A Carpi, la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola riapre dopo il sisma del 2012 e ospita il Museo diocesano di arte sacra. Un equilibrato abbinamento tra l’allestimento fisso e le manifestazioni estemporanee fanno di questo museo diocesano un luogo di preghiera, arte e contemporaneità
Il 5 maggio nel 2019 a Carpi, nella chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, è stato riaperto il Museo diocesano di arte sacra dedicato al Cardinale Rodolfo Pio di Savoia, forzatamente chiuso a causa del sisma 2012.
Con l’inaugurazione del Museo diocesano d’Arte sacra nella chiesa urbana di Sant’Ignazio di Loyola, dedicato al cardinale Rodolfo Pio di Savoia, avvenuta il 17 maggio 2008, voluto da Mons. Bassano Staffieri e realizzato durante l’episcopato di Mons. Elio Tinti con la competenza di Alfonso Garuti – primo direttore – la diocesi di Carpi ha acquisito uno scrigno che raccoglie cinquecento anni della storia artistica e culturale del territorio, inserita in un complesso la cui funzionalità liturgica non viene compromessa ma, anzi, valorizzata nei suoi aspetti cultuali e sacri.
Il grande vano ecclesiale, infatti, è adatto ad ospitare, oltre all’allestimento museale tradizionale, anche esposizioni temporanee tematiche che lo rendono polivalente e aperto ad accogliere iniziative culturali e spirituali. La chiesa, quindi, pur adibita a museo, ha mantenuto la destinazione originaria cultuale e nel vano centralizzato, lasciato libero, possono trovare sede ed utilizzo, come è stato collaudato in quest’anno, conferenze e concerti, attività culturali compatibili con il decoro dell’ambiente ecclesiale e museale nello stesso tempo. Nello scorso mese di dicembre il museo ha ospitato la mostra “Carpi città del presepe” visitata ed apprezzata da un interessato e nutrito bilancio di visitatori; attualmente è stata allestito un percorso sui libri liturgici nei secoli e nelle diverse tipologie rituali.
Al centro dell’aula è ancora presente una importante struttura che accoglie i dipinti di Sante Peranda, pensata per presentare, in occasione della riapertura del museo, le opere del pittore veneziano attivo alla corte dei Pico provenienti dalle chiese della diocesi distrutte dal sisma.
Un equilibrato abbinamento tra l’allestimento fisso e le manifestazioni estemporanee fanno del museo diocesano di Carpi un luogo di preghiera, arte e contemporaneità.
Con il sisma 2012 la chiesa è stata chiusa per restauri che hanno interessato l’intero edificio in opere importanti sia sotto il profilo strutturale che architettonico, come la risarcitura della cupola e l’incatenamento delle coperture, la sostituzione degli infissi esterni ed il consolidamento delle volte in laterizio; per la parte architettonica è doveroso sottolineare il restauro pittorico dell’interno e la pulitura di altari, paliotti e apparati decorativi.
A conclusione dei lavoro Sant’Ignazio restituiva il suo aspetto luminoso e armonico, elementi significativi che lo hanno sempre contraddistinto.
Il 5 maggio 2019, alla presenza del Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale italiana, la chiesa è stata riaperta e riconsegnata nella sua importanza museale e liturgica.
Degno di nota il fatto che l’edificio – è questa una particolarità inconsueta – continua a rimanere chiesa, luogo aperto al culto pubblico, evidenziando ancora di più la funzione pastorale del patrimonio esposto.
Nel museo diocesano gli oggetti vengono rivalutati nella loro natura storica e di suppellettile sacra, divenendo strumento di catechesi e di fede che si tramanda nelle generazioni. I materiali raccolti hanno conservato la loro identità di provenienza e la proprietà originale, costituendo la testimonianza di un grande patrimonio diocesano di tradizione, fede e religiosità.
Alle opere d’arte che appartengono a Sant’Ignazio, si affianca, nel vano della chiesa e nelle due ex sacrestie, il percorso museale vero e proprio, come armonico completamento e arricchimento. L’allestimento ha mantenuto le strutture preesistenti in pannellature lineari in parte scorrevole e dipinte in colori neutri (nelle due sale attigue al prebiterio) in modo da permettere l’aumento delle superfici espositive e non prevaricare sulle murature originali della chiesa e delle due sacrestie.
