Il Santuario della Beata Vergine delle Lacrime sito in Treviglio (BG) è stato di recente oggetto di grande attenzione per profondi interventi di restauro che, grazie alla nuova illuminazione progettata da Studio Switch, gli hanno riconferito l’antico splendore
Il Santuario della Madonna delle Lacrime è un’opera architettonica densa di storia, cultura e fede. Edificato tra il 1594 ed il 1619 per volere della Comunità trevigliese, è un costante richiamo al culto mariano ed all’episodio miracoloso del 1522, dal quale deriva il nome “Beata Vergine delle Lacrime”, che con il suo pianto salvò la città da sicura distruzione da parte delle truppe francesi.
L’interno, ad aula unica con transetto, può essere suddiviso in due parti: la navata d’ingresso, seicentesca con copertura costituita da una volta a botte continua, e l’ampliamento novecentesco, costituito dal transetto e dalla zona presbiteriale. La volta a botte della zona seicentesca è decorata con un grande affresco rappresentante l’episodio miracoloso, realizzato da Gianluca e Carlo Molinari tra il 1719 ed il 1722.
Lungo le pareti sono collocate tele raffiguranti la vita di Maria, opera di Giovanni Stefano Doneda, in collaborazione con i figli Carlo Antonio e Andrea (detti i Montalto). Le tele rappresentano episodi della vita della Vergine, dall’Annunciazione fino a giungere alla Trinità che incorona Maria.
Il Transetto è caratterizzato dalla maestosa cupola che sormonta l’incrocio con la navata. Il punto focale del Santuario è costituito dal presbiterio, dove ha sede l’immagine miracolosa, di autore ignoto. Nel catino absidale è riportata la rievocazione del fatto miracoloso, mentre nella cupola minore vi è l’Assunzione della Vergine in Cielo, sorretta idealmente dai Quattro Evangelisti.
L’intervento di restauro che ha restituito vita e splendore al Santuario è stato coordinato dagli arch. Gaetano Arricobene e arch. Claudia Bencetti ed i lavori eseguiti dalla Luzzana Restauri Srl di Civate (LC) su commissione della parrocchia di San Martino, il cui lungimirante prevosto è il Mons. Norberto Donghi.
L’impianto di illuminazione precedente risultava essere desueto e malfunzionante per via delle sorgenti luminose datate e non valorizzava le opere per la scarsa qualità e quantità di luce, oltre al non soddisfare le necessità delle funzioni religiose.
Gli architetti hanno ritenuto indispensabile affidare la soluzione a dei professionisti del settore, lo Studio Switch di Bergamo, composto da Stefano Bragonzi, Paolo De Bellis e Marta Mannino, Lighting Designers già impegnati nello studio illuminotecnico per il Polittico all’interno della Basilica di San Martino a Treviglio.
Il rapporto fra illuminazione e luogo di culto è imprescindibile per il suo significato soprattutto simbolico, oltre che ovviamente per quello funzionale al servizio di chi vive la chiesa, a maggior ragione se ad alto contenuto artistico e culturale come in questo caso.
Il lighting set sviluppato da Studio Switch evidenzia l’architettura, intrecciando un’illuminazione indiretta omogenea sulla volta e le cupole, che rende l’ambiente più alto e luminoso, a quella diretta sul pavimento, atta a soddisfare le esigenze di lettura e movimento dei fedeli.
Su questa illuminazione generale di fondo le luci di accento permettono di creare dei contrasti che permettono la percezione di affreschi, sculture e quadri oltre che degli altari.
Particolare attenzione è stata posta sulla Beata Vergine a cui è dedicato il Santuario, non senza difficoltà a causa del vetro di protezione e delle cornici molto sporgenti che creavano ombre moleste. Si è risolto dedicandole un proiettore a 25m di distanza, unendo un’illuminazione dal basso.
Gli scenari luminosi, che bilanciano quantità di luce e accensioni alternate, mirano a soddisfare sia le necessità delle diverse tipologie di celebrazione durante l’anno liturgico che le esigenze delle visite artistiche guidate. Ogni scenografia mantiene sempre come protagonista la Beata Vergine grazie ad un’illuminazione dedicata.
Molto suggestivo l’effetto dell’alternarsi delle scene di luce, che fra l’altro si sono potute apprezzare in sequenza dal vivo all’inaugurazione post-restauro con la Messa presieduta dal Cardinale Angelo Scola e l’esecuzione del Te Deum di Bruckner o anche in questa quarantena, grazie alle dirette sui social network che hanno permesso ai fedeli di seguire le funzioni in sicurezza da casa propria.
La scelta dei corpi illuminanti è stata guidata dalle principali esigenze con cui le opere d’arte meritano di essere trattate: alto indice di resa cromatica, adeguate temperature di colore, elevata efficienza luminosa, basse emissioni di UV e di calore.
Le difficoltà di installazione ed il difficile raggiungimento di specifiche aree in ottica manutentiva hanno invece imposto criteri di scelta quali: ottiche performanti a copertura di grandi distanze e affidabilità nel tempo.
Seguendo queste caratteristiche il cerchio si è ristretto a due fornitori leaders indiscussi nel settore dell’illuminazione architetturale: Erco, per i sistemi a proiezione, e Led Linear, per l’illuminazione indiretta lineare.
Di Erco sono stati utilizzati gli Oseris, di forma minimale e dalla lunghezza contenuta per evitare di disturbare la continuità del cornicione, ed Optec e Parscan, scelti per esigenze di potenza maggiore a 20m di altezza o dove andavano coperte distanze di 30m utilizzando fasci molto stretti.
Per quanto riguarda invece l’illuminazione lineare indiretta, in particolare per la volta e la cupola ottagonale, Led Linear ha permesso di illuminare in modo uniforme e omogeneo grazie alla qualità delle sue ottiche, facendo così ottenere un soffitto ben leggibile e luminoso.
L’utilizzo di apparecchi LED di elevata qualità ha permesso un risanamento energetico di considerevole impatto rispetto al precedente impianto.
Il protocollo DALI presente su tutti gli apparecchi ha permesso infine a Studio Switch di far dialogare tutti i corpi illuminanti in modo armonioso come un direttore d’orchestra dirige ogni singolo musicista ed il suo strumento.
Studio Switch
Studio di lighting design in Bergamo. Stefano Bragonzi, Paolo De Bellis e Marta Mannino hanno differenti ma complementari background accademici: interior design (IED), architettura e industrial design (Politecnico di Milano).
Dopo una decennale esperienza presso un’azienda del settore, decidono di rendersi indipendenti e nel 2019 fondano lo Studio Switch.