La nuova chiesa sussidiaria di Cibeno di Carpi dedicata alla SS Trinità è il risultato di un lungo percorso iniziato con un concorso ad inviti organizzato dalla Diocesi di Carpi. Il progetto realizzato è il risultato di una revisione totale di quello uscito dall’esito del concorso di progettazione, una revisione determinata, dopo la drammatica vicenda del terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna, da una necessità di ridefinire in modo significativo, le risorse economiche a disposizione
L’8 Dicembre del 2020 è stata aperta al culto la nuova chiesa di Cibeno di Carpi in provincia di Modena, questo evento, ancora in piena pandemia, è avvenuto esattamente 55 anni dopo quell’ 8 Dicembre 1965 – quando Papa Paolo VI, chiuse il Concilio Vaticano II aperto da Giovanni XXIII, con la Lettera agli Artisti.
La nuova chiesa sussidiaria di Cibeno di Carpi dedicata alla SS Trinità è il risultato di un lungo percorso iniziato con un concorso ad inviti organizzato dalla Diocesi di Carpi.
La chiesa sorge in un quartiere che sino alla metà degli anni 50 del 1900 questo luogo corrispondeva ad una zona rurale alle porte della città di Carpi, scarsamente popolata e caratterizzata dalla forte presenza di terreni agricoli.
Dopo gli anni ‘60, con la crescente urbanizzazione del territorio comunale di Carpi, Cibeno, che tra la fine dello scorso secolo e i primi anni duemila ha conosciuto un ulteriore sviluppo.
Il progetto realizzato è il risultato di una revisione totale di quello uscito dall’esito del concorso di progettazione, una revisione determinata, dopo la drammatica vicenda del terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna, da una necessità di ridefinire in modo significativo le risorse economiche a disposizione.
Questa maggiore ristrettezza economica è stata colta come un’opportunità per pensare ad un edificio semplice, sobrio, che non ostentasse inutili geometrie di monumentalità e che guardasse alla funzione che doveva svolgere al suo interno con un carattere esterno improntato ad una composizione minimale costruita con il ricorso a pochi volumi puri che assumono una valenza compositiva scultorea cercando un dialogo con l’adiacente paesaggio industriale.
La nuova chiesa si colloca all’interno del recinto di un antico cimitero sconsacrato e bonificato negli anni sessanta dello scorso secolo.
L’opportunità di costruire uno spazio per il futuro della comunità che fondasse le sue radici fisiche sulla propria storia e sulla storia delle proprie persone, è stata interpretata dal progettista come un’opportunità per caricare di un significato ancora più denso il nuovo edificio destinato alla comunità.
Il volume principale, ad andamento prevalentemente orizzontale, trova una espressione di maggiore verticalità nell’importante tiburio a parallelepipedo che sovrasta il presbiterio con un ampio lucernario che fotografa il cielo e convoglia all’interno della chiesa un’abbondante luce naturale.
All’esterno il tiburio è caratterizzato da un rivestimento metallico di facciata che riporta una reinterpretazione del famoso dipinto del Masaccio dedicato alla SS. Trinità alla quale la chiesa è dedicata.
Il medesimo motivo, appena percepibile e riprodotto con una volontà più simbolica che figurativa lo si ritrova in altre porzioni di rivestimento di facciata dell’edificio.
La facciata principale è caratterizzata da un significativo aggetto del volume che crea un importante portico protetto. Il portico si sviluppa ad “L” interessando anche un tratto del fronte ovest verso via Canale di Cibeno in corrispondenza dell’antico ingresso principale al cimitero che è stato quindi mantenuto e rivalutato per sottolineare la memoria storica di questo ingresso.
Il nuovo sagrato, antistante la chiesa, è caratterizzato da un piano leggermente inclinato pavimentato in pietra naturale, un granito giallo che con il suo colore caldo riprende i cromatismi del muro perimetrale e crea uno spazio caldo e accogliente. Sul lato est un importante volume in aggetto articola la composizione del prospetto e lascia intravvedere al suo interno lo spazio gradonato dedicato al coro.
