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La riduzione parziale di una chiesa a uso profano

Mons. Paweł Malecha, Promotore di Giustizia Sostituto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica e docente presso la Pontificia Università Gregoriana

La riduzione di una chiesa a uso profano non sordido può essere totale o parziale. La prima evenienza si verifica spesso nella prassi e, quindi, non esige particolare attenzione, al contrario della seconda, che è meno nota e che, pertanto, richiede ulteriori indagini e approfondimenti, che cercherò di tracciare in questa sede, nei limiti consentiti dalla brevità del presente contributo.

Non vi è dubbio che in entrambe le fattispecie indicate vada applicato il prescritto del can. 1222 del Codice di Diritto Canonico. La decisione sulla riduzione totale o parziale di una chiesa può tuttavia essere impugnata da parte dei fedeli a norma del diritto, qualora essi si sentano gravati da codesto provvedimento.

La dismissione totale si ha quando la chiesa tutta intera viene ridotta a uso profano e nessuna delle sue parti rimane destinata al culto divino, mentre quella parziale si ha quando il culto divino viene conservato soltanto in una delle parti dell’edificio. Quest’ultimo, pertanto, grazie a tale soluzione, può essere destinato al culto divino e, in pari tempo, a un uso profano.

Chiesa di San Rocco a Trapani, oggi diventato un centro di promozione culturale e galleria d’arte, a seguito di un progetto condiviso con l’intera comunità che rappresenta un esempio virtuoso di rinascita culturale (pubblicato su Chiesa Oggi 111)

Si tratta naturalmente di due parti distinte del menzionato edificio, di cui solo una conserverà le funzioni di una chiesa, e l’altra sarà trasformata, per esempio, in un museo, teatro, biblioteca, luogo di ritrovo per giovani o anziani, e così via. Il Vescovo diocesano, di solito con un divisorio (in muratura, in vetro, ecc.), dovrebbe allora circoscrivere accuratamente l’area della chiesa destinata a uso profano, che non sarebbe più luogo sacro, dal rimanente spazio della chiesa, che continuerebbe invece a essere sacro.

Una modalità di riduzione parziale di una chiesa a uso profano ancora rara, ma che potrebbe avere uno sviluppo interessante in futuro anche in Italia, è la trasformazione di una chiesa in chiesa cimiteriale. Il fenomeno consiste nel fatto che in una chiesa vengano effettuate in modo sistematico sepolture, di solito tramite la collocazione di urne cinerarie.

In tal modo le suddette chiese, infatti, potranno contenere almeno diverse centinaia di urne. Si è di fronte alla questione del c.d. colombario o, in tedesco, ove il fenomeno è più studiato e regolato, di Grabeskirche, Kolumbarium o Begräbniskirche. Va osservato che la trasformazione di una chiesa in chiesa cimiteriale di per sé, giuridicamente parlando, non è riduzione della chiesa a uso profano: infatti, essa continua anche nella sua nuova identità di chiesa cimiteriale a essere destinata al culto divino.

Il fenomeno di riduzione parziale di una chiesa appare, quindi, una soluzione interessante e consigliabile soprattutto nei casi in cui si avverta davvero un rischio reale di dismissione di una chiesa. Di fatto, tale riduzione permette non soltanto una salvaguardia della cura delle anime, ma si dimostra anche valido strumento ai fini di un efficace mantenimento della chiesa-edificio e di una valorizzazione del paesaggio storico, culturale, artistico e architettonico cittadino, nonché opportunità per un’articolata pastorale dei defunti.

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