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IL CIELO NON È SEMPRE IN ALTO – La Fontana di Ettore Spalletti

La Fontana di Ettore Spalletti al Palazzo di Giustizia di Pescara

Enzo Calabrese

 “Un disco nero si appoggia un po’ spaesato nella piazza del nuovo Palazzo di giustizia. Al centro una forma geometrica azzurra tracima acqua allagando l’intera fontana. Lo specchio d’acqua è lì, a ricordarci la luce della città, scandisce le ore attraverso la riflessione dandoci immagini e colori diversi nelle diverse ore del giorno, quando la luce si quieta appare una luce ellittica fino a diventare luminosa con la notte. Forse è la luna. È un luogo di contemplazione, l’acqua si muove lentamente con la brezza della sera. Il suono è quello di un ruscello di montagna” 

Ettore Spalletti

Il sole era oramai basso quando arrivai, ricordo di essermi reso subito conto di come il cambiamento avvenuto fosse enorme. La severità della Piazza antistante il Palazzo di Giustizia di Pescara, che con la sua dimensione faceva da monito a chiunque entrasse, aveva lasciato il posto ad una incredibile sensazione di pace. 

La luce si rifletteva sulla sottilissima lama d’acqua che come una carezza scivolava lenta e silenziosa sul piano in granito Nero Assoluto, portando dentro quei pochi centimetri di profondità ogni cosa ci fosse intorno, ogni sensazione, ogni emozione, per poi raggiungere le grandi superfici verticali in Bianco di Carrara dell’enorme complesso del Tribunale, che facevano da quinta e spettatori silenti, godendo immobili di quei riflessi e giocando con essi.  

Trovavo incredibile come quella figura geometrica, una ellisse nera che si appoggiava in modo   straniante sulla piazza, sprigionasse una forza e una capacità di presenza di tale portata. Volutamente staccata da tutto, eppure in perfetto equilibrio con il tutto, con una meticolosa “attenzione al non confondere”, come un foglio posato con una estrema delicatezza, che era possibile percepire solo quando ci si accorgeva che quella presenza era stata pensata per sfiorare ma non toccare.  

La sua presenza non era frutto di un incontro/scontro con il tribunale o la piazza, come a volte accade tra arte e architettura. Il confronto  si  era da subito trasformato in un gioco di ruoli, emozionante e poetico, rappresentante nient’altro che la bellezza.

Era un tardo pomeriggio di fine luglio del 2004, ero lì per rivedere in solitudine la Fontana (amava chiamarla semplicemente così Ettore Spalletti), per percepirne la vera essenza, e non avevo sbagliato. L’inaugurazione era già avvenuta a metà luglio con altre due opere di Michelangelo Pistoletto e Enzo Cucchi realizzate una nella grande corte interna, l’altra nell’aula cosiddetta dei grandi processi.

 Tutte tre le opere furono il risultato di un concorso che destinava il 2% del valore dell’opera pubblica (in questo caso in nuovo palazzo del Tribunale) a opere d’arte. L’opera avente come tema l’acqua si sarebbe realizzata su una piazza che era al tempo stesso luogo pubblico e solaio di copertura dell’archivio del Tribunale. Presso il suo studio di Spoltore Ettore (mi permetto di chiamarlo così perché cosi lo chiamavo) realizzò un modellino della Fontana, un ellisse nero che accoglieva al suo interno una figura azzurra che lui amava chiamare “Disegno” che raccoglie tutte le linee della geometria, e una piccola luna rosa, o forse un suo riflesso. Rifletteva con Patrizia Leonelli, architetto, sua compagna di vita e di lavoro, e le riflessioni andavano e venivano e il pensiero di quel dono era lì, presente e  silenzioso, nella continua ricerca della migliore realizzazione.

