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Un contributo all’Agenda 2030

Don Valerio Pennasso Direttore Ufficio Nazionale
per i beni culturali ecclesiastici e l’edilizia di culto della CEI

Don Valerio Pennasso

La programmazione degli interventi da parte delle diocesi muove dalle necessità delle parrocchie e cerca di trattare le diverse progettualità tenendo conto anche di alcune attenzioni progettuali, che nel tempo caratterizzano un responsabile impegno per una sempre migliore realizzazione.

Sostenibilità

Papa Francesco nel 2015 con l’Enciclica “Laudato si” rilancia con forza il tema della responsabilità e della
partecipazione di tutti alla cura delle persone e del creato, ristabilendo il primato del bene comune e delle relazioni.

Sulla scia delle prospettive del santo padre la CEI ha immediatamente proposto un patto tra cittadini, amministratori e decisori politici, professionisti e imprese per ridare ad ogni persona luoghi che assicurino un’elevata qualità della vita.

Il “manifesto CEI sulla cura della casa comune” si propone così come strumento di indirizzo operativo per le scelte progettuali, fino alla loro realizzazione perseguendo gli obiettivi di sviluppo sostenibile: inclusione sociale, economia ed ecologia urbana.

La sostenibilità economica diventa una delle dimensioni che debbono coniugarsi con il benessere generale, sociale ed ambientale, con gli elementi chiave nel rispetto dell’uomo e dell’ambiente.

In questo modo tutti i progetti relativi a interventi di restauro e manutenzione straordinaria come quelli delle nuove realizzazioni debbono ormai tenere conto di queste dimensioni attraverso una adeguata tecnologia e l’uso dei materiali.

Accessibilità

Quando sentiamo parlare di accessibilità, pensiamo subito al superamento delle barriere architettoniche, alle rampe e alla possibilità di avere servizi igienici per le persone con disabilità.

Spesso l’accessibilità la consideriamo in rapporto alla disabilità con il rischio di considerare le persone con disabilità motoria quasi come una “categoria”.

Oggi invece la progettazione richiede una attenzione diversa: si tratta di progettare “per tutti” (for all). Non si può progettare tenendo conto di “qualche” categoria, ma veramente per tutti, perché se si progetta per tutti, tutti potranno fruire e godere degli spazi e dei luoghi.

L’accessibilità diventa quindi la caratteristica di un luogo, di un ambiente: essere fruibile con facilità da parte di tutti, da parte di tutte le persone con capacità motoria, sensoriale, psichica o culturale diverse tra di loro rappresenta una profonda sensibilità e uno stile di accoglienza, di partecipazione, di relazione che supera le differenze per incontrare la persona.

Manutenibilità

Gli edifici delle nostre parrocchie sono soggetti a particolari sollecitazioni non soltanto architettoniche e ambientali. In molti casi la manutenzione programmata non fa parte della cultura stabile nella gestione degli immobili.

Raramente c’è personale dedicato e spesso mancano anche professionalità e formazione adeguate.

Le risorse economiche vengono destinate prioritariamente alla carità, lasciando spesso in sofferenza gli immobili e anche le chiese.

Progettare gli interventi (manutenzioni straordinarie, restauri o nuovi edifici) manutenibili significa mettersi dal punto di vista del vissuto degli edifici e della loro capacità di essere sempre all’altezza del servizio che devono svolgere nell’accoglienza delle persone e della vita liturgica e di fede delle comunità.

Non basta progettare edifici belli e contemporanei, rispondere a delle necessità ma anche farsi carico dell’intero processo edilizio e quindi anche alla “vita” degli edifici e alla loro necessaria manutenzione.

Accoglienza

Progettare un centro pastorale significa necessariamente avere in mente una precisa figura di comunità cristiana, il suo rapporto con il territorio, il contesto urbano, la realtà sociale e i concreti bisogni di chi vi abita.

Il tempo del “distanziamento sociale” ci chiede con forza di tornare a proporre e creare occasioni per esperienze profonde di comunione, di relazione e di speranza.

Il complesso parrocchiale, edificato attorno all’edificio chiesa, è opera architettonica e non mera edilizia complementare e rappresenta assieme all’aula liturgica un luogo importante per l’evangelizzazione e per creare comunione.

Le nostre comunità parrocchiali sentono sempre di più la necessità di spazi adeguati per l’ascolto delle persone e per la condivisione delle situazioni di emergenza alimentare ed abitative.

Oltre a questa attenzione caritativa sempre di più si sente la necessità di “spazi aperti” capaci di accoglienza, di socialità e creatività, capaci di farsi “sentire parte” di una comunità. Spazi per ritrovarsi e incontrarsi per condividere.

Agenda 2030

Sembra scontato che tutti sentiamo questa urgenza. In questi ultimi tempi il grido della terra ha raggiunto le generazioni di tutto il pianeta, per fare sentire la sua voce e il suo appello.

Non è soltanto una “scadenza” o un programma e neppure un impegno. Si tratta di una consapevolezza ormai diffusa, che chiede di essere tradotta in azioni concrete capillari e di tutti.

La cosiddetta transizione ecologica si farà, se tutti riusciamo a fare un passo in avanti e uno in dietro. Indietro sui consumi e in avanti sulla cura, intesa come “partecipazione a processi”. Tocca certamente ai “grandi della terra”, ma è una questione di tutti.

Anche noi ci siamo! Vogliamo dare il nostro contributo all’Agenda 2030.

Si tratta di un approccio e impegno culturale, che non spetta solo all’edilizia, alla tecnica dei processi, alla tecnologia e ai materiali, al loro impiego rispettoso, ma che punta agli obiettivi ormai condivisi e riconosciuti prioritari.

Fra tutti gli obiettivi raggiungibili alcuni rappresentano attenzioni e possibilità concrete, affinché le scelte degli interventi e le modalità della loro realizzazione e gestione non siano soltanto dettate dalle opportunità, ma siano frutto di decisioni programmatiche e strategiche, che perseguano il bene comune.

Anche le necessità e le priorità pastorali vengono così ponderate sulla base di prospettive ampie, che riguardano non soltanto la soluzione di un “problema” o la risposta a esigenze, ma il contributo allo sviluppo sostenibile.

Leggi anche: La “cura” delle cose di Caterina Parrello

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