Una Chiesa-piazza a Dakar è il progetto vincitore dell’ VIII edizione del Premio Europeo di Architettura Sacra promosso dalla Fondazione FRATE SOLE
Nel mese di luglio 2019, nella sede della Fondazione Frate Sole a Pavia, si è riunita la Giuria della Fondazione per la valutazione delle proposte pervenute alla VIII Edizione del Premio Europeo di Architettura Sacra, sapientemente organizzato e coordinato dall’ arch. Andrea Vaccari, segretario della Fondazione, che ha affiancato i lavori della Commissione Giudicatrice.
La giuria riunita, composta da Luigi Leoni, in qualità di presidente, Francesco Dal Co, Giorgio Della Longa, Esteban Fernández Cobián, Caterina Parrello, don Valerio Pennasso, ha espresso un giudizio ampiamente condiviso segnalando che, oltre al lavoro premiato e ai lavori menzionati, nella eterogenea casistica proposta, altri lavori meritevoli sono stati considerati con attenzione.
E’ emersa la decisione di assegnare il premio complessivo ad unico progetto quello presentato da Crisian Giannone, “Una nuova Chiesa a Dakar”.
La Giuria inoltre ha ritenuto di assegnare LE MENZIONI DI MERITO a 3 progetti che hanno raggiunto la fase finale di valutazione che, aldilà della valutazione di merito specifico, danno conto dell’eterogeneo ventaglio di proposte per l’architettura sacra che ha caratterizzato anche questa edizione del Premio.
Primo Premio
Cristian Giannone
per la tesi Una chiesa a Dakar. Esperienze architettoniche in contesti marginali.
Tesi di Laurea discussa presso l’Università Mediterranea di Reggio Calabria
Relatore prof. Alessandro Villari
Motivazione
Il lavoro è svolto all’interno del laboratorio di tesi dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria che ha visto la collaborazione dell’ONG VIS (Volontariato Internazionale per lo Sviluppo).
L’Ente ha proposto alcune occasioni di intervento nel Senegal, concrete iniziative di aiuto in un Paese con un tasso altissimo di emigrazione.
Ne è esempio la richiesta della Missione Don Bosco di Dakar di realizzare una nuova chiesa nella principale città del Senegal. Il progetto interpreta tale richiesta; una nuova chiesa Cattolica situata in un lotto adiacente alla Missione Salesiana, all’interno della caotica periferia nord della capitale.
È un progetto che, con rigore, inventa una chiesa-piazza, condensatore religioso e sociale, in un frammentato e alquanto difficile contesto periferico della città. La chiesa è concepita come uno spazio accogliente ma non confinato, bensì aperto alla città, in un territorio in cui la gente abitualmente vive all’aperto.
Un basso recinto dà forma ad una piazza e media architettonicamente lo sfrangiato vuoto urbano accanto al complesso esistente dei salesiani. Si tratta di un recinto, che è anche portico, aperto localmente per originare luoghi di relazione privilegiati con la città.
Nel suo baricentro, una grande e ariosa struttura reticolare poggiante sul forte recinto murario genera uno spazio coperto ma aperto; una piazza che è aula religiosa capace di aggregare al suo interno un grande numero di fedeli.
Il grande coperto, una sorta di ciborio rivestito in policarbonato, realizza al suo interno un più articolato sistema di copertura che origina uno spazio tripartito in navate con due grandi falde. Lo spazio viene limitato a terra da chiusure permeabili all’aria e alla luce. Basilari gli ausili tecnologici: il soffitto ligneo scherma dalla luce solare, la ventilazione è garantita da camini in copertura, l’acqua piovana non viene dispersa.
Si tratta di un lavoro che risponde ad un tema difficile, in un contesto urbano difficile, svolto con misura e maturità. Si elogia, come già è avvenuto con altri lavori in recenti edizioni del Premio, il fatto di non aver esportato in terra africana modelli di chiesa di tradizione occidentale come è avvenuto per le chiese delle tante colonizzazioni. Si tratta invece di una invenzione urbana che affonda le radici in consolidate modalità locali di vivere lo spazio urbano. L’opera, aperta a tutti come lo è una piazza, è capace di restituire al suo interno una densa immagine di chiesa. Nella notte di Dakar il parallelepipedo traslucido diventa un segno luminoso nella periferia della città.
In Senegal, come tradizione, la gente vive all’aperto e per questo la nuova Chiesa a Dakar è concepita come un ampio spazio pubblico, originale e accogliente, aperto alla città: una grande piazza, che senza soluzione di continuità, tra interno ed esterno è capace di accogliere oltre 5000 fedeli.
La Chiesa è progettata con materiali a basso consumo (acciaio, legno, mattoni e cemento) e con tecnologie sostenibili.
La copertura dello spazio liturgico è composta da una semplice struttura di travi reticolari. La chiesa è avvolta da un volume monolitico luminoso che di notte diventa una lampada urbana.
Vista la grande dimensione dello spazio aperto e delle coperture è previsto un sistema di raccolta delle acque meteoriche da conservare in diversi contenitori per poi essere riutilizzate in tutti gli edifici della missione.
Menzioni di Merito
La proposta di una chiesa in un centro religioso quale occasione per indagare la genesi formativa e la contaminazione, nella contemporaneità, dello spazio sacro in Ucraina: KATERYNA RYBENCHUCK – Ucraina, per la tesi Morphogenesis of the sacred space of Ukrainian church sostenuta presso Lviv Polytechnic National University. Relatori prof. Mykola Rybenchuk, prof. Anton Kolomeytsev
Un centro per la spiritualità con una cappella sulle rive della Vistola a Varsavia, per indagare ancora sulle possibili forme dell’abitare, in senso sacrale, dell’uomo contemporaneo: JOANNA WIERZBICKA – Polonia, per la tesi Sacred space of a Modern Man sostenuta presso la Warsaw University of Technology. Relatore prof. Anna Maria Wierzbicka
Un inusitato spazio in cui le romantiche rovine di una chiesa eclettica demolita negli anni ’70 a Madrid, ritrovano vita e senso, letteralmente appese in una fantastica struttura in equilibrio generata dal “delirio di pro- gettare una chiesa sospesa nell’aria”: MANUEL BOUZAS BARCALA – Spagna, per la tesi Un Buen Suceso sostenuta presso la Etsam – Universidad Politécnica de Madrid. Relatore prof. Manuel Ocaña del Valle