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Vatican Chapels, esperienza collettiva di progetto urbano

L’arch. Boris Podrecca insieme agli architetti della testata Chiesa Oggi durante la visita al Padiglione della Santa Sede.

Le dieci cappelle della Santa Sede sull’isola di San Giorgio

La 16^ Biennale Architettura di Venezia vede per la prima volta tra i suoi protagonisti anche la Santa Sede, presente con il padiglione “Vatican Chapels” sull’isola di San Giorgio, a Venezia. Non un unico edificio, ma dieci cappelle, affidate ad altrettanti architetti di nazionalità e confessioni diverse. Il loro compito, non semplice, è stato quello di ispirarsi alla “cappella nel bosco”, costruita da Gunnar Asplund nel Cimitero di Stoccolma, per realizzare opere che si sposassero con l’ambiente circostante. Le cappelle, infatti, sono inserite in un contesto boschivo astratto, affacciato sulla vicina laguna, scelto proprio per rievocare l’antico rapporto tra spiritualità, uomo e natura.

La direzione di Chiesa Oggi insieme ad un gruppo di architetti del Comitato Scientifico della testata ha partecipato all’inaugurazione del Padiglione della Santa Sede , avvenuta il 25 maggio e presieduta dal Cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e Commissario del Padiglione e dal Patriarca di Venezia Francesco Moraglia.

La qualità progettuale degli interventi realizzati e le tecniche esecutive per la realizzazione delle cappelle ha spinto la nostra attenzione al confronto con i progettisti presenti e le Aziende “mecenate” che hanno creduto in questo intervento, unico nel suo genere, quale esperienza collettiva di progetto urbano, regalando all’isola di San Giorgio una nuova vita.

Riportiamo una riflessione dell’Architetto Franco Pistocco che ci ha accompagnato in questo “particolare viaggio”.

CP

L’esperienza di Franco Pistocco

L’arch. Franco Pistocco, l’arch. Giuseppe Maria Jonghi Lavarini, l’arch. Caterina Parrello, l’arch. Erna Corbetta e l’arch. Luca Zen, della rivista CHIESA OGGI, all’interno della Cappella progettata da Norman Foster.

Ho avuto modo di visitare le Vatican Chapels sull’Isola di San Giorgio Maggiore in due momenti distinti, in entrambi ho colto dettagli utili ad una maggiore riflessione sul loro significato.
Alla prima visita, il giorno dell’inaugurazione, ho seguito l’itinerario osservando gli aspetti tecnici, materici e di inserimento al contesto che ogni architetto, a secondo del proprio linguaggio formale e concettuale ha utilizzato per realizzare, interpretando i fondamenti liturgici di base, il tema assegnato.
Nella seconda visita, il giorno dopo dell’inaugurazione insieme al maestro Boris Podrecca ed altri colleghi, ho colto aspetti da me sottovalutati nella visita precedente: la luce e le scelte formali che si svelano nei dettami della liturgia: la poesia dell’architettura. Ora, io credo che occorra fare una terza visita in solitario, dove ognuno di noi si spogli del proprio bagaglio di conoscenza che a volte non fa percepire il vero senso di un’architettura.

Ed ecco che in questo modo è quanto mai più profetica la citazione di Adolf Loos: “se in un bosco troviamo un tumulo, lungo sei piedi e largo tre, disposto con la pala a forma di piramide, ci facciamo seri e qualcosa dice dentro di noi: qui è sepolto qualcuno. Questa è architettura”. Si, le 10, anzi le 11 cappelle (annoverando tra esse anche il padiglione Asplund), è vera architettura.
Architettura che nasce dalla vocazione di essere architetti perché solo in questi casi si raggiunge la vocazione dell’anima come deve essere l’obbiettivo delle Cappelle Vaticane: Architettura che sollecita l’anima.

Questo obiettivo si raggiunge solo se l’architettura ridà importanza all’oggetto costruito come opera d’arte e ritornando essa ad essere vocazione, annoverata tra le arti maggiori e non tra le scienze di pianificazioni economiche.
L’architettura deve emozionare e sollecitare lo spirito delle persone con le sue forme, le sue proporzioni, il suo significato e in questo le Vatican Chapels rappresentano e rappresenteranno in futuro un ottimo paradigma.

Arch. Franco Pistocco

 

Secco Sistemi

Secco Sistemi è stata scelta per realizzare uno dei progetti esposti nel padiglione “Vatican Chapels”, della Santa Sede.
Il progetto dell’architetto Carla Juacaba parla della capacità dell’Azienda Secco Sistemi di dare forma all’acciaio e si esprime attraverso le forme di una croce. Viene spiegato perfettamente dalle bellissime parole del progettista “Una radura nascosta dietro le acque di Venezia è sempre una bellezza. Il progetto si unisce a quella bellezza delineando brevemente lo spazio. Quattro travi in acciaio di 8 metri compongono l’insieme: una è una panca, l’altra è una croce. Le travi sono in acciaio inossidabile lucidato per riflettere l’ambiente circostante: la cappella potrebbe sparire in un dato momento. E così l’ombra dell’insieme può diventare più evidente dell’oggetto stesso.”

Secco Sistemi è un marchio italiano espressione d’innovazione e design.
Da 70 anni contribuisce all’evoluzione dell’ingegneria del serramento: inventa sistemi e profili che diventano modelli di riferimento per l’industria del settore e continua a perfezionarli, per interpretare progetti e tendenze dell’architettura contemporanea.
Sviluppa oggi 280 profili in 4 metalli pregiati – acciaio zincato, acciaio inox, acciaio corten e ottone – e in 8 finiture, produce ogni anno 2 milioni di metri lineari di barre profilate per 200.000 porte e finestre.

Godsell e Zintek

Tra i dieci architetti chiamati a partecipare al progetto VATICAN CHAPELS l’australiano Sean Godsell, pluripremiato capo dello studio Sean Godsell Architects di Melbourne, ha realizzato un edificio unico, dall’aspetto di un magnifico monolite.

I quattro lati della torre si aprono, rivelando l’altare centrale, e le porte viste dall’alto formano una croce. In questo modo, è l’intero ambiente circostante a trasformarsi in uno spazio liturgico.

Il rivestimento della cappella, così come l’altare, sono realizzati in laminato in zinco-titanio zintek®, una lega ecologica ad alta modellabilità prodotta nello stabilimento Zintek di Porto Marghera.

Zintek ha avuto il piacere di realizzare una video-intervista a Godsell, in cui l’architetto ha parlato del progetto e della sua visione per la chiesa del futuro: un luogo in cui le persone si sentano unite, protette e a loro agio, al di là delle funzioni religiose.

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