La fontana, come già detto, non cercava una dialettica con l’architettura, se non nella misura di volere dare voce ad un piano, quello orizzontale, che aveva come fondale la mole del Tribunale. Voleva essere un piano percorso dall’acqua che conteneva in sé altre due immagini, ma che ne avrebbe potuto contenere molte altre con il trascorrere delle ore dal giorno alla notte. L’Ellisse, di 15 metri x 9 e di 20 cm. di altezza, si sarebbe appoggiata sul pavimento della piazza. Un lievissimo flesso verso il basso su tutti i conci che costituiscono il perimetro, avrebbe permesso di accogliere l’acqua e farla tracimare delicatamente lungo tutto il suo intorno. In sostanza sarebbe divenuta geometricamente concava, ma io preferisco parlare di “flesso” verso il basso, perché come termine è più adatto ad esprimere una vibrazione, un sentimento fatto di sguardi e di sfioramenti senza mai lasciarsi prendere dalla materialità del tocco, esprimendo al meglio il concetto emozionale che c’è dietro, ancora una volta legato alla luce.

Una volta realizzata, dalla forma “Disegno” dipinta di azzurro, l’acqua tracimava lentamente coprendo tutto l’invaso per poi bagnare il perimetro della Fontana. L’acqua ridà colore al nero del granito, trasformandolo in un grande specchio che muta con il mutare del cielo.

La luna, una piccola ellisse in onice rosa, appare sulla superficie dell’acqua. Un riverbero nelle notti di luna piena.

La Fontana di Ettore Spalletti è un’opera silente, richiede un’avvicinamento, richiede ascolto. La luce ne modifica la percezione continuamente. 

Molte volte nel passato è stato così: Lorenzo Bernini, nel desiderio di utilizzare l’ombra nella sua capacità di far esprimere al meglio la plasticità della materia, aveva realizzato lui stesso, per il solo uso personale, delle tavole per il calcolo della luce. Queste gli permettevano di padroneggiare scientificamente con una materia apparentemente inafferrabile rendendola quantificabile e qualificabile come qualsiasi altra materia suscettibile di essere misurata, poi smarrite per l’incuria di chi gli stava intorno. Le Corbusier, anni dopo, avrebbe rintracciato in una antica libreria della vecchia Parigi alcune delle pagine chiave dell’importante manoscritto. Adriano amava inscenare un ingresso spettacolare nell’oscurità del Pantheon, illuminato dal fascio di luce proveniente dal loculo in alto, che attraversava lo spazio fino ad incontrare il mantello, e poi il corpo e darne l’immagine aurea che lui desiderava avere. Veniva chiamato “Il Bacio del Sole”.

Per alcuni, nonostante le emozioni che essa sia in grado di suscitare, la luce è molto più di un sentimento: la luce è quello che noi desideriamo vedere, cambia con il punto di vista dell’osservatore, e quando siamo noi ad osservare, la luce ci consente di creare a nostra immagine quello che la materia può restituirci … Come fosse il dono irrisolto di un antico debito tra uomo e natura.

Ho sempre pensato che le opere di Ettore Spalletti avessero un rapporto privilegiato con lo spazio. Il suo fare travalica il confine tra pittura, scultura e architettura. Le opere entrano in risonanza tra loro e con lo spazio che abitano influenzate dalla luce mutevole del cielo creando un paesaggio nel quale immergersi.

Non è un caso che nel 2018, il DdA, Dipartimento di Architettura dell’Università G.D’Annunzio di Chieti-Pescara, abbia conferito all’artista la laurea Honoris Causa in Architettura. 

