Parlare di innovazione oggi significa sempre più introdurre «sistemi di innovazione» che coinvolgono una pluralità di attori, travalicando i confini non solo delle organizzazioni, ma anche dei settori tradizionalmente intesi, per approdare a una logica sistemica alla base dei meccanismi di generazione di nuovo valore. L’innovazione diventa collettiva e collaborativa e trova applicazione in diversi ambiti, da quelli tecnologici connotati, ad esempio, dai parchi scientifici e dagli incubatori d’impresa, ai distretti industriali, al settore turistico attraverso l’albergo diffuso, ai contesti culturali territoriali con i parchi
culturali ecclesiastici.
Gli elementi su cui concentrare l’attenzione non sono più (solo) gli output dell’innovazione, quanto gli attori che presiedono l’innovazione e le interrelazioni che tra questi si vengono a creare, con l’obiettivo di conseguire benefici sostenibili nel tempo. In tal modo, si viene ad enfatizzare la dimensione interattiva, collettiva e dinamica dell’agire innovativo: beni materiali e servizi acquistano valore (e svolgono una funzione) in rapporto al valore che viene assegnato al loro contesto, costruito congiuntamente e dialogicamente dall’interazione tra i diversi stakeholder che fanno parte del sistema, inclusi gli utilizzatori.
Appartenere ad una rete implica lo sviluppo di un senso collettivo che va oltre la concezione del prodotto o del servizio: la rete diventa una risorsa produttiva per l’acquisizione e l’uso di risorse e capacità utili ad attivare processi di co-creazione del valore per tutti i soggetti appartenenti ad essa. L’attività di generazione di senso diviene pertanto uno degli ambiti in cui l’innovazione si può esprimere al fine di facilitare e sostenere i processi di integrazione delle risorse da parte di diverse organizzazioni, profit e non, generando contesti ricchi di senso e significati. In questi contesti di senso, ciascun attore trova il modo di porre le sue idee e le sue azioni “al servizio” degli altri, in modo da avere un risultato sinergico maggiore di quello che si otterrebbe con tante azioni individuali.
L’eterogeneità degli attori che spesso si trovano a collaborare, in termini di obiettivi, posizione, potere, conoscenze, percezioni, cultura, ecc. trova un fattor comune proprio nella condivisione di un senso superiore che rende la rete coesa. Sviluppare i legami che si vengono a formare facilita i processi di comunicazione e condivisione, la comprensione di problemi e soluzioni, favorendo quindi anche un migliore coordinamento. Prendiamo ad esempio, il caso dei Parchi Scientifici e Tecnologici e di come il senso di appartenenza a questo attore collettivo abbia stimolato un flusso di conoscenze tra player, anche molto diversi tra loro: università, imprese private, istituzioni pubbliche, centri di ricerca, associazioni di categoria, consumatori, e così via. Cambiamento tecnologico e contesti di senso si sostengono a vicenda nella creazione di mondi nuovi, sperimentali, che consentono di esplorare il vasto continente del possibile.
In questa ottica, la relazione passa da veicolo per la creazione di valore differenziale, a locus stesso dell’innovazione o, in altre parole, da fattore abilitante il processo innovativo a sua determinante. La sfida è proprio quella di dar forma a questo potenziale di conoscenze e idee, riuscendo al contempo e renderlo replicabile e quindi economicamente sostenibile. Il crescente sviluppo dell’ on-line e del mobile forniscono uno spiraglio positivo in termini di opportunità moltiplicative.
La tecnologia diventa anche elemento critico per gestire la tradizione in chiave moderna, un ponte tra passato e futuro. Un esempio è il ripensamento della figura dell’artigiano alla luce della diffusione delle tecnologie proprie della Digital Fabrication. Secondo Alessio Santoro e Marco Burchini di Graziella, celebre azienda operante dal 1958 nel campo dell’oreficeria e con sede ad Arezzo, i metodi di produzione artigianale tradizionali (cera persa, modelli scolpiti a mano) vanno affiancati a metodi innovativi: (stereolitografia con resine calcinabili, scanner 3d a laser e naturalmente, modellazione 3d CAD), facendo nascere una nuova figura, l’artigiano digitale.
Interessante anche la collaborazione tra l’Antica Dolceria Bonajuto e 3DiTALY, due realtà molto diverse eppure legate da un’innata creatività e spirito innovativo. L’Antica Dolceria Bonajuto è la cioccolateria più antica della Sicilia celebre in tutto il mondo per le sue lavorazioni con il pregiato cioccolato di Modica; 3DiTALY è un’azienda specializzata nella stampa 3D. L’idea è stata quella di stampare il cioccolato, per la prima volta in Italia, utilizzando una stampante 3D desktop a deposizione di strati. Come afferma il titolare dell’azienda Bonajuto Franco Ruta: “L’Antica Dolceria Bonajuto ha raccolto con entusiasmo l’invito a collaborare, da sempre la nostra convinzione è che il concetto di antico non significhi vecchio,ma si tratti invece di un bagaglio di esperienze continuamente in progresso che, partendo da punti fermi imprescindibili (rispetto per materie prime e caratteristiche del prodotto), possono sempre essere messe al servizio della sperimentazione”. L’obiettivo è quello di fornire a tutto il Paese nuovi strumenti per reinventare l’arte della pasticceria, in modo da stimolare creatività e competitività. Questo esempio mostra come anche un’azienda con tradizioni centenarie possa mettersi in gioco con successo sperimentando la Digital Fabrication, senza tuttavia rinnegare i suoi valori e la sua eredità.
La tecnologia non rimpiazzerà mai le persone, ma può certamente contribuire alla creazione di un’esperienza di valore per gli utenti, che ricercano in maniera crescente delle esperienze interattive e ad alto coinvolgimento – mentale, fisico, ludico ed emotivo – e dove le interazione personali si combinano e integrano in maniera fluida con interazioni digitalizzazate. Si tratta di un trend destinato a rinforzarsi, anche considerato che i fruitori del futuro di esperienze culturali e contesti di senso, come ad esempio, musei diffusi e parchi culturali ecclesiastici, saranno progressivamente sempre più soggetti nativi digitali o convertiti al digitale.
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