A FAVARA in Sicilia è oggi possibile scoprire un centro diventato famoso a livello internazionale, un “case study” di rigeneazione urbana e sociale diventata realtà grazie all’azione catalizzatrice della cultura.
QUID vicololuna, il cui nome deriva dall’omonimo vicolo, è un comparto urbano ubicato ai margini del centro storico di Favara. Il progetto si propone di attivare un processo di rigenerazione di un tessuto complesso nel quale convivono vecchi e nuovi fabbricati, spazi pubblici e semipubblici, un’articolata dialettica tra pubblico e privato che determina una certa vitalità dell’area.
Favara è un luogo privilegiato della contemporaneità in arte e architettura: una complessa e caparbia opera culturale ha potuto trasformare una città dell’interno siciliano, a pochi chilometri da Agrigento, verso una rete di relazioni che sorpassa il puro ambito locale e regionale.
Qui il degrado si era via via sommato al degrado, per una sommatoria di componenti, d’ordine generale e particolare, e l’incidenza di un senso di abbandono che fomentava trascuratezza.
Ora Favara è una città in cui si può constatare grande fervore di iniziative, culturali e di rinnovo urbano, e verificare quei passi concreti per rendere coerente il tessuto della città a concetti odierni di abitabilità e vivibilità.
Parlare di Favara, oggi, significa poter conoscere (ed esserne partecipi, in misura ideale o fattiva) il grande sviluppo civile e sociale di questi ultimi anni, innescato da una cultura che è attiva, che propone e trasforma, nello stimolante percorso indirizzato dal notaio Andrea Bartoli, illuminata figura di intellettuale e mecenate, attraverso le iniziative di Farm Cultural Park.
L’architettura partecipa al rinnovo culturale, nell’attenzione al progetto che si diffonde, nella coerenza di attività che indagano – anche con finalità didattiche – il territorio, il tessuto urbano, l’operatività concreta.
QUID vicololuna
Nella conoscenza del luogo si articolano decisioni progettuali di una contemporaneità consapevole, orientata ai principi del saper costruire e del saper ottenere elevati livelli di qualità abitativa, nel riflesso delle esigenze che evolvono e delle prestazioni che si raffinano nella complessa dimensione di una “fisica dell’edificio”.
Il progetto di Lillo Giglia e Giorgio Parrino procede sulla scorta di questi parametri di attenzione, razionalità ed espressività.
Il comparto urbano riferito a vicolo Luna si presentava in condizioni di notevole degrado, con parti edilizie crollate, e numerosi edifici in disuso; il progetto ricompone un’identità vitale nel fragile tessuto urbano, unendo istanze di conservazione, ricostruzione e ricomposizione in un disegno equilibrato, che ragiona sull’intersezione fra componenti tradizionali e misurata trasformazione contemporanea, secondo un’idea di relazione fra gli spazi aperti e gli elementi costruiti all’interno dell’intervento.
Nello sesso tempo, si avvalora pienamente la forma di un esempio di integrazione.
Conservare significa riprendere la materia costruita ed operare in sintonia con alcuni principi che raccolgono e riorientano la memoria: i volumi dispiegano equilibrio nella ricostruzione, i materiali si rifanno ai caratteri neutri degli intonaci, per i quali la finitura appare volutamente poco raffinata, nella ricerca di un orientamento concorde di valenza superiore nei confronti del tessuto urbano circostante.
“Vicolo Luna” è un centro polivalente, in cui si aprono spazi alla convivenza civica, al ristoro, alla possibilità di riunire pensieri e persone in un luogo che accoglie, nella coerenza di un progetto d’architettura che crede nei valori civili del costruire.
La corte, con giardino: luogo che induce alla riflessione, luogo di transito passando dagli affacci su strada, luogo in cui si riversa la compresenza di tradizione e contemporaneità, sotto il ritratto pointilliste e sintetico di Le Corbusier, che sembra dare uno sguardo complice al nuovo progetto.
Pareti sulla corte e pareti esterne: i lacerti murari di pietre locali compongono un colloquio sapiente con gli intonaci chiari, in cui si inquadra il portale nobile, mentre le aperture finestrate spiccano con una sequenza raffinata, che lavora sull’aggetto delle cornici.
Pareti vetrate verso corte aprono una visione sugli interni, sulla complessità di spazi che ripercorrono la logica della decorazione nel recupero di ceramiche, trasposte e distese a parete con un senso di preziosità antica, e nelle tonalità calde della coloritura di parete, seguendo un itinerario di conoscenza nelle stanze lungo i due livelli dell’edificio, stanze che accolgono e stimolano al vivere e all’abitare gli spazi del centro polivalente “vicolo Luna”, con raffinatezza di sensazioni.
a cura di Francesco Pagliari
Esiste un luogo in Sicilia diventato famoso a livello internazionale, un case study di rigenerazione urbana e sociale diventata realtà grazie all’azione catalizzatrice della cultura.
Si tratta del Farm Cultural Park, un centro culturale che si trova a Favara, paese in provincia di Agrigento noto in passato per episodi legati all’abusivismo edilizio e a una tragedia avvenuta nel 2010 che ha visto la morte di due bambine a causa del crollo di una palazzina fatiscente del centro storico.
