Il recupero dei beni architettonici ecclesiastici nel territorio italiano, da sempre culla del cristianesimo, a mio avviso, è un imperativo per il tempo dissoluto e la cultura liquida nella quale viviamo, per non dissipare la ricchezza del patrimonio culturale cristiano, che aiuta l’uomo di ogni tempo, ad elevare il proprio animo verso il trascendente.
L’impresa di costruzioni da me fondata nel lontano 1976, ben quarantadue anni fa, nella sua ragione sociale, “Ediltecno” (la tecnica abbinata nel settore delle costruzioni), contiene come secondo termine la parola “Restauri”, da me sempre intesa come un riportare all’antico splendore un patrimonio che il tempo tende a sbiadire, a motivo della corrosione degli agenti atmosferici, della umidità e delle muffe.
Anche la necessità di continuare a costruire delle cattedrali all’interno delle quali l’uomo possa entrare in relazione con la divinità, che sacramentalmente si rende presente nelle specie eucaristiche, è una esigenza di ogni tempo, che chiama in causa la responsabilità ed i valori etici di ogni costruttore.
Il costruttore di una cattedrale o l’imprenditore che si dedica al recupero dei beni architettonici ecclesiastici deve infatti avere chiaro dentro di sé che Dio non si può confinare in uno spazio finito, perché Egli é sempre oltre, al di là, è l’inafferrabile, ed è Lui che costruisce una casa all’uomo. Deve coltivare il culto del Bello, sapendo che solo la vera bellezza salverà il mondo.
Deve accostarsi alla costruzione di una cattedrale, o al recupero di un bene architettonico ecclesiastico, in punta di piedi e con un atteggiamento interiore di religioso silenzio, di profonda umiltà, dando libero sfogo alle sue capacità creative ed artistiche, tentando di fare esperienza dell’assoluto, dimorando nella contemplazione.
Solo così, quello che ne scaturirà sarà la fusione tra l’umano ed il divino, che il costruttore cercherà di trasfondere rendendo visibile quella scintilla che si è sprigionata all’interno del suo cuore.
Per me è sempre stato così ogni volta che ho realizzato una cappella all’interno degli ospedali o delle case di riposo che ho costruito; come per quella nella sede del piccolo gruppo di Cristo a Desio; come per l’oratorio di Casorezzo e come per la Chiesa parrocchiale di Tribiano, nella diocesi di Lodi, che mi accingo ad edificare nella prossima primavera. Quasi al termine della mia carriera la divina provvidenza ha disposto che potessi costruire una piccola cattedrale, una chiesa vera e propria, un edificio di culto al Dio vivente.
Inaugurata a Lodi la nuova Torre Zucchetti, un palazzo di 14 piani che ospiterà 350 dipendenti dell’azienda informatica lodigiana, in cantiere dal 2015 e realizzata ristrutturando un immobile degli anni Settanta di proprietà della ditta. Tantissime le autorità civili, religiose e militari presenti al taglio del nastro assieme al fondatore del gruppo, Domenico Zucchetti e ai suoi figli Alessandro e Cristina, presidenti di Zucchetti S.p.A., la holding della società: il commissario prefettizio Mariano Savastano, il vescovo Maurizio Malvestiti e la proprietà di Ediltecno Restauri Bassanini Giancarlo. “La Torre Zucchetti è stata realizzata con l’intento di edificio sostenibile nei confronti dell’ambiente e di conseguenza pensato come una creatura che porta valore all’ambiente esteriore ed alla parte interiore delle persone che la vivranno nel quotidiano”.
La Torre, progettata dall’architetto Marco Visconti,“è stata realizzata ponendo attenzione non soltanto all’aspetto estetico ma anche alla sostenibilità ambientale”.
L’architetto Marco Visconti ha promosso sensibilità verso l’ambiente installando impianto fotovoltaico sulla facciata meridionale dell’edificio, e l’utilizzo di una pompa di calore che utilizza le acque sotterranee a 13° C per fornire il riscaldamento e il raffreddamento dell’edificio, con impatto ambientale pari a zero, e anche la scelta di reperire i materiali di costruzione nel raggio di 350 km, per ridurre le emissioni generate dai trasporti.
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