Ing. Carmine Gravino
L’Italia possiede il più grande patrimonio culturale a livello mondiale. Oltre 4.000 musei, 6.000 aree archeologiche, 85.000 chiese soggette a tutela e 40.000 dimore storiche censite. L’Italia è anche “arte a cielo aperto” con le sue coste, le sue riserve e paesaggi naturali. Il patrimonio ecclesiastico ha una valenza importante in tale ambito non solo per il valore architettonico delle fabbriche ma in particolar modo per il contenuto delle preziosi opere d’arte.
Spesso lo stato di conservazione di molte chiese vincolate versa in condizioni critiche, benché gli enti ecclesiastici facciano sforzi economici consistenti al fine di garantire un minimo di manutenzione ordinaria, ma è sempre più difficile far fronte a tale esigenze per le risorse economiche sempre più ristrette soprattutto per il peggioramento delle condizioni ambientali al contorno: temporali di intensità sempre più forte, inquinamento sempre più persistente ed aggressivo, eventi sismici più frequenti, escrementi di volatili etc.
Le nostre bellissime chiese sono pertanto sempre più esposte ad azioni aggressive al disequilibrio ambientale che l’uomo ha generato. A tal proposito si ricorda che l’articolo 9 della nostra Costituzione: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”. Ma le politiche a supporto della protezione del patrimonio culturale sono quasi inesistenti negli ultimi anni.
L’unico spiraglio è stato il Bonus Facciata 90%, unico bonus fiscale applicabile sui beni vincolati tranne qualche rara eccezione di applicabilità del superbonus, che oggettivamente ha dato la possibilità per le Diocesi e le parrocchie di riportare allo splendore le bellissime facciate di molte chiese in grave stato di degrado.
Sarebbe stato utile se tale norma fosse rimasta vigente almeno per i beni culturali con valenza pubblica. Una facciata restaurata è un bene comune che valorizza e riqualifica spazi, comunità.
Sospesa tale norma ad oggi, nel Paese con il più grande patrimonio edilizio vincolato non esiste una iniziativa di supporto alla salvaguardia di tali beni.
L’Arcidiocesi di Napoli ha sviluppato un piano organico di restauro di molteplici facciate sfruttando tra il 2021 e 2022 le iniziative di bonus facciata 90% prima e 60% dopo.
Almeno trenta interventi di restauro che hanno sottratto dal degrado un enorme patrimonio architettonico della città di Napoli. In particolare si riportano tre interventi nel cuore del centro storico di Napoli, in zone altamente trafficate e quindi inquinate, con enorme presenza di volatili che con gli escrementi contribuiscono ulteriormente ad accelerare il degrado delle facciate: Chiesa Santa Maria di Costantinopoli in Via Santa Maria di Costantinopoli (Prog. e D.L. Arch. Pierluigi Aveta- Impresa Pro.R. Edil), Chiesa San Domenico Soriano in Piazza Dante (Prog. E D.L. DPC Architetti- Impresa I.Co.Res.), Chiesa di Santa Maria della Concezione a Montecalvario. (Quartieri Spagnoli) (Prog.e D.L. DPC Architetti- Impresa Boccia Restauri).
Con la vigilanza della Sovrintendenza, dell’Ufficio Beni culturali della Diocesi Don Giacomo Equestre e del Responsabile dei lavori Ing. Carmine Gravino, sono stati riportati alla luce i colori originali delle facciate, utilizzando principalmente prodotti naturali a base di calce; si è proceduto ad un accurato restauro e pulizia delle parti marmoree ormai annerite dall’inquinamento ambientale. Inoltre la presenza dei ponteggi ha permesso di poter installare strumenti di allontanamento volatili ed effettuare interventi di manutenzione anche non rientranti nel bonus.
Nelle prossime settimane si inaugureranno le facciate della chiesa Gesù Nuovo, molto nota per la sua facciata altamente significativa, e la Chiesa dei Pallottini su cui sarà effettuato un intervento con pitture particolari che contribuiscono alla riduzione di CO2 nell’ambiente circostante.
Pertanto una riflessione ulteriore sulla bontà della legge Bonus 90% andrebbe fatta e sul necessario ripristino, casomai focalizzandola solo sui beni vincolati ad uso pubblico e con dei controlli sulla corretta applicazione da parte degli organi preposti.