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I luoghi dell’abitare. Potenzialità, vulnerabilità e cura

L’Ufficio Nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della CEI in collaborazione con la Consulta Regionale della Regione Piemonte e Valle d’Aosta e l’arcidiocesi di Torino ha organizzato la Giornata Nazionale 2022 dal titolo “I luoghi dell’abitare: potenzialità, vulnerabilità e cura” svolta a Torino e a Venaria Reale il 10 e 11 ottobre 2022

A cura di Caterina Parrello, architetto e direttore editoriale di CHIESA OGGI

L’arte è bellezza. Ma è anche un ponte che unisce persone e comunità, un valore in cui riconoscersi e un dono da ricevere, conservare con cura e trasmettere a chi verrà dopo di noi”.

A partire da queste riflessioni si riprende il cammino dei grandi convegni organizzati in presenza, da sempre considerati per l’Ufficio Nazionale BCE della CEI come momenti irrinunciabili, tappe importantissime non soltanto per elaborare linee di indirizzo per le attività nel campo dei beni culturali e dell’edilizia, ma soprattutto per favorire l’incontro, lo scambio di idee e rinnovare relazioni in pieno stile sinodale.

Dopo due anni di fermo, dovuto alla situazione epidemiologica, si riparte ricollegandosi ai percorsi conoscitivi già avviati con la Giornata Nazionale del 2019, organizzata in tre momenti distinti vissuti a Viareggio, l’Aquila e Matera, per guardare alle complessità del presente e delineare obiettivi strategici per il futuro. (servizio pubblicato su Chiesa Oggi n.113/2020).

Le giornate di studio, destinate agli incaricati regionali e diocesani, direttori e collaboratori degli uffici diocesani e tecnici interessati, si sono svolte in tre sessioni sulla base di temi diversi.

La prima sessione:“I luoghi dell’abitare: paesaggio, territorio e comunità”, la seconda sessione: “La vulnerabilità del patrimonio: conoscenza e prevenzione dei rischi” e la terza sessione: “La conservazione del patrimonio: dalla conoscenza alla manutenzione”, ognuna delle quali ha previsto una parte dedicata alle relazioni e al dibattito sulle relative tematiche e una parte dedicata alle esperienze.

Nella prima giornata, i saluti iniziali da parte di S.Ecc.Mons. Franco Lovignana, vescovo di Aosta e presidente della Conferenza episcopale di Piemonte e Valle d’Aosta e S.Ecc. Mons Derio Oliverio, vescovo di Pinerolo e delegato della Consulta Episcopale Piemonte per i beni culturali e l’edilizia, di culto sono stati un momento per ricordare quanto il Piemonte si può definire artisticamente virtuoso, perché virtuosa è la collaborazione tra Regione, Curia, Soprintendenze e Fondazioni nel comune intento di prendersi cura del paesaggio, del territorio e delle sue ricchezze.

Don Luca Franceschini, direttore dell’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’edilizia di Culto della CEI

A seguire, Don Luca Franceschini, direttore dell’Ufficio Nazionale per i beni ecclesiastici e l’edilizia di Culto della CEI, nell’aprire i lavori ha spiegato che queste giornate sono occasioni programmatiche necessarie per fotografare l’oggi e per predisporre le linee d’indirizzo future.

La Chiesa sul territorio vanta una presenza capillare. Sugli 8000 comuni italiani ci sono 26 mila parrocchie e 66 mila chiese. Senza considerare abbazie e monasteri. Si tratta di luoghi della memoria collettiva e di straordinari centri di aggregazione. Un patrimonio che bisogna mantenere vivo con interventi sinergici e di rete.

Durante i lavori diversi sono stati i relatori in programma provenienti dal mondo dell’università e professionisti esperti in ambito beni culturali, tra cui sono intervenuti, la prof.ssa Daniela Poli, dell’Università di Firenze, il prof. Pietro Petraroia, consulente del MIC, e la prof.ssa Daniela Esposito dell’Università La Sapienza di Roma, che hanno dibattuto sui temi centrali del paesaggio e del territorio inquadrandoli nel vissuto delle comunità con l’accezione di “luoghi dell’abitare”.

La Convenzione di Faro rilancia la centralità della comunità nel complesso e articolato sistema di azioni che riguardano il patrimonio culturale, a partire dall’attribuzione di valore per arrivare alla sua trasmissione.

Un dialogo nuovo con le persone, una sfida ambiziosa che attraverso processi trasversali e partecipativi, e ancor più coinvolgenti può garantire nuova vitalità anche al patrimonio culturale ecclesiastico. Si tratta di un cambio di paradigma, da affrontare gradualmente partendo dalla conoscenza, sia del patrimonio che delle persone.

