La sensibilità al tempo, in un presente di grandi cambiamenti.
È questo che si discute nella 58. Biennale d’Arte di Venezia, curata da Ralph Rugoff e inaugurata l’11 maggio scorso, dall’ironico titolo May You Live in Interesting Times ovvero Che tu possa vivere in Tempi Interessanti.
Arte senza confini
L’ARTE mette in mostra l’attualità dei tempi odierni: politica, denuncia sociale, minoranze etniche, migrazioni, condizione femminile e giovanile, ambiente e sostenibilità. “C’è bisogno di opere che abbiano diverse chiavi di lettura perché possano entrare in contatto con il grande pubblico”, dichiara lo stesso Rugoff. “Ciò che rende l’arte speciale è il fatto che resiste a qualsiasi chiusura mentale”. L’ARTE in mostra senza confini tra ciò che è “contenitore” e ciò che è “contenuto”. Ne è un esempio il brillante progetto per il Padiglione Venezia ai Giardini della Biennale presentato dalla curatrice Giovanna Zabotti “Una mostra visitabile dall’esterno, il Padiglione inteso come “scatola magica” di un tessuto urbano ed irripetibile che, nell’immaginario, sfocia spesso in un sogno e dall’interno, il Padiglione inteso come sintesi di una lunga storia tra incroci di civiltà, religioni, arte e cultura”.
Una forma di linguaggio nuova
E’ forse questa una chiave di lettura interessante che ci permette, con semplicità, di considerare l’arte contemporanea come una forma di linguaggio nuova e fondamentale per superare ostacoli culturali e generazionali.
Lo ribadisce anche Papa Francesco, che durante l’udienza in Vaticano del 24 maggio scorso organizzata dalla presidente AMEI Domenica Primerano con i dirigenti e gli operatori dell’Associazione Musei Ecclesiastici, ha sottolineato come “il dialogo con gli artisti contemporanei, avviene promuovendo incontri, realizzando mostre, formando le persone a linguaggi di oggi. È un lavoro di sapienza e di apertura, non sempre apprezzato. E’un lavoro “di frontiera”, indispensabile per continuare il dialogo che la Chiesa sempre ha avuto con gli artisti. L’arte contemporanea recepisce i linguaggi a cui specialmente i giovani sono abituati.”
Occasione di confronto e dialogo
L’arte contemporanea assume così un ruolo nuovo, quello di essere occasione di confronto e dialogo con la cultura di oggi.
L’arte come strumento per avvicinare mondi diversi, l’arte che dà nuova vita a spazi e luoghi che si trasformano per diventare nuovi contenitori ricchi di messaggi e di nuove opportunità.
L’arte che può favorire la riscoperta dell’identità culturale di un luogo e di una comunità territoriale, ma che al tempo stesso si apre a una partecipazione più dinamica e più attiva per creare nuove relazioni, opportunità di impresa e di sviluppo sociale.
Ancora Papa Francesco, ricorda nell’Enciclica “Laudato Si” che “il patrimonio storico, artistico e culturale, insieme al patrimonio naturale, è ugualmente minacciato. Esso è parte dell’identità comune di un luogo e base per costruire una città abitabile. Bisogna integrare la storia, la cultura, l’architettura di un determinato luogo, salvaguardandone l’identità originale, facendo dialogare il linguaggio tecnico con il linguaggio popolare. È la cultura intesa non solo come i monumenti del passato, ma specialmente nel suo senso vivo, dinamico e partecipativo (cfr n. 143).”
Riuso e valorizzazione
Su questo chiaro messaggio e condividendone appieno il valore, pubblichiamo su questa edizione di Chiesa Oggi alcuni servizi dedicati al riuso e alla valorizzazione di beni ecclesiastici abbandonati, sottoutilizzati o dismessi, e di come il processo di trasformazione di questi edifici avvenga, in molti casi, attraverso iniziative e progetti che abbiano come filo conduttore esperienze legate alla promozione e al sostegno dell’arte.
Nel servizio “La Santa Impresa” (pagg.22-25), è chiaro come basterebbe seguire i principi dell’Enciclica “Laudato Si”̀ di Papa Francesco sulla cura della casa comune per avere l’orizzonte della valorizzazione di questo patrimonio. Nei processi di trasformazione, diventa fondamentale il coinvolgimento sociale: le chiese sono costruzioni che per storia, tradizione e affezione popolare favoriscono relazioni, tanto nel sorgere quanto nel “divenire”. La grande opportunità è trasformare questi spazi in “luoghi di comunita”̀, in “beni comuni”. Senza dover necessariamente “privatizzare”, è interessante innescare sperimentazioni che, garantendo una fruizione pubblica, producano un impatto sociale, culturale ed occupazionale, soprattutto a favore delle giovani generazioni. In coerenza e rendendo contemporanei i valori della Chiesa.
L’Esperienza raccontata nel servizio dedicato all’ex chiesa di San Rocco a Trapani (pagg 28-32), ancora di più mette in evidenza come il progetto di recupero dell’ex edifico di culto, sia diventato oggi un luogo nuovo, un oratorio appunto, che fa cultura e rigenera il tessuto urbano.
Arch. Caterina Parrello,
Direttore Editoriale Chiesa Oggi