta entrata/uscita di acqua di falda; la problematica principale era legata alla mancanza di un convoglio in una rete fognaria e di un collegamento con pompe di risalita, con il risultato della dispersione dell’acqua nei locali stessi.

Per quanto riguarda la rete delle acque nere è stata rilevata la presenza di una dorsale nel giardino di fronte l’antico vicolo. Su questa dorsale convergono gli scarichi dei bagni e delle cucine presenti. In quest’area l’acqua non riusciva a defluire correttamente, risultando gli stessi scarichi particolarmente intasati. 

Si è proceduto quindi alla pulizia e svuotamento della rete individuata.

Le murature di questa porzione sottostante la chiesa risultano essere contro terra e per il loro sistema costruttivo antico, non hanno elementi di interruzione tra muro e terra, ciò portava ad un passaggio di acqua e sali con fenomeni di degrado connessi. 

Grazie alla ricerca storica è stata individuata la presenza della roggia Curna, derivazione della Morlana, a sua volta alimentata dal fiume Serio, con un tracciato ipotizzato nei pressi della chiesa e delle costruzioni adiacenti del cortile interno. La presenza di umidità di risalita è stata quindi connessa alla presenza della roggia stessa.

A fronte del sopralluogo e della verifica delle reti tecnologiche ci siamo concentrati sull’acqua di falda, sono state fatte delle indagini con una ditta specializzata Ecodry, con l’effettuazione di misurazioni ponderali per la verifica dell’umidità nei locali della cripta a piano interrato e nella chiesa a piano terra. Queste analisi hanno fatto emergere dati molto elevati sulle pareti a contatto con il terreno sia a piano terra sia a piano interrato, lo strumento ha quantificato e confermato la presenza dell’acqua di risalita, che risultava variabile a seconda del sistema costruttivo, maggiore in quello antico e decisamente inferiore in quello nuovo. 

All’interno della navata è ipotizzabile che sia stato rifatto intonaco nella parte bassa tra una parasta e l’altra, a differenza delle paraste stesse, della cappella e dell’intercapedine orientale, che riportavano presenza di maggiore acqua. 

Problemi di umidità di risalita erano presenti anche su tutta la parete del locale deposito che in prospetto coincide con il fronte ovest del fabbricato. La muratura ha uno spessore importante e presentava patologie di distacchi, efflorescenze e rigonfiamenti per tutta la lunghezza e per un’altezza pari a 160 cm.

Chiesa indagini apparato decorativo 

A seguito di confronto delle problematiche emerse e delle necessità di valutare gli strati sottostanti della superfice pittorica esistente, sono stati localizzati con la restauratrice Silvia Baldis 30 punti in cui realizzare i tasselli. 

L’indagine preliminare è stata eseguita con l’obbiettivo di sondare le finiture degli intonaci (tinte monocrome, finti marmi lucidi) e degli elementi decorativi in stucco, anche dorato. 

I tasselli stratigrafici e le prove di pulitura sono stati realizzati in zone più significative, in particolare sulla cappella laterale, sulla parete della navata opposta, e la parete della controfacciata. 

La campionatura si è avvalsa di prove di pulitura e indagini invasive seguite da un’attenta osservazione ravvicinata e diretta. Le prove sono state realizzate a secco, e i tasselli sono stati eseguiti con mezzi meccanici. Si rimanda al contributo della stessa restauratrice Silvia Baldis al capitolo seguente. 

INTERVENTO DI RESTAURO ARCHITETTONICO

A seguito dei sopralluoghi, dei rilievi effettuati, delle problematiche riscontrate e delle richieste da parte della committenza sono stati individuate diverse fasi di restauro, che si articolano in: 

– Umidità di risalita, con sistemazione reti acque a piano interrato; rifacimento intonaco a piano interrato cripta; rifacimento intonaco nel vano scale che collega con sacrestia; 

– Restauro della chiesa a fronte delle indagini preliminari dei rilievi geometrico materico e di degrado e delle modalità di intervento previste; 

– Rifacimento degli intonaci sui prospetti esterni dei corpi adiacenti alla chiesa; 

– Adeguamento funzionale del confessionale con l’apertura di varco tra ingresso alla chiesa e locale confessionale e modifica dello stesso locale, e ripristino passaggio di collegamento tra sala a sinistra dell’ingresso e locale deposito. 

A seguito del rilievo, delle indagini preliminari e delle situazioni di degrado e criticità, si riportano di seguito gli interventi effettuati in base alle diverse problematiche riscontrate e sopra descritte. 