La fontana di Ettore Spalletti ha poi seguito una strana storia, amata e ammirata da tanti, per poi essere abbandonata per anni… Oggi finalmente è iniziato il suo restauro. Ettore disse pubblicamente che se la Fontana non fosse stata restaurata avrebbe preferito che venisse rimossa e che esistesse solo sui suoi libri. Non era una frase impositiva, ma non voleva più che l’opera fosse esposta, ancora dopo tanti anni, in condizioni di totale degrado. Ettore Spalletti è stato uno dei più grandi artisti italiani della sua generazione. Ha esposto nei musei più importanti, in Italia e all’estero, dove le sue opere sono conservate. Ricordo, tra gli altri, il Guggenheim di New York, il Centre Pompidou di Parigi e il Castello di Rivoli. Opere pubbliche sono presenti in Europa e in Giappone. In Italia è stato l’unico artista ( non era mai successo prima e non si è  mai verificato dopo) al quale tre musei pubblici hanno dedicato, in contemporanea,  una grande retrospettiva: la Gam di Torino, il Maxxi di Roma e il Madre di Napoli. Non amava parlare delle sue mostre e dei suoi successi, tantomeno apparire in pubblico; viveva appartato con Patrizia, felice di “sentirsi trasparente”. Quello che più mi resta  dei momenti trascorsi vicino a lui è la generosa ospitalità che riservava agli amici che andavano a trovarlo. Diceva spesso che la bellezza è nell’accoglienza, nel prendersi cura. Spero che la Fontana possa ritrovare la sua vera immagine e che la città sappia prendersene cura, così come avrebbe desiderato Ettore donandocela.


Ettore Spalletti (1940-2019) 

è nato a Cappelle sul Tavo (Pescara) dove ha trascorso tutta la sua vita. Dopo la sua prima personale nella galleria La Tartaruga a Roma nel 1975, a Spalletti sono state dedicate importanti mostre a livello internazionale nel corso degli ultimi 40 anni, più recentemente alla Galleria Nazionale d’arte moderna e contemporanea a Roma (2021), al Nouveau Musée National de Monaco nel Principato di Monaco (2019) e a Palazzo Cini a Venezia (2015). La più completa retrospettiva dell’opera dell’artista, intitolata Un giorno così bianco, così bianco, è stata allestita in un circuito museale formato dal MAXXI di Roma, dalla GAM di Torino e dal Museo Madre di Napoli (2014). Tra le altre importanti mostre personali si ricordano: GNAM – Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma (2010); Museum Kurhaus Kleve, Kleve (2009); Villa Medici, Académie de France, Roma (2006); Henry Moore Institute, Leeds (2005); Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli – Torino (2004); Fundación la Caixa, Madrid (2000); Museo di Capodimonte, Napoli (1999); Musée d’Art Moderne et Contemporain, Strasburgo (1998); MUHKA – Museum van Hedendaagse Kunst, Anversa (1995); Guggenheim Museum, New York (1993); Musée d’art moderne de la Ville de Paris, Parigi (1991); De Appel, Amsterdam (1989); Kunsteverein, Monaco (1989); Portikus, Francoforte (1989); Halles d’art contemporain, Rennes (1988); Museum Van Hedendaagse Kunst, Gand (1983); Museum Folkwang, Essen (1982). Spalletti è stato invitato più volte alla Documenta di Kassel (1982, 1992) e alla Biennale di Venezia (1982, 1993, 1995, 1997). Tra le installazioni permanenti si ricordano la Salle des dèparts (1996) per l’Hôpital Raymond-Poincaré a Garches – Parigi, e la Cappella (2016) realizzata insieme all’architetto Patrizia Leonelli per la Casa di cura Villa Serena, a Città Sant’Angelo – Pescara.


LA FONTANA DI ETTORE SPALLETTI AL PALAZZO DI GIUSTIZIA DI PESCARA

SCHEDA PROGETTO

Artwork Name: “Fontana” 

Artist: Ettore Spalletti

Contact email: info@fondazionespalletti.it 

Instagram page: Fondazione Ettore Spalletti

Firm Location: Ettore Spalletti Foundation – Cappelle Sul Tavo, Pe

Project Year: 2004

Restoration Works: 2024

Project Location: Pescara 

Program / Use /Destination: Artwork

Photos Authors: Luciano D’Angelo (1;2;3;4), Gino Di Paolo (5), Patrizia Leonelli Spalletti (06)

Photos Courtesy: The photos are published courtesy of the authors and the Ettore Spalletti Foundation

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