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Il Monastero dei Santi Pietro e Paolo a Germagno: una perla spirituale-architettonica

Il patrimonio ecclesiastico oramai in gran parte secolarizzato, costa di sessantacinquemila immobili distribuiti in tutta Italia, in questa risorsa oltre a quella legata alle diocesi abbiamo i monasteri e la parte conventuale. 

Il monastero di Santi Pietro e Paolo a Germagno (VB) 

Di questo patrimonio che ha un valore storico, culturale e sociale immenso, ed è inserito negli ordini religiosi, rileviamo l’attualità per la città contemporanea di alcuni complessi modello, quale quello che qui presentiamo

Possiamo dire che per dar vita a quest’opera, il terreno fu dissodato e rivoltato diverse volte. 

La vicenda umano-spirituale perché questo monastero potesse nascere, vicenda che qui vi accenniamo e che vi invitiamo a percorrere attraverso una visita a questa realtà, rimane di una attualità straordinaria e di una poesia che solo lo sguardo degli occhi e, insieme, del cuore può intuire e condividere. 

Si potrebbe accennare ad un innesto su di un tronco di antiche e gloriose tradizioni spirituali quale quello benedettino, ma non basta; la propaggine innestata proviene dall’allora “Gioventù Studentesca” che ha attraversato il travaglio della storia del sessantotto e ne è uscita con il desiderio di proporre una scintilla di vita interiore su un simbolico monte come per la città lucerna che si alimenta, nel silenzio monastico, della Parola di Dio, del canto e della preghiera. 

La comunità monastica del monastero di Germagno 

Sotto la spinta di questa nuova liturgia, come direbbe Guardini, nascono una vita e uno stile nuovi, una comunità monastica con un abito originale ed un cuore giovane e antico allo stesso tempo. 

La costruzione del nuovo impianto ha visto i monaci attraversare un travaglio sufficiente ad ottenere l’esperienza che li ha portati a poter suggerire la tipologia del monastero stesso. Un confronto tra fratelli della comunità su modelli costruttivi con diverse geometrie (triangoli, quadrati ed esagoni) si concretizza nella perla poetica ora sotto gli occhi di tutti. La firma è dell’Architetto Gianni Francisco, ma l’intuizione è frutto della sinergia dei fratelli. Un sorriso strappa la data di fondazione della prima pietra, 14 Luglio 1989, bicentenario della presa della Bastiglia. 

Un quadrato geometrico con al centro il chiostro iscriverà lungo il suo perimetro, la Cappella, il Capitolo, la biblioteca, la clausura delle celle monastiche, il refettorio con la cucina e le residenze della foresteria; nulla delle dimensioni funzionali della vita monastica, “di questo cuore urbano”, sfugge alla programmazione della nuova comunità. 

Questo centro vitale, imperniato sul chiostro, spazio intimo della vita spirituale del monaco e anello di scambio delle altre dimensioni della vita comunitaria appena dette, viene incorniciato dai laboratori, centro vivo dell’ora et labora. Tutt’intorno un quadro naturale abbracciato da boschi montani e all’improvviso aperto a meridione sul lago d’Orta. 

L’involucro del complesso abitativo è realizzato con pannelli prefabbricati che, se lasciano aperta qualche domanda dal punto di vista energetico, offrono un senso di permeabilità e continuità con la natura presentando un complesso di grande valenza architettonico-paesaggistico. 

La Cappella unico elemento architettonico a tutta altezza sino a mostrare l’intradosso del tetto già realizzato allora come ante litteram, in legno lamellare, promuove nella semplicità le tre dimensioni spirituali liturgiche: il silenzio, l’ascolto della parola e il canto, queste tutte rinnovate dalla spiritualità della comunità, un vero idillio da ascoltare e da partecipare. 

La chiesa come tutto il monastero ha in sé la sobrietà e l’armonia che regna tra queste pareti, uno stile semplice, eppur mai banale, accompagnato dal buon gusto dei confratelli che si alternano a decorare le celebrazioni con tessuti e arredi nuovi, con colori di coordinamento tra i vari poli liturgici. 

Grande risalto architettonico è confluito nella scelta dell’altare che troneggia come sepolcro aperto della Risurrezione, scelta che trae spunto dal nome assegnato al luogo: “Giardino della Risurrezione”. La cappella ha nelle finestre poste sul fondo del presbiterio il collegamento col chiostro che, attraverso il suono dell’acqua della fontana, partecipa della liturgia, dei canti e delle preghiere: un’atmosfera davvero mistica. 

La biblioteca e il refettorio si fronteggiano attraverso il chiostro e dialogano con lui e tra loro. Bellissima la luce che promana dal cuore erboso della costruzione; luce che permea anche le celle della clausura; tutto incastonato attorno a questa pietra miliare di antica tradizione monastica, il chiostro. 

Fratel Bernardo alla domanda: “Se ti si offrisse l’occasione di realizzare un nuovo monastero dove lo realizzeresti?”, sorridendo risponde: “Al trentatreesimo piano del Pirelli”! Un pensiero, un sogno o un’utopia, comunque frutto dell’esperienza di che cosa è il santi Pietro e Paolo per le città circostanti, veramente un nucleo vitale di rigenerazione spirituale e urbana. 

Una città tra le città, forse solo ad un livello altimetrico superiore, da non sottovalutare. 

Rigenerare, troppo spesso equivale a buttar giù muri per costruirne dei nuovi; mi sembra, però, che questo monastero dei santi Pietro e Paolo a Germagno dimostra che si può fare ancora di più: dando un’anima a una struttura architettonica, si può incontrare e accogliere “angeli” come avvenne per Abramo alla viva tenda presso le Querce di Mamre.

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