A pochi mesi dal triste episodio, gli edifici abbandonati e pericolanti della vecchia area del paese, ormai destinati a essere rasi al suolo, diventano invece protagonisti di un’inaspettata rinascita, attraverso i lavori di recupero che vedranno presto la riqualificazione dell’intera area chiamata Sette Cortili.
Il coraggioso progetto è opera di Andrea Bartoli e Florinda Saieva, notaio e avvocato uniti anche nella vita privata, che hanno deciso di investire risorse ed energie in un territorio su cui nessuno avrebbe mai scommesso, riuscendo a farne in pochi anni uno dei centri culturali più attivi a livello internazionale, attraverso il coinvolgimento di artisti, musicisti, urbanisti, studiosi di ogni ambito del sapere, ma soprattutto riuscendo a portare alla Farm ogni anni più di 120 mila visitatori, rendendola una delle mete turistiche di maggiore attrattiva.
Arch. Lillo Giglia, è socio fondatore dell’associazione F.U.N. (Favara Urban Network), di spaB (società per azioni Buone) e membro attivo (ambassador) di Farm Cultural Park, centro culturale contemporaneo indipendente, che promuove la rigenerazione urbana di Favara attraverso l’arte contemporanea, il design e l’architettura.
È docente di SOU, la Scuola di Architettura per bambini di Farm Cultural Park.
Nel marzo 2016 ha vinto il concorso nazionale di progettazione per il Nuovo Complesso Parrocchiale Santa Barbara a Licata Ag (attualmente in corso di realizzazione).
Nel 2018 è stato uno dei 60 architetti selezionati da Mario Cucinella per esporre al Padiglione Italia (Arcipelago Italia) della XVI Mostra internazionale di Architettura a Venezia 2018.
Nel 2019 ha partecipato alla Biennale di architettura di Pisa – III Edizione “TEMPO D’ACQUA”. Con il progetto QUID Vicololuna, ha vinto il primo premio RI.U.SO_05 ( Venezia 2016), promosso dal CNAPPC, il primo premio Mediterranean “Mimar Sinan” Prize (Istanbul 2018), il BigSEE Tourism Design Award 2020 (Lubiana 2020) e il primo premio IN/ARCH Sicilia/Calabria (interventi di rigenerazione urbana).
Attualmente è impegnato in numerose manifestazioni legate al mondo dell’architettura.
Andrea Bartoli e Florinda Saieva, notaio e avvocato, fondatori del Farm Cultural Park, centro culturale contemporaneo indipendente, che promuove la rigenerazione urbana di Favara attraverso l’arte contemporanea, il design e l’architettura.
Francesco Lipari, Architetto, si occupa attivamente di progetti di rigenerazione urbana e fa parte della comunità di fondatori di Farm Cultural Park a Favara dove cura e realizza processi e architetture inclusive come il parco multisensoriale Zighizaghi e il recente Fabbricare Fiducia_Architettura. Fondatore di OFL Architecture e Cityvision, Francesco lavora sui processi di design emergenti attraverso una progettazione interdisciplinare che integra l’architettura con altre discipline e che trova la sua sintesi nel progetto di ricerca La città emozionale.
È stato il primo direttore di SOU, la scuola di architettura per bambini, per la quale ha ideato il programma didattico Building Better Citizens presentato al TEDx di Monopoli. Coordina il settore architettura di Periferica a Mazara del Vallo in occasione dell’annuale Summer School.
I PROGETTI DI FARM CULTURAL PARK
SOU – Scuola di Architettura per bambini di Farm Cultural Park
Tra i progetti e le iniziative proposte da FARM CULTURAL PARK, segnaliamo: le attività educative promesse dalla Scuola di Architettura per bambini rivolte al dopo scuola, legate ad urbanistica, architettura e ambiente, alla costruzione di comunità, ma anche arte, design, agricoltura urbana ed educazione alimentare coinvolgono intensamente bambini, adolescenti e genitori.
L’obiettivo è quello fare in modo che i bambini possano essere abituati alla libertà del pensiero, alla magia della creatività, alla vocazione a realizzare dei sogni collettivi, al desiderio di rendere possibile l’impossibile.
Promuovendo l’educazione ai valori di accoglienza, partecipazione, tolleranza e solidarietà, generosità e impegno sociale, vogliamo stimolare la riflessione, la progettazione e l’azione per un miglioramento della società.
Solo investendo nelle future generazioni potremo domani avere cittadini più liberi, etici e generosi.
Ci si è ispirati a Fujimoto, architetto giapponese. Laureatosi presso il dipartimento di architettura della facoltà di ingegneria dell’Università di Tokyo nel 1994, nel 2000 ha aperto il proprio studio, la “Sou Fujimoto Architects”.
È riconosciuto come uno dei principali e più noti progettisti di architettura contemporanea al mondo.
I suoi progetti traggono ispirazione dalla sua passione, coltivata in giovane età, per l’inomogeneità e la deformazione degli ambienti, e sono caratterizzati da un approccio fresco e innovativo al rapporto tra spazio architettonico e corpo umano.
Le sue creazioni sono in gran parte ispirate alla natura e gli stessi elementi naturali, quali foreste, grotte o nidi, rivestono un ruolo chiave nei suoi lavori.