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Un caso virtuoso di restauro e valorizzazione

A Piacenza il restauro del campanile della Cattedrale e il percorso di salita in quota 

A cura di Manuel Ferrari, architetto direttore ufficio BCE Diocesi Piacenza 

Il Campanile 

La Cattedrale di Santa Maria Assunta e Santa Giustina a Piacenza, è un edificio tra XII e XIII secolo il cui progetto è attribuito al maestro Nicholaus, la cui bottega lavorerà in seguito nei grandi cantieri delle cattedrali di Ferrara e di Verona. 

La costruzione della cattedrale di Piacenza venne avviata nel 1122 sulla cattedrale precedente dedicata a Santa Giustina, probabilmente molto danneggiata dal terremoto del 1117. L’anno di fondazione è testimoniato da un’epigrafe collocata in facciata al di sopra del portale meridionale. 

Il primo cantiere dovette durare dal 1122 al 1150 (1160 secondo alcuni studi) periodo entro il quale la basilica dovette essere completata fino alla copertura della navata centrale. Ascrivibile al periodo 1202-1235 è la successiva fase gotica che vedrebbe l’innalzamento della navata centrale, la costruzione delle attuali volte esapartite, la costruzione degli archi rampanti, il completamento del transetto. 

Di grande interesse è il campanile concluso entro il 1333 (come sappiamo da un’epigrafe ancora presente all’interno della cuspide), la cui costruzione avviene in più fasi. L’analisi muraria ha evidenziato che era prevista una torre simmetrica sul lato sud, secondo schemi normanni confermati da altri elementi architettonici presenti in cattedrale. 

Sulla cuspide si innalza dal 1341 l’Angil dal Dom, statua segnavento dorata composta da 34 lamine di rame sbalzato, alta 2,73 mt. Il campanile ha un’altezza complessiva di 72,5 mt. La sola cuspide conica ha un’altezza di 17 mt ed è consolidata mediante un sistema di catene incrociate collocate su tre livelli che trattengono all’esterno fasce di ferro che corrono lungo tutta l’altezza del cono. 

Elemento che suscita grande curiosità è la gabbia in ferro sospesa sotto la cella campanaria. Fu fatta realizzare nel 1495 per ordine di Ludovico il Moro signore di Milano e Piacenza, con lo scopo preciso di “servire a rinchiudervi i sacrileghi a fine che serva di esempio agli altri”. È forgiata a mano ed è larga 0.90 m x 1,80m x 1.90 di altezza. 

Il Restauro 

Il primo segnale di allarme circa lo stato di salute del campanile della Cattedrale fu nella notte del 30 ottobre 2012, quando caddero parti di laterizio dalla cuspide sul sottostante sagrato. Questo costrinse ad una rapida transennatura di quest’ultimo ed a precludere temporaneamente l’accesso in facciata dal portale laterale di sinistra. Una squadra di rocciatori, calandosi su funi fissate alla base dell’angelo, prelevò oltre un centinaio di frammenti di laterizio in fase di distacco, numerandoli e conservandoli per poter poi essere eventualmente ricollocati durante il restauro. Da quel momento è iniziata la ricerca di finanziamenti per sostenere i restauri delle superfici della cuspide conica e della sottostante cella campanaria. Nella seconda metà del 2014 grazie ai contributi derivanti dall’8 per mille alla Chiesa cattolica e alcuni soggetti privati è stato possibile procedere alla pianificazione dell’intervento

Si è deciso di procedere con l’installazione di un ponteggio che, uscendo a sbalzo dalla cella campanaria, ne avrebbe avvolto tutte le superfici, per poi interessare la cuspide fino alla base dell’angelo. 

Il ponteggio, inizialmente pensato per il solo restauro, avrebbe dovuto essere realizzato in un’unica soluzione ma strada facendo ha preso piede l’ipotesi di sfruttare un’occasione unica quale l’anno di EXPO 2015, per permettere l’accesso del cantiere al pubblico. 

