a cura di Flora Vallone e Paolo Favole, architetti
Quest’anno la 19° Biennale Architettura si tinge ancora più di verde. Abbraccia i temi della sostenibilità e resilienza al cambiamento climatico muovendo da “Intelligens. Naturale. Artificiale. Collettiva.”, cioè –come ha spiegato il curatore Carlo Ratti – richiamando un duplice significato: da un lato il riferimento alla gens (cioè alle persone), dall’altro alla combinazione delle tre intelligenze su cui i partecipanti saranno chiamati al confronto. Il tema appare sfidante e certamente si presta a molteplici suggestioni, che volentieri andremo a scoprire.
Ancora più affascinante è il tema del Padiglione Italia della curatrice Guendalina Salimei, architetta molto attenta a partecipazione e benefici sociali del fare architettura. “TerræAquæ. L’Italia e l’Intelligenza del Mare“ promette, sin dalla call appena conclusasi, di indagare-raccogliere-proporre idee e progetti sulla gestione intelligente dei margini terra-acqua, cioè proprio quegli ambiti che oggi più che mai sono sollecitati non solo dalle trasformazioni della colonizzazione antropica, ma anche – e con sempre maggior frequenza – dalle “aggressioni” prodotte dal cambiamento climatico, sotto forma di alluvioni, esondazioni, frane e vari fenomeni di dissesto idrogeologico che minano coste, corsi d’acqua, argini e pianure alluvionali, e larga parte delle nostre città, con stime che indicano oltre 8 milioni di abitanti a rischio idrogeologico nel 94% dei comuni italiani.
Il tema è ampio, complesso, urgente, e ha già prodotto obiettivi globali, norme e leve economiche – sia nazionali che internazionali – per celermente avviare processi di cura e crescita rigenerativa anche fortemente ispirati alle soluzioni basate sulla Natura (NBS) cioè tecniche-azioni-processi in grado di attivare sistemi adattativi e resilienti.
Il tema è affascinante non solo per le tante declinazioni innovative che potrà sviluppare – anche richiamando discipline come l’ecologia del paesaggio e l’ingegneria naturalistica- ma anche per l’enorme casistica applicativa che l’Italia può offrire, tra paesaggi dell’archeologia, delle infrastrutture, dei sistemi naturali, in un pool di ambiti ecotonali che proprio la tensione-transizione tra i diversi ecosistemi rende eccezionali per biodiversità, ricchezza, flussi di energia e capacità di generare stabilità ecosistemica. Che è proprio ciò che dovremo riuscire ad attivare, per dare seguito alle indicazioni della Nature Restoration Law, verso l’obiettivo macro One Health, per il benessere dell’Uomo e del Pianeta tutto.
Sarà interessante quindi incontrare idee e best practices sui temi proposti:
- Ri-Pensare le cesure
- Re-Interpretare i dispositivi di soglia
- Ri-Scrivere i waterfront
- Ri-Organizzare le infrastrutture costiere e portuali
- Ri-Convertire l’archeologia industriale
- Ri-Scoprire il patrimonio sommerso
- Ri-Definire le strategie di tutela attiva del paesaggio
E scoprire che è possibile affrontarli anche – se non soprattutto – lavorando sulle necessità e potenzialità del Paesaggio, rigenerandone Capitale Naturale e Genius loci, tra nuovi paradigmi culturali (equità, inclusione, identità, …) e consapevolezze transdiscplinari.


Immagini
Nature Restoration law
Reti ecologiche e Ingegneria Naturalistica-NBS per rinaturalizzare corsi d’acqua