C’è qualcosa di straordinario in questa architettura, a cui abbiamo dedicato un ampio servizio, e la copertina della nuova edizione di Chiesa Oggi 111.
C’è la storia del territorio, la volontà del riscatto, l’utopia che diventa materia.
In un incontro virtuale in cui Borromini “dialoga” con Paolo Portoghesi, narra la sua storia, quando da giovane sedicenne parte dal suo paese natale, dalla sua terra lombarda, attraversa la pianura infinita, gli appennini, incontra le glorie rinascimentali delle architetture toscane e prima di arrivare a Roma rimane abbagliato.
Un’emozione che si farà cicatrice, segno indelebile scolpita nella sua anima.
Vede, nell’avvicinarsi alla città eterna, il cupolone di Michelangelo.
Il cupolone, colpito dalla luce del sole si staglia imperioso nel cielo.
Un impulso creativo segnerà per sempre la sua volontà nel fare in modo che la sua architettura condivida con gli altri il suo IO CREATIVO e che generi emozioni. Così Paolo Portoghesi nel “volto” della Cattedrale di Lamezia Terme, rinnova oggi l’emozione borrominiana. Un volto che diventa presenza umana, che simbolicamente nei suoi campanili ricorda le braccia alzate al cielo per cogliere l’infinito.
Quel volto, la facciata della chiesa ha un grande occhio, la sua vetrata cattura la luce, grondante di colori.
La luce si fa materia.
Si entra in chiesa. Nel simbolo del cerchio, tagliato da una geometria perfetta, ridisegna le tracce che conducono all’altare.
Guardando in alto, ritroviamo i rombi, le diagonali, le geometrie che si rincorrono, si aprono e incarnano lo spazio che diventa energia vitale.
Emozioni borrominiane.
Emozioni che Paolo Portoghesi magicamente reinventa, per esplodere energia che dà coraggio di fare, voglia di credere, dove la fede è strada, percorso, obbiettivo da vivere insieme con quanti nella preghiera ritrovano la forza vincente della propria comunità.