Arch. Giuseppe Maria Jonghi Lavarini
Direttore Responsabile CHIESA OGGI
“La funzione estetica ha un posto importante nella vita dei singoli e dell’intera società”.
Il semiotico Jan Mukarovsky è premuroso a sottolineare che “L’arte è la sfera della creazione umana caratterizzata dal predominio della funzione estetica. Come ogni creazione umana, anche il lato artistico si compone di due elementi: l’attività e il prodotto. L’arte è attività non soltanto dal punto di vista dell’artista ma anche da quello del soggetto percettore (fruitore )”.
Di fronte al progetto di nuovi complessi parrocchiali, mi piace riflettere, guidato da queste considerazioni.
La funzione estetica dell’Architettura delle Chiese, e di tutti gli edifici che raccolgono la comunità ha una valenza che precede senza annullare tutte le qualifiche della funzionalità?
Oggi si parla di sostenibilità, risparmio energetico, ricerca, competenze, che non si dimenticano ma devono anche riconoscersi nei loro valori etici.
L’architetto, il liturgista, l’artista, sono i referenti responsabili, motivati, sensibili e professionali esecutori del “prodotto” architettonico dove nell’edilizia di culto la “percezione” precede senza omettere la funzionalità e nel rispetto della sicurezza e del servizio.
La centralità della Architettura per il Culto, la sua materia, i colori, le forme, gli spazi che raccolgono e guidano, l’armonia delle proporzioni, il rispetto delle luci e delle ombre, devono essere silenziose e sicure guide emozionali.
Nell’etimo, che ricordo spesso, della parola “parrocchia“ “para-oikos” “la casa vicina” ci sono i valori di sicurezza tranquillità, speranza, fiducia della comunità.
Anche le pietre parlano, i dettagli, le prospettive, le luci sono le emozioni materializzate del prodotto artistico che devono essere percepite vivificatrici nel cammino di una fede, fiducia cercata da ritrovare.
Queste considerazioni che condividiamo nel redigere Chiesa Oggi, le riconosciamo come “segni” importanti nella progettazione dei nuovi complessi ecclesiali.
La necessità di rinnovare, vivificare le percezioni emozionali deve sentirsi come dialogo aperto costruttivo fra il pastore, la comunità e i professionisti, architetti, artisti, tecnici perché la Chiesa, possa vivere nel tempo presente con la sua comunità attiva e partecipativa.
La percezione “emozionale” si avvantaggia di simboli, si appoggia a “testimoni” che l’iconografia suggerisce: la pittura, la scultura, la materia stessa ha una sua validità emozionale.
La chiesa, il complesso parrocchiale, gli spazi di lettura e studio, la biblioteca, gli spazi aggregativi, l’oratorio, i campi da gioco sono la chiesa-viva a cui la comunità si rivolge e chiede fiducia.