La nascita del Museo Diocesano, ospitato all’interno del settecentesco palazzo vescovile, si inserisce in un più ampio progetto culturale promosso dalla Diocesi di Cremona. Assieme alla Cattedrale, dedicata a Santa Maria Assunta, al Museo Verticale del Torrazzo e al Battistero, il Museo vuole raccontare una parte importante della storia, dell’arte e della spiritualità cremonesi
Meraviglia è la parola più usata in questi ultimi mesi per il Museo diocesano di Cremona, da quando l’imponente portale di bronzo si è aperto ai visitatori, turisti e cittadini, credenti e appassionati d’arte.
La nostra diocesi presenta così il suo aspetto migliore, quello bello, della fede raccontata attraverso l’arte.
Un percorso che si dispiega tra il IV secolo (il mosaico pavimentale dell’antica cattedrale) fino al XVII con le opere dei più significativi scultori e pittori cremonesi.
Il tutto inserito nella cornice austera del palazzo vescovile costruito all’inizio del XIX secolo e reso ancor più accogliente dai giochi dell’architettura moderna del progetto di riqualificazione e di esposizione a firma dell’architetto Giorgio Palù, giocato in un meraviglioso intreccio di tecnologie, illuminazione, materiali, soluzioni avveniristiche.
La sfida accettata, quella di aprire un museo oggi, non è stata operazione semplice e nemmeno scontata.
Tante le incognite: la situazione pandemica, l’instabilità sociale ed economica, il tentativo di traghettare verso una nuova fruizione dei percorsi museali.
La diocesi – sostenuta dalla preziosa e imprescindibile munificenza di benefattori del calibro della Fondazione Arvedi- Buschini del Cavalier Giovanni Arvedi con la moglie Luciana – ha accolto tale sfida come la più significativa opportunità di evangelizzare nell’oggi.
Raccontarsi e raccontare, non solo il passato, ma anche il presente, non significa essere semplici custodi di opere d’arte, ma comunità credente che valorizza i tesori modellati nel passato e che sono luce del presente.
Significa lavorare per continuare a costruire la meraviglia.