S.Ecc. Mons Francesco Nolè, Arcivescovo di Cosenza
Nel mistero dell’Incarnazione, il Figlio di Dio fatto uomo ha rivoluzionato la visione e il concetto umano del tempo: Dio non abita più nelle costruzioni fatte dalle mani dell’uomo ma nella comunità cultuale che in essa si raduna.
Questa essenziale novità della fede permette di guardare all’edificio cristiano come uno specchio della presenza di Dio in mezzo al suo popolo. Da quasi ottocento anni la Cattedrale rappresenta per il territorio cosentino non solo un insigne monumento di arte ma, soprattutto, un luogo rappresentativo del cammino di fede che ha plasmato le generazioni passate, conferendo vita alle pietre camminate dell’edificio sacro.
Chi entra oggi nella Chiesa Madre della Città e della Diocesi di Cosenza rimane affascinato dallo stile cistercense realizzato dal suo costruttore, l’arcivescovo Luca da Casamari, già abate e scriba di Gioacchino da Fiore, uno dei figli più illustri della Diocesi bruzia.
L’itinerario pensato conduce all’incontro con il Mistero di una Divina Presenza, che trova spazio e accoglienza nel vero tempio spirituale che è il cuore dell’uomo che si lascia sorprendere dalla manifestazione attraente ed inaspettata di Dio.
La forma fortemente cristocentrica della struttura si rispecchia nella collocazione dell’altare al centro della crociera, sormontato da un artistico Crocifisso del XV secolo appartenente alla nobile famiglia cosentina dei Telesio di cui era membro il famoso filosofo Bernardino, evocando costantemente la visione paolina della Chiesa “mistico corpo in Cristo”.
L’iconografia rappresenta il dono di Federico II di Svevia“ stupor mundi” in occasione della ricostruzione della Cattedrale di Cosenza nel 1222: “Stauroteka” preziosismo con piccole porzioni del legno di Cristo sulla Croce, eccellente reliquiario prodotto da un opificio normanno di Palermo .
Sul verso la Croce presenta quattro medaglioni e una placca cruciforme a smalto: la piastra centrale rappresenta Cristo Crocifisso; il medaglione in alto rappresenta un Arcangelo, i due laterali la Vergine sulla sinistra e San Giovanni Battista sulla destra.
Il disco inferiore rappresenta un altare con i simboli della Passione, della Resurrezione e dell’Eucarestia.
Il recto presenta invece cinque medaglioni e sette placchette ornamentali a smalto: il disco centrale raffigura Cristo assiso sul trono, quelli laterali i quattro Evangelisti (Matteo in alto, Luca in basso, Marco a sinistra, Giovanni a destra); le tre placche: l’Albero della Vita, omaggio a Gioacchino da Fiore, guida spirituale di Costanza d’Altavilla, madre di Federico II.
Questa sacramentale incorporazione rende la Chiesa non un semplice aggregato umano, ma il segno della presenza viva del Cristo Risorto, e si manifesta nelle celebrazioni liturgiche, in cui la diversità gerarchica dei ministeri, fusi nell’unica azione di grazia e di supplica, fa palpitare veramente l’animo umano.
Dalla posizione della cattedra episcopale, collocata – dopo l’ultimo adeguamento liturgico dell’area presbiteriale – in fondo all’abside, si può godere di una visione unica: un popolo unito e articolato, chiamato a plasmare con la propria vita le realtà temporali nello spirito del Vangelo.
Il 30 gennaio 1222 fu solennemente celebrata la Dedicazione di questo edificio sacro, alla presenza dell’Imperatore Federico II, “stupor mundi”, il quale, secondo la tradizione, donò al Capitolo dei Canonici una preziosa Croce reliquiario attualmente custodita nel Museo Diocesano.
L’ottavo centenario di questo evento, per cui sarà indetto uno straordinario anno giubilare per l’Arcidiocesi, sarà per l’intera Chiesa locale di Cosenza-Bisignano e per il territorio cosentino e calabrese un momento di grazia spirituale, per una rinnovata e più solida coscienza ecclesiale.
Dalla riscoperta e riappropriazione della memoria storica, di cui la Cattedrale è scrigno preziosissimo, si auspica che la celebrazione dell’evento permetta di instaurare una rinnovata sinergia tra le ricchezze del panorama culturale calabrese, che dia avvio ad una rinascita del centro storico della città e che rimetta in moto la stima e l’apprezzamento per quella parte di storia plurisecolare che, passando attraverso luci ed ombre, si intreccia con la mirabile storia della salvezza, di cui Dio è origine e fine ultimo.
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