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Dal sacro all’architettura

Le architetture riferite allo “spazio sacro” cappelle, chiese, sinagoghe e moschee documentano un percorso professionale che l’architetto Mario Botta ha sperimentato in differenti contesti territoriali durante alcuni decenni della propria attività professionale

Arch. Mario Botta foto Enrico Cano

I temi del “sacro” e del “profano”

I temi del “sacro”– il silenzio, la meditazione e la preghiera – pur nelle contraddizioni del vivere quotidiano, evidenziano con molta più incisività rispetto ad altri temi “profani” gli aspetti primigeni che permettono di rintracciare le ragioni d’essere del fatto architettonico. Penso alla luce e all’ombra, alla gravità e alla leggerezza, al muro e alla trasparenza, al percorso e alla soglia, al finito e all’infinito, alla forza dell’opera costruita, al suo essere parte attiva di uno scenario di vita che il cittadino incontra ogni giorno.

Luoghi di identità

Costruire luoghi di culto, in una società secolarizzata e connotata dall’esasperato individualismo della civiltà dei consumi, può oggi apparire un intendimento azzardato, antistorico, aneddotico o comunque marginale rispetto alle spinte egemoniche di mercato e finanza che spadroneggiano nel controllo degli stili di vita.
Eppure, dentro le trame di queste differenti tipologie di incontri, di silenzi e di preghiera, attraverso i secoli insistentemente frequentate dalla cultura artistica, permangono riflessioni, intuizioni e speranze che hanno modellato l’identità del nostro vivere collettivo.
Nei luoghi di culto si celebrano in genere riti di redenzione, e sebbene un’architettura di per sé non possa salvare il mondo, ogni tanto succede che può salvare l’architetto nelle sue prospettive e nella sua etica del costruire, permettendogli di aggiungere un contributo parziale, ma significativo, all’organizzazione dello spazio di vita dell’uomo.

L’idea del sacro nell’architettura

Negli ultimi trent’anni, il privilegio di misurarmi con la progettazione di chiese, di una sinagoga e, negli ultimi tempi, anche di una moschea nel nord della Cina, ha rinforzato il convincimento che la dimensione del sacro tocchi in qualche misura ogni gesto architettonico e che l’architettura in generale porti sempre con sé un’idea del sacro.

Infatti, il primo atto del costruire consiste nel posare una pietra sulla terra; con il gesto architettonico, la condizione spirituale si sostituisce a una condizione naturale, creando spazi che in precedenza non esistevano.

Si tratta di un atto creativo che interessa tutte le costruzioni, le quali ogni volta, per quanto in forme nascoste o inconsapevoli, ci ricordano che stiamo cambiando una condizione di natura in una condizione dello spirito, in un valore, in un bisogno di bellezza, di durata, di infinito.

NOTA BIOGRAFICA MARIO BOTTA

Nato l’1 aprile 1943 a Mendrisio, Svizzera. Dopo un periodo d’apprendistato a Lugano, frequenta il liceo artistico di Milano e prosegue i suoi studi all’Istituto Universitario d’Architettura di Venezia, dove si laurea nel 1969 con i relatori Carlo Scarpa e Giuseppe Mazzariol. Durante il periodo trascorso a Venezia, ha occasione di incontrare e lavorare per Le Corbusier e Louis I. Kahn.
Nel 1970 apre il proprio studio a Lugano e, da allora, svolge parallelamente anche un’intensa attività didattica con conferenze, seminari e corsi presso scuole d’architettura in Europa, in Asia, negli Stati Uniti e in America Latina.
Nel 1976 è chiamato come professore invitato (visiting professor) presso il Politecnico di Losanna e nel 1987 presso la Yale school of Architecture a New Haven, Stati Uniti. Dal 1983 è nominato professore titolare delle Scuole Politecniche Svizzere, dal 1982 al 1987 è stato membro della Commissione Federale Svizzera delle Belle Arti.
Partendo dalla prime realizzazioni di case unifamiliari in Canton Ticino il suo lavoro ha abbracciato molte tipologie edilizie: scuole, banche, edifici amministrativi, biblioteche, musei ed edifici religiosi.
Tra le sue opere si possono ricordare: il MOMA museo d’arte moderna a San Francisco; la cattedrale della resurrezione a Evry; il museo Jean Tinguely a Basilea; la sinagoga Cymbalista e centro dell’eredità ebraica a Tel Aviv; la biblioteca municipale a Dortmund; il centro Dürrenmatt a Neuchâtel; il MART museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto; la torre Kyobo e il museo Leeum a Seoul; gli edifici amministrativi della Tata Consultancy Services a Nuova Delhi e Hyderabad; la chiesa Papa Giovanni XXIII a Seriate; la ristrutturazione del Teatro alla Scala di Milano; la chiesa del Santo Volto, Torino; il centro benessere Tschuggen Berg Oase, Arosa; il museo Bechtler a Charlotte; la sede Campari e residenze a Sesto San Giovanni; la biblioteca dell’Università Tsinghua a Pechino; la riqualificazione urbana dell’area ex Appiani a Treviso; l’hotel Twelve at Hengshan a Shanghai; la cappella Granato nella Zillertal, in Austria; lo Tsinghua University Art Museum a Pechino e il recente ristorante Fiore di Pietra sul Monte Generoso.
Ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti internazionali. Membro onorario di molte istituzioni culturali, è stato insignito del dottorato honoris causa in varie università in Argentina, Grecia, Romania, Bulgaria, Brasile e Svizzera.
Nel 1996, nell’ambito della creazione dell’Università della Svizzera italiana, si è impegnato come ideatore dell’Accademia di architettura a Mendrisio. Un ulteriore strumento a favore del dibattito culturale sull’architettura è il Teatro dell’architettura a Mendrisio che inizierà la propria attività espositiva nell’autunno 2018.

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