La digitalizzazione dei beni culturali: nuovi orizzonti per la valorizzazione e la fruizione globale.
La digitalizzazione sta rivoluzionando il modo in cui possiamo preservare, valorizzare e condividere il patrimonio culturale. In un recente incontro, si è discusso della potenza delle nuove tecnologie, come la scansione 3D, per promuovere la conoscenza e la fruizione dei beni culturali. Le nuove modalità di esposizione e conservazione permettono di superare barriere fisiche e geografiche, rendendo l’arte e la storia accessibili a un pubblico globale. In questo articolo, esploreremo le potenzialità della digitalizzazione e le sfide legate alla gestione dei fondi pubblici e alla collaborazione tra professionisti e istituzioni.
Il video esplora come la digitalizzazione dei beni culturali, tramite tecnologie come la scansione 3D, stia trasformando la conservazione, la valorizzazione e la fruizione globale del patrimonio artistico e storico.
VIDEO SINTESI: Il video analizza l’importanza della digitalizzazione del patrimonio culturale, con focus sulla tecnologia 3D applicata alla conservazione e valorizzazione dei beni storici. Viene presentato l’esempio della Pietà di Michelangelo, che nel 1964 fu esposta a New York, dimostrando come la tecnologia aiuti oggi a preservare opere d’arte senza rischi di danneggiamento. Viene inoltre mostrato il caso della statua di Palazzolo, ricostruita digitalmente per un’esposizione in Sudamerica, evidenziando come la digitalizzazione consenta di promuovere e rendere accessibili il patrimonio culturale in tutto il mondo, creando nuovi legami con la comunità.
Ieri ci siamo confrontati proprio sulla scelta di inviare stamattina il video di Microsoft sul progetto di digitalizzazione della fabbrica di San Pietro. Dopo averne discusso, siamo giunti alla conclusione che se questa tecnologia viene applicata a un bene, essa è fondamentale, non solo perché ci permette, come dicevano anche nel video, di arrivare al dettaglio e far conoscere particolari che, per dimensioni o per luoghi non sempre praticabili, non sarebbero altrimenti accessibili. Questo ci offre l’opportunità di promuovere e rendere accessibile a tutti la conoscenza del nostro patrimonio.
Ieri, mentre parlavamo, abbiamo lasciato questa riflessione in sospeso per aprire il dibattito, raccontando che lo strumento migliore per promuovere il nostro patrimonio è farlo conoscere davvero. Quando Maometto non può andare alla montagna, la montagna va da Maometto. 60 anni fa, nel 1964, la Pietà di Michelangelo lasciò per la prima e ultima volta la Basilica di San Pietro per essere esposta all’Expo di New York. Fu un evento irripetibile, e le immagini storiche di quel trasporto mostrano con quanta facilità la scultura fu imballata, caricata e spedita su una nave per New York. Paolo VI aveva previsto che questo evento sarebbe stato un successo, e così fu: più di 27 milioni di persone visitarono l’Expo, e da allora i visitatori della Basilica di San Pietro, solo per vedere la Pietà, sono oltre 14 milioni ogni anno.
Si è parlato all’inizio del tema della cristianità e del turismo religioso, ma qui stiamo parlando di beni che possono avere un’attrazione fortissima. Se qualcuno ha creduto bene di mandare via nave la nostra Pietà, possiamo anche dire che, con la Pietà Rondanini, abbiamo finito di vedere le tre grandi Pietà di Michelangelo. È interessante notare che questo viaggio della scultura è stato possibile, ma non sarebbe oggi fattibile per una simile opera d’arte. La Pietà, infatti, fu danneggiata solo negli anni ‘70 per un atto vandalico in sede. Oggi sarebbe quasi impossibile trasportare o esporre un’opera d’arte come quella, poiché nessuna assicurazione potrebbe coprire un tale rischio.
Perché, quindi, promuovere e far conoscere il nostro patrimonio ci aiuta a creare un legame e un interesse che possono rappresentare un volano per l’economia del territorio e per mantenere attiva la nostra attività. Visto che hai parlato di statue, vi mostro brevemente un esempio. Abbiamo ricostruito una statua in 3D, che ha avuto un’applicazione particolare: l’istituto Palazzolo di Bergamo ci ha chiesto di fare la ricostruzione digitale del Palazzolo per inviarla in Sudamerica, dove c’è un forte interesse per questa figura. La statuetta stampata in 3D che vedete qui sul palmo della mia mano è stata realizzata in digitale e inviata per mail, per poi essere stampata in 3D. Se avessimo avuto questa tecnologia 60 anni fa, avremmo rischiato meno danni durante il trasporto.
Vediamo che qualcuno vuole intervenire. Mi alzo per guardare se avete qualche domanda. L’architetto Lavarini, che avevo visto, voleva partecipare al dibattito prima dell’apertura del pomeriggio. Vi invito a avvicinarvi al microfono, se volete intervenire. Ringrazio tutti i presenti, anche perché le vostre partecipazioni soddisfano la continua ricerca che facciamo. Il nostro comitato scientifico, che è presente su tutto il territorio italiano, raccoglie informazioni con l’obiettivo di valorizzare il nostro patrimonio culturale, come ci propone il progetto “Chiesa Oggi”. È proprio con questo scopo che è nato “Chiesa Oggi”, come ripetevo agli amici qui presenti. Quando mi è stato dato l’incarico da Carlo Wiitala, ci siamo circondati delle migliori competenze, e tra i membri del comitato scientifico vedo qui la “Cheto Tripodio”, uno dei primi che ha contribuito.
La nostra esigenza è mettere in contatto il mondo professionale e quello delle imprese, che svolgono ricerche che si sposano con il lavoro del professionista per promuovere il nostro patrimonio culturale, con particolare attenzione all’8×1000. Questo contributo è fondamentale per la nostra storia, non solo come cattolici, ma anche per il benessere delle nostre generazioni e di quelle future. Ringrazio tutti i presenti, e saluto anche la “Bocchietto”, che ha aggiunto un importante contributo. Amplificare significa anche parlare con la comunità, la quale deve essere coinvolta attivamente. Quando Sua Santità, Papa Giovanni Paolo II, ha aggiunto la parola “comunicazione” alla “Chiesa Oggi”, ha voluto sottolineare che l’architettura è anche un linguaggio, una forma di comunicazione.
L’architetto Jonghi Lavarini è l’editore di “Chiesa Oggi”, e ci teneva a condividere con noi questi pensieri.