La collocazione della nuova chiesa all’interno dell’antico recinto cimiteriale ha determinato la realizzazione di un luogo più raccolto, silenzioso, e di protezione rispetto alla rumorosa strada provinciale.
Il muro del vecchio cimitero ha il ruolo di isolare dalle criticità esterne ma si apre al tempo stesso alla comunità, attraverso le puntuali brecce esistenti che indicano gli allineamenti fissi ai quali il volume della chiesa si attiene.
La collocazione del volume della chiesa è eccentrico rispetto al recinto e questo genera gerarchie differenziate sui quattro lati di questo spazio verde che assume il ruolo di una vera e propria estensione all’esterno dello spazio sacro.
Nuova Chiesa, antico muro del recinto e spazio verde costituiscono di fatto i tre elementi compositivi di un unico manufatto costituito da pieni e da vuoti, da spazi interni e da spazi esterni.
L’antico muro del cimitero è stato semplicemente risanato avendo cura di non cancellare le tracce del tempo e accompagna i fedeli in un percorso di raccoglimento e introspezione che si attua in relazione con lo spazio esterno.
La facciata della nuova chiesa, dal carattere volutamente sobrio e silenzioso, è impreziosita da alcuni inserti longitudinali dorati che rappresentano, in analogia alle fiammelle di alcuni affreschi rinascimentali, le anime dei defunti che ascendono al cielo.
La realizzazione di un vero e proprio percorso di relazione con la natura e di un micropaesaggio con chiare valenze “liturgiche”, pensiamo per esempio alla celebrazione della via Crucis in occasione del Venerdì Santo, può costituire l’ultimo tassello di dettaglio nella realizzazione di questo lavoro.
Per quanto riguarda l’assetto liturgico si può definire un impianto tradizionale, caratterizzato da un’assialità longitudinale che culmina con la zona presbiteriale; alla destra del presbiterio, in un volume aggettante che richiama forma e proporzione di un transetto è stato collocato uno specifico spazio gradonato per accogliere il coro e i gruppi di bambini e ragazzi.
L’intera struttura è connotata da materiali semplici arricchiti da trattamenti superficiali che li rendono unici. Le grezze pareti in cemento armato sono state realizzate con l’inserimento di ossidi che conferiscono un colore caldo e sono state in buona parte successivamente martellinate a punta grossa trasformandole in veri e propri monoliti di pietra sui quali si infrange la luce che ne evidenzia la tessitura.
In alcuni tratti alcune semplici tavole in abete rivestono le pareti interne e sono state impreziosite con un trattamento di doratura che le rende luminose. Il pavimento è in semplice cemento lisciato, ma anch’esso miscelato con ossidi, inerti e un trattamento al litio che conferisce un colore cuoio che lo rende in un certo senso vivo e accogliente.
I luoghi liturgici si dispongono in modo canonico sopra il basamento del presbiterio: l’altare centrale, l’ambone a destra, il tabernacolo collocato anch’esso a destra ma leggermente defilato inserendosi in prospettiva con una vetrata che si apre verso il giardino che si scorge dall’interno portando il rapporto della celebrazione anche all’esterno.
In questo modo il luogo per la custodia dell’Eucarestia si colloca in uno spazio dedicato, una sorta di cappella laterale che si costruisce in modo prospettico. La sede, posizionata simmetricamente all’ambone rispetto all’altare, rimane ben visibile dall’intera assemblea senza costruire uno sguardo frontale che potrebbe in alcuni momenti della celebrazione risultare improprio.
Altare, Ambone e supporto del tabernacolo sono realizzati in cemento decorativo impreziosito da un trattamento a fori riempiti con gesso scagliola di colore avorio che recuperano in chiave contemporanea la tradizione locale nella realizzazione dei pagliotti di altare.
Questo trattamento è il risultato di un’appassionata collaborazione tra l’architetto, l’artista Manfred Alois Mayr che ha fatto da consulente artistico per l’intero progetto e maestranze altamente specializzate in questo tipo di realizzazione. I volumi sono semplici, puri.