Negli ultimi sei anni sono stati movimentati 35 milioni di euro in opere di manutenzione e restauro di chiese in Piemonte.

Don Gianluca Popolla, incaricato regionale del Piemonte e Valle d’Aosta per i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto

«È una prova che le nostre 17 diocesi hanno saputo lavorare bene – ha osservato don Gianluca Popolla, incaricato regionale del Piemonte e Valle d’Aosta per i Beni Culturali e l’Edilizia di Culto – e che i direttori dei musei hanno saputo fare la loro parte, con l’aiuto dei circa 2 mila volontari che collaborano nell’accoglienza e nell’organizzazione degli eventi. Ma soprattutto è la dimostrazione dell’unità d’intenti che anima i programmi. Il territorio può contare su commissioni di studio aperte, capaci di valutare e pianificare pur nella diversità di prerogative, facendo anzi dei differenti punti di vista un fattore di arricchimento progettuale».

Don Gianluca Popolla e il dott. Roberto Canu, hanno presentato il progetto sperimentale piemontese “CHIESA A PORTE APERTE”, quale modello applicato sul territorio per la promozione e la conoscenza del patrimonio ecclesiastico diffuso. La porta della chiesa si apre automaticamente con lo smartphone. L’ingresso è reso possibile dalla App “Chiese a porte aperte”, scaricabile gratuitamente, che prenota e permette l’ingresso nei luoghi in autonomia, aprendo la porta attraverso un QR Code e dando accesso ad un sistema di guida della chiesa composto da musica, luci direzionali e narrazione in tre lingue.

Da sx; arch. Adriano Sozza, Direttore Ufficio per l’Amministrazione dei Beni Culturali Ecclesiastici – Edilizia di Culto dell’Arcidiocesi di Torino, moderatore dell’Incotro; Don Gianluca Popolla, dott. Roberto Canu, arch. Giorgio della Longa.

Il sistema integra il prezioso e insostituibile supporto dei volontari culturali con le nuove tecnologie, perché esse possono dare soluzioni efficaci e rispondenti alle esigenze di visite culturali e turistiche nelle aree interne. Chiese a porte aperte FOR ALL amplia la fruibilità dei siti del sistema nella direzione di un’accessibilità alle persone con disabilità sensoriale e cognitiva, per garantire più bellezza, più comodità, più autonomia, più ricchezza per tutti.

Interessante anche la presentazione da parte dell’arch. Giorgio della Longa, sull’intervento della Chiesa di San Francesco al Prato di Parma, che da ex carcere è ritornata al suo splendore iniziale, offrendo nuove opportunità per spazi espositivi e culturali.

Nel pomeriggio sono stati presentati alcuni sviluppi applicativi della ricerca “Beni culturali ecclesiastici: rischio e pianificazione di prevenzione e rigenerazione” (2019-2021), realizzata in collaborazione tra il Politecnico di Torino (Responsible Risk Resilience Centre), presentata dal gruppo di lavoro composto da prof. Andrea Longhi, prof.ssa Angioletta Voghera, arch. Giulia de Lucia, dott.ssa Benedetta Giudice, dott. Luigi La Riccia, e dall’Ufficio Nazionale per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di Culto CEI, presentata dall’ing. Andrea Zappacosta e dal direttore dell’Ufficio Nazionale Bce, don Luca Franceschini

Sono stati illustrati possibili percorsi di attenzione al tema della valutazione e della prevenzione del rischio rispetto al patrimonio culturale della Chiesa (e, più in generale, di interesse religioso), nella prospettiva di azioni propositive, volte alla valorizzazione e alla rigenerazione dei relativi contesti sociali e paesaggistici.

Nel 2021-2022 sono state esplorate alcune ipotesi di applicazione dell’istruttoria svolta, implementabili nel quadro delle attività degli Uffici Diocesani e delle strategie della Conferenza Episcopale Italiana.

Un primo percorso riguarda la possibilità di valorizzare e mettere a sistema le molte informazioni già disponibili nelle schede A del censimento delle Chiese delle Diocesi Italiane, meglio evidenziabili per una prima attenzione ai fattori di vulnerabilità e di rischio: con alcuni accorgimenti gli schedatori possono rendere più accurata e fruibile la compilazione.

È anche prevista la possibilità di collegare alle schede ulteriori materiali, che rendono la scheda A una sorta di archivio delle trasformazioni dell’edificio e delle attività manutentive ordinarie e straordinarie.

