Architetto Caterina Parrello
Direttore Editoriale CHIESA OGGI
In occasione del 50° anniversario dell’inaugurazione della Collezione d’Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani, papa Francesco, lo scorso 23 giugno, ha ricevuto in udienza nella splendida e prestigiosa aula della Cappella Sistina 200 tra pittori, scultori, architetti, scrittori, musicisti, registi e attori da tutto il mondo.
Dalle parole del Santo Padre pronunciate durante il suo discorso emerge il senso profondo di questo legame unico tra CHIESA e ARTE, che segna un rapporto così definito “naturale e speciale”:
“L’artista ricorda a tutti che la dimensione nella quale ci muoviamo, anche quando non ne siamo consapevoli, è quella dello Spirito. La vostra arte è come una vela che si riempie dello Spirito e fa andare avanti. L’amicizia della Chiesa con l’arte è dunque qualcosa di naturale. Ma è pure un’amicizia speciale, soprattutto se pensiamo a molti tratti di storia percorsi insieme, che appartengono al patrimonio di tutti, credenti o non credenti. Memori di questo aspettiamo nuovi frutti anche nel nostro tempo, in un clima di ascolto, di libertà e di rispetto. La gente ha bisogno di questi frutti, di frutti speciali.”
(….) “Voi artisti, allora, avete la capacità di sognare nuove versioni del mondo. E questo è importante: nuove versioni del mondo. La capacità d’introdurre novità nella storia. Per questo Guardini dice che assomigliate anche ai veggenti. Siete un po’ come i profeti. Sapete guardare le cose sia in profondità sia in lontananza, come sentinelle che stringono gli occhi per scrutare l’orizzonte e scandagliare la realtà al di là delle apparenze.”
(…) “E spesso lo fate con l’ironia, che è una virtù meravigliosa. Due virtù che noi non coltiviamo tanto: il senso dell’umorismo e l’ironia, dobbiamo coltivarle di più.”
Cosa ci dice il papa con queste sue parole? Definisce chiaramente la figura dell’“artista contemporaneo” come dotato di una serie di caratteristiche che nel suo discorso vengono assimilate a doni da mettere a frutto: il dono della profezia assimilabile al sogno di un futuro migliore, quello di essere portatori di novità anche un po’ disturbanti, meglio ancora se queste ultime sono condite da un’ironia spiazzante e in grado di scuotere le rigidezze della realtà che ci circonda.
L’esperienza artistica può essere rivoluzionaria nella sua funzione: quando veniamo toccati nel corpo (nello sguardo, nel tatto, nella percezione) veniamo trasformati nell’interiorità (nei pensieri, nell’identità, nel desiderio).
E allora quale può essere il nostro impegno? Qual è lo sforzo che tutti noi come società e come comunità possiamo compiere? Svolgere al meglio il nostro ruolo come persone attive nella società, in equilibrio e nel rispetto dei luoghi che abitiamo. In ogni città c’è un patrimonio artistico e culturale da valorizzare, ci sono luoghi intorno a noi ricchi di opportunità dove “coltivare” e fare “crescere” la Bellezza.
Le città hanno bisogno di nuovi luoghi per crescere come comunità, luoghi per la lettura, l’ascolto, la teatralizzazione. Spazi per sperimentare, per narrare, per studiare. Nuove modalità d’uso che rimettano al centro la vita parrocchiale, non solo catechismo cattolico ma arte, incontri, ricerca, formazione, divulgazione.
Bisognerebbe avviare un progetto che specializzi alcuni luoghi per “riavviare” la comunità, per tornare ad essere polarità sociale, culturale e religiosa, senza perdere l’identità originaria che costituisce essa stessa testimonianza storica di civiltà.
Un’idea per recuperare un legame antico e funzionale tra il territorio e le chiese, tra la Chiesa e l’Arte.
Trasformare le chiese in luoghi dell’incontro culturale, artistico e religioso è la strada da percorrere, il sentiero da attraversare. Ma con un piano complessivo, un progetto che diventi un museo diffuso, un parco letterario e religioso, un nuovo modo di pensare la città a partire dai suoi simboli più iconici.
Il Papa sente gli artisti come suoi alleati quando smascherano le contraddizioni del mondo, specie l’ingiustizia sociale e i grandi rischi planetari. Ma tra le righe chiede loro anche di ricominciare a parlare bene dell’uomo, aprire orizzonti di speranza, tenere vivo il tratto spirituale che appartiene alla condizione umana