Umidita’ di risalita 

Nel locale cripta al piano interrato è stato fondamentale adottare pompe per mantenere il livello della falda acquifera alla maggior distanza possibile dalla pavimentazione. Sono state quindi posizionate due pompe nei pozzi perdenti esistenti, con realizzazione di rete di collegamento che convoglia l’acqua verso il locale deposito libri fino all’intercapedine esterna. In questo spazio è stato collocato un nuovo pozzetto di raccolta dell’acqua di falda con relativa pompa a fianco il vano scale di accesso alla sacrestia. 

Per la rete di acque nere l’intervento è stato quello di baypassare il vecchio sistema di scarico attraverso la realizzazione di una nuova tubazione, nel quale si convogliano gli scarichi di bagni e cucine del corpo di fabbrica più recente, con uscita nella fognatura pubblica. La rete pubblica è visibile nel vicolo e si collega con una cameretta d’ispezione alla rete su via Garibaldi. 

Un ulteriore intervento nei locali al piano interrato ha interessato il rifacimento dell’intonaco esistente in quanto molto ammalorato a seguito della presenza costante dell’umidità, con una rimozione completa per un’altezza di 200 cm nei tre locali e rifacimento con intonaco deumidificante. 

Per quanto riguarda la chiesa, il problema dell’umidità di risalita è stato affrontato attraverso un discialbo puntuale delle pareti laterali, con stesura di intonaco deumidificante nella parte bassa delle pareti della chiesa nelle porzioni non dipinte. Nelle porzioni dipinte, o ad intonaco marmorizzato, sono stati realizzati degli impacchi di pulitura estrattivi dei sali presenti. 

Per quanto riguarda la deumidificazione delle murature in generale è stato eseguito un metodo d’intervento, certificato Ecodry, ZETA III, a base elettromagnetica per la deumidificazione della muratura, che supera l’efficacia del sistema fino ad ora applicato della cosiddetta asciugatura elettrofisica del muro. 

La stessa procedura è stata applicata per la parete perimetrale a piano terra, nel locale del deposito adiacente alla cappella laterale. Dopo una prima verifica dei dati di umidità presente, è stata effettuata una rimozione dell’intonaco esistente e il rifacimento dello stesso fino ad un’altezza di 160 cm (sottofinestra).

L’apparato decorativo

L’intervento è stato eseguito su stucchi e dorature, dipinti murali, tinte e tappezzeria dipinta, finti marmi ed elementi in materiale lapideo. Indicativamente le fasi di restauro consistono nella pulitura delle superfici, nel consolidamento, nella stuccatura e ricostruzione di lacune e distacchi e nella protezione finale delle superfici. 

In particolare per gli stucchi sono state eseguite operazioni di consolidamento dei distacchi e in alcuni casi la ricostruzione ex novo puntuali per una leggibilità del modellato, ripresa delle dorature.

Per i dipinti murali è stato effettuato un restauro in tre fasi, ovvero la pulitura a secco di annerimenti e depositi superficiali; opere di consolidamento nei punti soggetti a lacune e l’ultima fase di integrazione pittorica con acquerello.

Durante la fase di restauro dedicata alle tinte e tappezzerie sono emersi dettagli risalenti a restauri precedenti, si è quindi scelto di riprendere le campiture risalenti all’intervento del 1915, mentre sulle pareti la decisione è stata quella di far emergere la finta tappezzeria dipinta sottostante, tramite la ricomposizione della geometria del disegno.

Sugli intonaci l’intervento ha previsto una revisione del consolidamento, con stuccatura delle fessurazioni e iniezioni con maltine premiscelate.

I pavimenti in marmo presentavano fenomeni di disgregazione, l’intervento ha previsto la pulitura di cere passate, la levigatura/stuccatura sulle porzioni decorate, l’integrazione delle parti mancanti ed infine la lucidatura. Altro intervento è stato quello sui finti marmi delle lesene, in generale con operazioni di pulitura, consolidamento, stuccatura e reintegrazione delle decorazioni 

Gli intonaci esterni 

La chiesa presenta due corpi di fabbrica addossati in cui sono presenti i locali accessori, realizzati nei primi anni 60 del novecento su progetto dell’ing. Pellegrini e dell’Ing. Angelini. 

Nel volume di destra sono presenti l’ingresso la sagrestia, il confessionale, e altri locali accessori, ed è presente il vano scala di collegamento ai locali di piano primo e ai locali interrati. Il corpo di fabbrica di sinistra ospita una sala direttamente accessibile dall’ingresso della chiesa e locali di deposito accessibili dalla chiesa con una scala di collegamento a piano interrato. 