Anche le vetrine espositive addossate a parete e poste su una struttura in ferro, si presentano di semplice cubatura geometrica con illuminazione fluorescente a bassa emissione di infrarossi e dotate di apertura elettronica scorrevole. La loro collocazione non risulta invasiva rispetto allo spazio della chiesa e permette la lettura dell’insieme in armonica valorizzazione dei contenuti. Questo rapporto di reciproca unitarietà e rispetto dell’esistente, tra spazio monumentale ed opere esposte, costituisce uno degli elementi di riuscita dell’allestimento caratterizzando la visione generale del percorso museale.
Nell’ampia collezione di pezzi, si segnalano, per citarne alcuni, il “dittico” dell’Annunciazione di Ippolito Scarsella detto “lo Scarsellino”, due incisioni di grandi dimensioni realizzate da François Langot nel XVII secolo, giunte pressoché intatte, la serie dei libri per l’officiatura corale della Collegiata, miniati da Damiano Gafori nella prima metà del Cinquecento e suppellettili sacre, come il prezioso reliquiario a torretta, sempre del XVI secolo, riccamente decorato con la tecnica del niello, di derivazione reggiana, proveniente da una chiesa di campagna, testimonianza del grande valore dato ad oggetti di culto di uso comune anche nelle piccole parrocchie.
E’ anche esempio della funzione di salvaguardia, tutela e valorizzazione sempre esercitata dal Museo diocesano, fin dal suo nascere, nei confronti di oggetti altrimenti nascosti e, in particolare laddove non vi sia il parroco residente, esposti anche a rischio di furto.
Non da ultimi si aggiungono i paramenti liturgici, le argenterie provenienti dal deposito del Duomo e collocate all’interno di apposita teca; danno la percezione di quello che era ed è il ‘tesoro’ della Collegiata (poi Cattedrale), del patrimonio artistico utilizzato nelle celebrazioni liturgiche. Vi sono pure le scagliole degli altari, fra cui il paliotto trafugato una quindicina di anni fa dalla chiesa di Fossoli e oggi murato in uno spazio apposito del Museo.
Questa realtà museale, apprezzata e vissuta dalla cittadinanza e da tanti visitatori, provenienti anche dall’estero, completa l’insieme del patrimonio artistico locale integrandosi degnamente con le realtà museali già presenti. In particolare, per gli oggetti sacri, significa testimoniare un percorso cristiano e di fede che, unito alla storia e alla tradizione, ci restituisce una continuità religiosa tra passato e presente.
A suffragio di quanto sopra esposto e nella consapevolezza di avere restituito alla città e alla Diocesi un bene di grande valore fruibile da tutti, il Museo diocesano “Cardinale Rodolfo Pio di Savoia” ha aderito volentieri all’evento nazionale “La lunga notte delle Chiese” (partecipazione rimandata a causa del Covid19) e si sta organizzando per rispondere al meglio al progetto con iniziative, eventi e programmi culturali.
Fin dal mio ingresso nella Diocesi di Carpi ho sentito una particolare cura per l’Arte Sacra raccolta e valorizzata nel Museo diocesano, dedicato al cardinale Rodolfo Pio di Savoia, e collocato all’interno della chiesa urbana di Sant’Ignazio di Lojola.
Non ho fatto in tempo a viverlo pienamente poiché, a soli tre mesi dal mio ingresso a Carpi, il terremoto ha compromesso gravemente chiese, canoniche, strutture pastorali ed anche il Museo diocesano. Desiderando continuare, pur nella difficoltà, a rendere fruibile il patrimonio culturale ed artistico della diocesi, ho pensato di collocare le opere più significative nel palazzo vescovile, anch’esso gravemente danneggiato dal terremoto, ma reso agibile prima del Museo. La decisione ha ottenuto il plauso della cittadinanza, la quale ha manifestato il proprio apprezzamento partecipando numerosa, insieme ai tanti visitatori, alle mostre e alle tante manifestazioni artistiche e culturali organizzate nel palazzo.
Con la riapertura del Museo diocesano, il 5 maggio 2019, alla presenza del Cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, la chiesa di Sant’Ignazio è ritornata a splendere delle eccellenze artistiche di tutta la diocesi, raccolte in un luogo sacro, ancora dedicato al culto divino. In tale modo esso costituisce, a pieno titolo, uno spazio di bellezza, di fede e di speranza, che conduce l’uomo all’incontro con Colui che è la verità e la bellezza stessa (Benedetto XVI). La caratteristica principale del Museo, infatti, è proprio quella di unire l’arte alla fede coniugando in un percorso storico e spirituale le tappe più importanti della vita della comunità carpigiana. Attraverso l’arte sacra eleviamo lo spirito, approfondiamo la conoscenza, ci apriamo alla trascendenza che ci riconduce a Dio, da cui trae origine ogni ispirazione.