Il risultato integra l’essenzialità e la semplicità che ogni spazio sacro deve possedere con la chiara volontà di non rinunciare a quei contenuti di eleganza e unicità che solo l’arte può conferire.
L’immagine mariana è ospitata in una sorta di cappella dedicata che si colloca a destra rispetto all’ingresso principale. Si tratta di uno spazio molto prezioso, totalmente rivestito in tavole d’abete dorate e abbondantemente illuminato dall’alto. La statua è stata realizzata con l’impiego di una statua lignea esistente con la quale la comunità ha instaurato un legame affettivo.
La statua è stata però magistralmente reinterpretata dall’artista che ha conferito all’intera figura un colore blu cobalto, il medesimo colore utilizzato in buona parte dell’iconografia antica per restituire il velo della Madonna. Alcuni inserti in foglia d’oro zecchino impreziosiscono questa figura che assume in questo modo un’aura e una valenza dal forte significato simbolico.
Il presbiterio è caratterizzato da un importante lucernario che convoglia sullo spazio liturgico la principale fonte di illuminazione naturale di tutta la chiesa e fa percepire un ritaglio di cielo che entra all’interno dello spazio sacro e dalla presenza di un fondale in calcestruzzo martellinato a punta grossa che intercetta la luce naturale.
Su questo fondale è collocata la croce gloriosa trattata con una galvanizzazione in oro zecchino che riflettendo la luce naturale produce un’aura dorata sulla parete retrostante. All’interno della croce, dal disegno essenziale, sono incastonate cinque gemme di cristallo rosso a ricordare le ferite dei piedi delle mani e del costato.
In prossimità dell’ingresso è stata collocata una teca contenente il mattone benedetto da Papa Francesco il 2 Aprile del 2017 in occasione della sua visita pastorale a Carpi quale simbolo della prima pietra di questa chiesa che si stava iniziando a costruire.
Paolo Belloni fondatore dello studio PBeB- Paolo Belloni Architetto. Dottorato Internazionale con Lode all’Università Politecnica di Barcellona. E’ stato professore a contratto al Politecnico di Milano. Si occupa di progettazione urbana e architettonica con particolare attenzione ai temi della sostenibilità Ambientale. Il suo lavoro è stato premiato in numerosi concorsi di progettazione ed esposto alla Biennale di Architettura di Venezia nel 2014. Nel 2017 ha ricevuto il primo premio al “The Plan Award” per la realizzazione della nuova Scuola Primaria di Curno. Tra i suoi progetti per edifici di culto si ricordano la nuova Chiesa e Centro Pastorale di Cavernago (BG), la riqualificazione e adeguamento liturgico della chiesa di Brembo di Dalmine, La nuova Chiesa di Cibeno di Carpi, la riqualificazione dei luoghi di culto nel paese natale di Giovanni XXIII, il restauro della Chiesa dell’Immacolata a Longuelo, il progetto di riqualificazione del Santuario della Cornabusa e il progetto per la risalita al Santuario della Madonna della Grotta a Praia a Mare.
Committente:
Diocesi di Carpi-RUP: Ing. Marco Soglia Parrocchia di Sant’Agata di Cibeno
Parroco: Don Carlo Gasperi
Progetto Architettonico e DLL: Arch. Paolo Belloni-PBeB-Architetti-Bergamo
Progetto Artistico: Prof. Manfred Alois Mayr Bolzano, Arch. Paolo Belloni
Liturgista: Don Luca Baraldi
Fotografie: Carlo Oriente CREDITS
Panche e sedute: F.lli Schiavone Sas
Cronologia
- Febbraio 2014 Affidamento per redazione progetto rivisitato con nuovo budget (opere 1milione/euro – Q.E. 1,4 milioni))
- Marzo 2015 Istanza CEI
- 05 Maggio 2017 Inizio Lavori
- 08 dicembre 2020 Apertura al culto