Il progetto prevede il rifacimento dell’intonaco graffiato a base cementizia, che impedisce la naturale traspirazione delle murature, sui corpi di fabbrica adiacenti alla Chiesa di San Giuseppe sui prospetti ovest, nord ed est. La parte bassa delle facciate è caratterizzata dalla presenza di una zoccolatura in pietra serena che presenta distacchi, con presenza di risalita capillare soprattutto nella porzione vicina al terreno del prospetto ovest ed episodi di sfogliatura. 

Confessionale

Da stato di fatto è presente un confessionale a destra dell’ingresso. Si tratta di un arredo che ospita il fedele, mentre il confessore si posiziona nel locale dedicato che ha accesso dalla sacrestia e attraverso una grata nel muro ascolta la confessione. La committenza ha sollevato la necessità di avere un luogo dedicato per la confessione per salvaguardare la privacy del fedele. Per soddisfare tale richiesta è stato creato un varco nella parete tra l’ingresso e il locale. L’arredo in legno esistente è stato modificato tramite il posizionamento di una porta, in passato presente poi chiusa negli anni 60, che permette il collegamento tra i due spazi. Nel locale confessionale verrà realizzata una parete di cartongesso con lo scopo di dividere fisicamente il confessore dal fedele, inoltre è stata realizzata una grata per permettere la confessione.

Nuova illuminazione

Oltre agli interventi descritti, la committenza aveva richiesto un miglioramento generale dell’illuminazione, che potesse esaltare ulteriormente le caratteristiche distintive dell’edificio e soddisfare le esigenze liturgiche.

Il progetto prevedeva l’installazione di 18 punti luce (faretti a parete, a soffitto e faretti a terra), per i quali è stata studiata una precisa disposizione e scelta una tipologia adatta a ciascuna esigenza. 

Particolare attenzione è stata dedicata alle opere pittoriche, alla zona dell’altare, alla volta e all’altare situato nella cappella laterale. Il progetto ha integrato anche soluzioni di domotica, per rispondere in modo più efficiente alle necessità liturgiche. Grazie ad un’applicazione scaricabile su smartphone e tablet, è possibile gestire l’illuminazione, scegliendo quali luci attivare, disattivare o regolare in base all’intensità desiderata.

Con quest’ultimo intervento si è concluso il restauro della Chiesa di San Giuseppe.

Cronologia:

2020: perizia dello stato di fatto

2021/2022: fase di progetto e indagini integrative

Febbraio 2023: inizio lavori per opere interne

Settembre 2023: inizio lavori per opere esterne

Aprile 2024: fine lavori 


LAURA DI BELLA RESTAURO&ARCHITETTURA

Lo Studio Professionale Laura Di Bella Architettura & Restauro, attivo a Bergamo dal 2011, nasce dalla passione e dalla visione di Laura Di Bella, Architetta laureata al Politecnico di Milano.

Con un’attenzione speciale al recupero edilizio e al restauro, lo studio affronta progetti di ogni scala, dalle sfide di recupero delle architetture storiche agli interventi pubblici di rilievo. Con una lunga esperienza in concorsi nazionali e internazionali, e con una solida expertise nel restauro di monumenti e nella progettazione sostenibile, lo studio si distingue per il suo impegno nella valorizzazione del patrimonio e nella creazione di spazi innovativi e funzionali.


Chiesa di San Giuseppe

PERIODO 1641

COMMITTENTE Istituto Diocesano Preti del Sacro Cuore 

SOPRINTENDENZE Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Bergamo e Brescia arch. Cinzia Robbiati e dott. Angelo Loda

PROGETTO ARCHITETTONICO Arch. Laura Di Bella 

DIREZIONE LAVORI E COORDINAMENTO SICUREZZA Arch. Laura Di Bella 

RUP DIOCESI DI BERGAMO Arch. Edoardo Milesi, Studio ARCHOS

CONSULENZE Sonepar srl (progetto illuminazione)

IMPRESA APPALTATRICE R Costruzioni srl

IMPRESA DI RESTAURI Silvia Baldis Restauri

ALTRE IMPRESE

Genuflex srl

Ecodry srl

Borsotti Dontella Restauri e Fabiana Maurizio

Agazzi Umberto, impianti elettrici

Costo dell’opera: 395.000 euro

Fotografie di Silvia Belloni e Silvia Baldis

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