Una seconda attenzione è volta alla considerazione dei fattori di pericolosità territoriale, sia antropici sia naturali, che mettono a rischio il patrimonio: il metodo proposto utilizza banche dati territoriali sul rischio, da cui estrarre specifiche informazioni di urgenza o gravità. E’ stata presentata una verifica pilota su alcune chiese selezionate dalla banca-dati CEI, per verificare quali informazioni possano arricchire la conoscenza dell’edificio e del suo intorno territoriale e paesaggistico.

Il senso di queste operazioni di approfondimento, tuttavia, non è aggiungere solo elementi quantitativi a processi di valutazione tecnica assai complessi e costosi, ma far crescere la consapevolezza delle comunità e dei decisori rispetto alla delicatezza del tema, soprattutto affermando il principio che non si risolve caso per caso, ma che è necessaria un’attività di pianificazione alle scale adeguate, in dialogo con tutti i soggetti competenti con la tutela e con il governo del territorio.

A tal fine la CEI sta sperimentando un “cruscotto”, a disposizione degli Uffici Diocesani, per consentire letture di insieme e l’avvio di una progettualità strategica sul patrimonio a scala territoriale, considerando con la dovuta attenzione sia i fattori di rischio, sia le potenzialità non valorizzate, e in cui la ricerca di qualità di vita e paesaggistica costituisce un obiettivo primario.

Altri interventi sono stati a cura del Prof. Marco Cammelli e della dott.ssa Enrica Pagella.

Con il saluto dell’Arcivescovo di Torino e Susa, S. Ecc. Mons. Roberto Repole, la prima giornata di studio si è conclusa con una visita straordinaria alla Cappella della Sindone dove sono stati recentemente ultimati i lavori di restauro dell’altare.

Durante la seconda giornata, che si è svolta presso l’Aula Magna del Centro Conservazione della Venaria Reale, si è riflettuto sulla conservazione programmata del patrimonio facendo riferimento alle esperienze e ai metodi già sperimentati dagli organismi e dagli enti che si occupano di tutela e di manutenzione programmata nel territorio piemontese.

La dott.ssa Raffaella Tittone, direttore area Cultura e Commercio della Regione Piemonte, ha affermato quanto sia già una realtà consolidata la collaborazione tra la Regione Piemonte e la Conferenza Episcopale Piemontese (CEP) per la realizzazione del progetto “Patrimonio e Comunità: interventi integrati sul patrimonio culturale ecclesiastico conservato nelle biblioteche, archivi e musei delle Diocesi piemontesi e per la pubblica fruizione del patrimonio – ambito cattedrali, episcopi e loro pertinenze”, e quanto tale collaborazione, che risponde alle linee della programmazione nazionale e dell’Unione Europea, ha già prodotto risultati concreti e significativi, in particolare nell’ambito dell’accessibilità dei musei, della digitalizzazione degli archivi, del censimento delle biblioteche e dell’investimento sul risparmio energetico.

«La cifra che rende unico il Piemonte nel panorama nazionale è proprio la consapevolezza della responsabilità collettiva nella difesa del patrimonio», ha ribadito l’architetto Luisa Papotti, presidente della Fondazione arte di Crt e già Soprintendente della Città Metropolitana di Torino.«La nostra regione è un modello di integrazione di competenze, che affonda le sue radici nei protocolli dell’amministrazione sabauda. Qui da sempre Chiesa, Regione ed enti di salvaguardia dei beni artistici cooperano per la tutela di monumenti, paesaggio e territorio. La nostra è una rete che si alimenta nella stima personale e reciproca fiducia»

Da sx: prof. Andrea Longhi, arch Luisa Papotti e dott.ssa Raffaella Tittone.

Sono state infine presentati, dalla dott.ssa Michela Cardinali e dalla dott.ssa Roberta Genta, dei Laboratori di Restauro del Centro di Conservazione Restauro della Venaria Reale, gli obiettivi principali propri del CCR finalizzati allo sviluppo di programmi di conservazione programmata dedicati a ecosistemi eterogenei. 

Collezioni museali, patrimonio ecclesiastico, diffuse residenze storiche musealizzate, sono stati oggetto di attenzione e studi per lo sviluppo di protocolli operativi volti al controllo, la prevenzione e la protezione dei beni storico-artistici inseriti nel “sistema ambiente” e di piani di conservazione interdisciplinari integrati rivolti al bene culturale e al sistema in cui è inserito e fruito dalla società.

Altri interventi sono stati a cura della dott.ssa Paola Manchinu e del dott. Marco Nervo.

Al termine degli interventi mattutini, si è svolta una eccezionale visita guidata nei laboratori di restauro di Venaria, oltre ad una visita guidata alla Reggia di Venaria.

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