Nel complesso monumentale di Santa Maria Delle Grazie a Milano, il grande tiburio fa parte della centralità della navata della chiesa. Qui la genialità architettonica di Donato Bramante riesce a rendere dinamico e leggero il grande volume che invita a guardare in alto. Ruote a otto raggi inscritte in una croce sono le pietre del tiburio, sono il ritmo di una scelta architettonica che abbraccia e rende dinamico il suo spazio. La responsabilità di un corretto restauro rende attuale cinquecento anni di storia, per condividere la preghiera di quanti ci hanno preceduto e di quanti oggi e domani vivono e vivranno le stesse emozioni.
Arch. Luca Zen
Il perché di un restauro
Parallelamente, nel 2014 ricorreva il quinto centenario della morte di Donato Bramante e, sia per ricordare il grande Architetto, sia per allestire la mostra ideata in vista di EXPO2015, i Frati Domenicani di Santa Maria delle Grazie, hanno deciso di restaurare il Suo Chiostro.
In quell’occasione, ha preso l’avvio un lungo ciclo di lavori che, tra il 2015 e il 2020, hanno interessato il Restauro della facciata del Chiostro del Bramante su Via Caradosso, del muro di cinta del Complesso e della sovrastante cancellata, che si snoda da Via G.A. Sassi a Corso Magenta.
A partire dal 2016 siamo intervenuti su tutte le coperture del Complesso (rimane esclusa la sola Sagrestia), con opere di manutenzione ordinaria, straordinaria e di risanamento conservativo che sono culminate nei grandi lavori condotti sulle coperture della Basilica, nel 2018 (aula solariana) e nel 2020 (parte bramantesca).
I lavori realizzati hanno goduto del sostegno economico di due importanti finanziatori: nel 2015 il nostro programma di interventi è stato selezionato nell’ambito delle procedure “Buone prassi di conservazione del patrimonio” promosso dalla Fondazione Cariplo e nel 2019 “Avviso pubblico per la presentazione di progetti di valorizzazione di beni culturali appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche”, promosso dalla Regione Lombardia.
La partecipazione a questi due bandi, una buona elargizione di una casa di moda italiana che ha voluto rimanere anonima, donazioni di associazioni che hanno svolto eventi culturali nel Complesso delle Grazie e l’aiuto di tanti fedeli che frequentano la Basilica, ci hanno permesso di mettere in sicurezza tutte le coperture del Complesso Monumentale delle Grazie, ottemperando anche ad un nostro preciso obbligo: i Padri Domenicani, per Concessione Demaniale, sono i custodi del Complesso Monumentale di Santa Maria delle Grazie ed hanno l’obbligo della sua manutenzione ordinaria e straordinaria.
Sono stati sette anni (2014-2020) molto intensi e che mi fa piacere ricordare essere iniziati con il quinto centenario della morte dell’insigne Architetto Donato Bramante e terminati nella ricorrenza del quarantesimo anniversario del riconoscimento del Complesso Monumentale delle Grazie a Patrimonio dell’Umanità, da parte dell’Unesco.
Nella nostra storia di oltre ottocento anni, tratti caratteristici di noi Domenicani sono sempre stati l’amore per la cultura, per l’arte e per la bellezza.
Un grazie a tutti coloro che hanno contribuito con la loro offerta o il loro lavoro a portare a termine questa non indifferente impresa.
Fr. Paolo Venturelli, economo della comunità
Un’occasione di studio e scoperta
Occuparsi della conservazione di un Complesso Monumentale come quello di Santa Maria delle Grazie rappresenta non solo un grande privilegio per chiunque si occupi di restauro, ma anche un’importante occasione di studio e scoperta di uno dei monumenti Patrimonio Unesco simbolo della città di Milano e noto a livello mondiale perché ospita l’Ultima Cena di Leonardo.
La Basilica delle Grazie, così come il complesso conventuale, è il frutto di diversi “momenti costruttivi” che hanno concorso a cristallizzarne l’immagine nelle forme attuali.
Accanto alla famosa “fase bramantesca” che portò, sul finire del‘400, alla demolizione dell’originario transetto solariano e alla realizzazione della maestosa Tribuna attribuita al genio di Donato Bramante, numerosi interventi di carattere “minore” e/o manutentivo hanno caratterizzato la storia di questo importante monumento.
Nel corso dei lavori condotti sulle coperture è stato possibile rilevare una parte di tali fasi costruttive che hanno mostrato, in alcuni casi, importanti interventi di rifacimento, condotti in special modo nel corso del Secondo Dopoguerra.
E’ il caso del celeberrimo Tiburio, la cui forma circolare caratterizzata dalla nota scansione in sedici colmi, nasconde una struttura in laterocemento realizzata nel 1962 (secondo quanto riporta la data incisa all’interno).
Più antico un intervento condotto sulle absidi nord e sud, riconducibile al grande ciclo di restauri realizzati dalla fine dell’Ottocento e diretto dai Soprintendenti Luca Beltrami e Gaetano Moretti, ampiamento documentato dalla ricerca storiografica e confermato dalla data 1895 rinvenuta durante i lavori.
Antecedente al 1692 è il lanternino centrale, come testimoniano le ricerche bibliografiche e d’archivio che, a quella data, anch’essa incisa, registrano una serie d’interventi di manutenzione.
Il contatto diretto che il cantiere di restauro consente di instaurare con il monumento favorisce la lettura delle pagine più recondite di quel “libro di pietra” (cit. Victor Hugo) rappresentato dal monumento stesso: tentare di preservarne ogni segno è l’obiettivo di un intervento di conservazione che voglia tramandarne fedelmente la memoria.
Arch. Federica Comes