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Costruire una chiesa – Chiesa e centro pastorale Giovanni XXIII, Seriate (BG)

Arch. Mario Botta

Costruire una chiesa, oggi, comporta per l’architetto il confronto con alcuni interrogativi rispetto al ruolo e ai significati che l’opera di architettura assume nel contesto urbano. Sono problemi nuovi, sorti recentemente, diversi da quelli che si erano presentati in passato. 

Il significato simbolico di un’architettura nata per rispondere all’attività liturgica che si offre come luogo di meditazione e di preghiera, rappresenta oggi una eccezione nel processo di crescita urbana.

L’agglomerazione continua cresciuta attraverso i nuovi insediamenti ha subìto, come l’intera società, un processo di secolarizzazione che ha portato alla scomparsa di regole e gerarchie dentro il tessuto urbano. Nella tradizione occidentale, alla chiesa veniva attribuito un ruolo cardine, capace di condizionare lo sviluppo dell’intorno, mentre oggi è relegata, nella maggioranza dei casi, dentro spazi residui di una urbanizzazione sparsa senza immagine, cresciuta attraverso leggi suggerite dalla speculazione edilizia che vede nella villa unifamiliare il modello finale a cui fare riferimento. 

Dentro questo sviluppo che aumenta a dismisura una periferia anonima, sono rare le eccezioni che permettono di creare spazi che abbiano un significato collettivo. Perfino le attività commerciali faticano a costruire spazi comuni, così come i servizi di quartiere che talvolta riescono a dare spazi funzionali ma senza carattere istituzionale, collettivo o simbolico

È in questo quadro di sviluppo periferico che in un territorio a nord del vecchio nucleo di Seriate, è maturata l’esigenza di costruire, in località Paderno, una nuova chiesa con annesso un centro parrocchiale. 

Schizzo di progetto della chiesa e del centro pastorale Giovanni XXIII a Seriate ( BG)

Il compito dell’architetto è stato in questo caso facilitato dalla presenza della bella chiesetta settecentesca di Sant’Alessandro, che costituisce un pregevole nucleo edilizio con un bel portico e un piccolo sagrato ritagliato fra la roggia che scorre a lato e la campagna dell’intorno. 

Il nuovo insediamento (oratorio e chiesa) tenta di ricucire il tessuto sparso dell’urbanizzazione e mira a creare una nuova immagine con al centro un ampio spazio (in parte verde e in parte minerale) che diviene piazza-sagrato di quartiere

La frammentazione del tessuto periferico è così corretta attraverso il disegno di uno spazio di ampio respiro che assume caratteristiche di spazio urbano. 

La nuova chiesa è una presenza forte per la dimensione ma, soprattutto, per la perentorietà della immagine geometrica. Il dialogo fra la vecchia chiesetta e la nuova edificazione crea una nuova complessità per la diversità dei linguaggi che lo connotano. Attraverso questa immagine la capacità iconica dell’architettura è utilizzata al meglio delle possibilità. L’espressione essenziale delle forme geometriche, semplici e facilmente riconoscibili, è sottolineata dall’uso di un unico materiale, la pietra di Verona che, trattata a spacco, si presenta con una tessitura di colore rosso su tutte le superfici. 

Il rincorrersi ritmato delle colonne cilindriche lungo la facciata dell’oratorio controlla questo margine, contrapposto al prospetto laterale della vecchia chiesa, e dà forza allo spazio centrale. 

Dal corpo allungato delle attività parrocchiali fuoriesce il volume trasversale della sagrestia che collega la nuova chiesa. Questa si presenta come un’unica aula assembleare a pianta quadrata di 25 metri di lato e 22 di altezza. Elementare nella sua planimetria, l’architettura diviene complessa nella sezione verticale, con le pareti centrali che si innalzano per trasformarsi in lucernari a livello della copertura, e un raccordo a rombo inclinato che lega gli angoli del soffitto con gli angoli del quadrilatero. Dentro questa tipologia a pianta quadrata, le attività e le funzioni richieste dalla liturgia sono risolte con leggere modifiche dello spazio interno, che lasciano inalterata la lettura del volume primario. 