Il cantiere aperto al pubblico 

Si è così deciso di suddividere il montaggio del ponteggio in due fasi. Nella prima avrebbe avvolto la cella campanaria fino alla base della cuspide, alla quota di 55mt, includendo una scala d’emergenza e il montacarichi di cantiere. Nella seconda il ponteggio sarebbe stato innalzato fino a coinvolgere tutta la cuspide. 

Fin da subito è stato possibile quindi far convivere le operazioni di restauro alla cella campanaria con le visite guidate, mai in sovrapposizione tra loro. La scelta è stata quella di limitare le visite in orari diversi da quelli del cantiere concentrandole principalmente nei fine settimane e in notturna. 

Grazie al progetto “Piace-lift” il visitatore – accompagnato da personale opportunamente formato – salendo con il montacarichi in quota, trovava tutt’intorno alla cuspide un percorso di conoscenza della città e della provincia. Lungo tutta la balaustra era stata infatti installata un’immagine – per la lunghezza totale di 44 m, ed un’altezza di 1,20 mt – che riproduceva il punto di vista dell’osservatore, nella quale erano individuate le principali emergenze culturali e paesaggistiche, raccontate con sintetiche schede bilingue. 

Entrando all’interno della cuspide attraverso un’apertura pensata dai costruttori medievali per garantire la manutenzione, ci si ritrovava sospesi in un’atmosfera senza tempo. 

Ad accogliere il pubblico, un’opera di Franco Corradini, il Cristo Risorto, lì collocata per l’occasione e che in quel luogo è ancora oggi, lasciata lì per volontà dell’artista, fino a sua consunzione. 

Sempre all’interno l’iscrizione che documenta la fine di costruzione del campanile, che ne ricorda il committente ed il capomastro, restaurata per l’occasione. 

In pochi mesi di apertura è stato possibile portare in quota oltre 15.000 persone, entusiaste di poter scoprire la città da un punto di vista inedito ma soprattutto di poter avvicinare il campanile in un modo completamente diverso, toccarne i mattoni, entrare nella cuspide per percepirne le dimensioni inattese, conoscere intimamente una parte della loro città. 

Con il progetto Piacelift è stato possibile avviare un processo partecipativo da parte delle istituzioni, dei cittadini e più in generale di tutto il territorio, volto a valorizzare la cattedrale e il patrimonio storico-artistico che conserva. Nell’arco di dieci anni grazie alla nuova sensibilità e attenzione maturata nei confronti della chiesa madre della diocesi, è stato possibile rendere sostenibili una serie di attività di manutenzione e restauro fino ad allora impensabili che oggi procedono di pari passo con l’attività di ricerca, conoscenza, divulgazione promossa soprattutto dal nuovo museo. 


Arch. Manuel Ferrari, si laurea nel 2005 in architettura all’Università degli Studi di Parma. Dal 2013 dirige l’Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici e l’Edilizia di Culto della diocesi di Piacenza-Bobbio all’interno del quale svolge ruolo di consulenza in materia di conservazione, recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio e dell’arte sacra. Collabora stabilmente con gli organismi centrali e periferici del Ministero della Cultura e con gli uffici della Conferenza Episcopale Italiana. Dal 2015 dirige Kronos – museo della Cattedrale di Piacenza e MCM- Museo Collezione Mazzolini – arte del ‘900 a Bobbio (PC). Dal 2018 è docente del corso di Arte Cristiana presso il Collegio Alberoni di Piacenza. Dal 2005 ha curato numerose pubblicazioni soprattutto nell’ambito del patrimonio ecclesiastico piacentino. Ha ideato e curato numerose mostre, solo per citarne alcune: nel 2017 mostra -evento “Guercino a Piacenza”, nel 2018 mostra “I misteri della Cattedrale. Meraviglie nel labirinto del sapere”, nel 2019 allestimento del MES- Museo Emigrazione Scalabrini, nel 2021 “La Madonna Sistina di Raffaello rivive a Piacenza”. Durante l’attività professionale ha seguito numerosi interventi di restauro scientifico del patrimonio monumentale. 

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