Interno della chiesa Giovanni XXIII a Seriate (BG)

Così, la parte presbiterale si sviluppa all’interno del volume con un semplice arco di cerchio che penetra nello spazio centrale e acquista profondità – per la verità più virtuale che reale – attraverso due timide absidi che fuoriescono leggermente dal quadrilatero. 

Dal presbiterio, rialzato di cinque gradini rispetto al pavimento della chiesa, si elevano gli arredi liturgici (altare, ambone e sedia) realizzati con la stessa pietra levigata del suolo e modellati con forme elementari

Ma la principale attenzione del progetto architettonico è rivolta allo spazio interno. Al di là dell’attenzione per gli aspetti funzionali e liturgici, per i quali si è dato seguito alle prescrizioni postconciliari, resta per l’architetto l’impegno di offrire una qualità dell’atmosfera che sappia evocare la particolarità del luogo. 

Lo spazio della chiesa dev’essere facilmente leggibile in modo da permettere al fedele attraverso un solo sguardo di orientarsi facilmente e sentirsi a proprio agio, in modo da partecipare come protagonista alle celebrazioni liturgiche

Nella chiesa di Seriate, un alto zoccolo si innalza dal pavimento per formare una vasca di pietra rossa di Verona che richiama la terra e separa il rivestimento superiore delle alte pareti. Il visitatore innalzando lo sguardo trova, senza interruzione di continuità, una superficie realizzata con tavole di legno orizzontali sovrapposte che disegnano una tessitura continua delle pareti. Queste tavole orizzontali interamente rivestite con sottilissime foglie d’oro captano la luce naturale dall’alto e la irradiano nello spazio. 

Interno della chiesa Giovanni XXIII a Seriate (BG)

È, questo, uno spazio inatteso e sorprendente che rinvia il visitatore a ricordi ed emozioni lontane, uno spazio chiaro e semplice, ma anche intrigante, che svela all’osservatore l’impianto geometrico che ha generato l’architettura e la fonte della luce che scivola dall’alto lungo le pareti dorate. 

Lo sguardo è dapprima attratto verso l’alto poi verso il basso, per poi risalire nel continuo rincorrere il vibrare della luce. 

Dentro la chiesa lo spazio verticale si intreccia con quello longitudinale che si crea fra l’ingresso e l’altare per concludersi sulla concavità leggera delle absidi unificate dalla “crocifissione-resurrezione” scolpita dentro lo spessore del muro da Giuliano Vangi

Nella chiesa di Seriate lo spazio è caratterizzato dalla luce, gli altri elementi funzionali di supporto alle attività liturgiche, così come gli arredi, assumono un ruolo e un disegno minore, chiaro e misurato, affinché non interferiscano con la purezza dello spazio. 

L’idea della chiesa corrisponde all’idea della luce, non vi è possibile separazione fra forma e spazio; è l’intera architettura che si offre come mediazione fra la solidità della terra e la lievità del cielo

È questo, almeno, l’obiettivo attorno al quale si è profuso l’impegno dell’architetto.


Chiesa e centro pastorale Giovanni XXIII, Seriate (BG) 

Progetto: 1994-2000 

Realizzazione: 2001-2004 

Committente: Parrocchia del Santissimo Redentore, Seriate 

Architetto: Mario Botta 

Collaboratori Studio Botta: Davide Macullo, Nicola Pfister 

Progetto esecutivo: Guido Botta, Antonello Scala 

Sculture nell’abside: Maestro Giuliano Vangi 

Struttura e materiali: struttura portante in calcestruzzo armato, rivestimento esterno in pietra rossa di Verona, rivestimenti interni in legno dorato (foglia d’oro) 

Foto di Enrico Cano

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